Italiani popolo di santi, poeti, navigatori e… liutai. Ebbene sì, l’artigianato italiano si fregia di un’eccellenza che ha ben pochi rivali nella sua categoria e che fa dell’arte della lavorazione del legno per la realizzazione di strumenti ad arco la sua massima espressione.
Sin dal XVI e XVII secolo si sono sviluppate, tra le città di Brescia e Cremona, le maestranze più famose al mondo per ciò che concerne la lavorazione dei legni provenienti dalle valli del nord Italia, per la creazione di capolavori noti a tutti come Guarneri, Amati o Stradivari, strumenti che hanno preso il nome dal maestro che li ha realizzati. Violini, viole, violoncelli e contrabassi tra i più richiesti al mondo nascono ancora oggi nelle botteghe artigiane di Cremona, tanto da aver guadagnato un posto di merito all’interno del patrimonio immateriale dell’Unesco, come “Saper fare tradizionale del violino a Cremona”.
La tecnica dei moderni liutai ricalca comunque quella della scuola sei e settecentesca, che cura la forma barocca e ricerca sapientemente l’anima del suono. Acero (perfetto quello sordo dei Balcani), abete rosso (Val di Fiemme sopra tutte), faggio sono i legni preferiti per le componenti del violino, che vibra e prende corpo grazie all’archetto e ai crini di cavallo maschio che lo compongono. Completa il tutto la vernice trasparente ad alcol che dona allo strumento lucidità e uniformità.
Oggi, in tempo di crisi, le creazioni dei maestri liutai rappresentano quei beni alternativi dai quali riuscire a ricavare degli interessi. Sta infatti diventando pratica comune, da poco più di un decennio, quella di affidare uno strumento importante ad un altro importante esecutore, di indiscussa fama internazionale, per far accrescere di valore il violino o il violoncello del caso. Un tale prestito, rende una forte pubblicità al musicista, allo strumento e al maestro che lo ha realizzato, facendo schizzare alle stelle il suo valore. Ecco perché a Cremona è nato il Consorzio Liutai “Antonio Stradivari”, al fine di certificare la liuteria di Cremona e accrescerne il valore internazionale.
Questo patronage deve far riflettere sull’importanza della manodopera italiana riconosciuta unica a livello mondiale e grazie alla quale possiamo continuare a fregiarci di capacità e doti che ci portiamo dietro da secoli e che contraddistinguono creatività e arte italiana.