Magazine Opinioni
Senza alcun dubbio Tizza Covi e Rainer Frimmel sono più che influenzati dal cinema francese, riprendono la loro piccola protagonista con la naturalezza dello sguardo di Truffaut e soprattutto lo spiazzante realismo dei Fratelli Dardenne attraverso l'uso insistente della presa diretta del sonoro, dei dialoghi essenziali, della mdp a spalla e i lunghi pianosequenza. Forse il limite è anche questo, l'influenza stilistica dardenniana sembra invadere narrativamente il finale amaro e indefinito del film, non riuscendo a sorprendere quanto in realtà vorrebbe. Ma nonostante queste rotture stilistiche il film è un ottimo prodotto perchè colpisce per la forza dei suoi ritratti umani, così spontanei, dolorosi, gioiosi, da riuscire a toccare con profondità.
Il film presenta uno spaccato sociale su mondo povero e marginale come quello circense in contrasto con quello piccolo-borghese dove è evidente il classismo che domina tra i rapporti umani (Tario che non viene mai invitato a casa da un suo amico). C'è anche molta politica in fondo ad alcune sequenze, fa riflettere molto la scena in cui Tairo studia su un libro la storia della seconda guerra mondiale, dove le ideologie imperialiste sono mostrate come una naturale disputa tra due avversari che giocano a scacchi piuttosto che come una denuncia politica inoppugnabile. Ed è così che citazioni belliciste come quella di Mussolini che ununcia "ho bisogno di qualche migliaglio di morti per portermi sedere al tavolo tra i vincitori" sono liberamente interpretabili da chi legge. E ricordiamoci che chi legge sono giovani ragazzi che si prestano a diventare adulti. Allora ci si chiede, ma la storia che si studia a fare?
Di una tenerezza spontanea tutte quelle sequenze in cui la piccola Asia entra in relazione con Tario e Patti, come quella in cui saltella con degli stivaloni sulle pozzanghere o quella in cui tenta di imparare le parole evocando suoni e sillabe assurde. Si giunge alla scena finale in attesa e con un magone in gola per la materna Pietà che suscita compositivamente il rapporto tra Patti e Asia.In sostanza La pivellina è una piccola perla del cinema italiano che il pubblico farebbe bene a visionare con umiltà, perchè anche se la sua forma non è imponente, il suo contenuto, a mio avviso, è importante.
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