Magazine Maternità
Si, oggi si festeggia. Devo dire che questa festa non me la sono mai filata più di tanto, come quella della mamma, o San Valentino o tutte quelle feste 'comandate' in cui in un giorno preciso - e deciso da altri - dovresti esprimere e celebrare tutto quello che il resto dell'anno in genere di dà per scontato e ci si dimentica di valorizzare. Però oggi per noi è diverso, come lo è stato il primo San Valentino in Tre. Perciò oggi noi si festeggia eccome! Ricordo gli anni passati, che mestizia aleggiava nei nostri cuori il giorno della festa del papà. In particolar modo l'anno scorso, eravamo entrati da poco a casa nuova e tutto era ancora da fare, sistemare. Certo l'eccitazione era alle stelle ma lo stesso, guardando quella stanzetta vuota, noi ci chiedevamo, col groppone in gola, se mai si sarebbe riempita di vita, risate, capriole e amore. Ricordo anche Lui che pensava ai suoi amici maschi, che in quel giorno avrebbero ricevuto gli auguri, sentendosi escluso dalla vita, da un ciclo che dovrebbe essere naturale. Mi si stringeva il cuore, anche questo ricordo. La paura di non riuscire a regalargli mai quella gioia si faceva più viva e prepotente in quel 19 marzo: il giorno in cui tutto il mondo si ricorda che esistono i papà. A breve sarebbe arrivata la giornata dedicata alla mamma, ma io ho sempre sopportato meglio il mio di dolore che il suo.
E oggi siamo qui, la giornata è iniziata con un messaggino d'amore e d'auguri, per Lui che adesso è papà e io ancora non ci credo. Ancora non mi pare vero. E mi emoziono come non so neanche spiegare. Ho intenzione di fare di più, un dolce, una letterina, qualcosa per sigillare l'importanza che rappresenta, per due come noi, un giorno così. Voglio che resti nel cuore e nella memoria come un giorno speciale, anche se in sé per sé, lo riconosco, è un giorno come un altro.
E a voi voglio svelare un nome e voglio farlo oggi. Perché come tutte le cose vere e autentiche è nato dal mio cuore, quel giorno di San Valentino, quando ho scoperto che Minuscolo è un Pivellino. Ricordate la scena no? La gine di turno ci annuncia che ha il pisellino e a me viene alle labbra un nome:
- SIMONE! -
Si, è questo il nome che ho esclamato forte, come fosse il suo davvero. E' così che, vedendolo su quel monitor, io l'ho chiamato. Avevamo il nome da femmina, anzi un paio, uno scelto da Lui, che era il più quotato e uno scelto da me (Matilda e Marta, in ordine), ma per il maschio non avevamo pensato a nulla ancora. Perciò la mia sicurezza nel pronunciarlo è stata una sorpresa per entrambi.
Ho sempre pensato che un nome non sia solo un nome, che dica molto della persona che lo porta. Per questo ho sempre visto il ruolo del genitore, in questo campo, come una cosa seria, una responsabilità. Perché un nome è come un marchio, ti seguirà per sempre, ti accompagnerà per tutta la vita e parlerà di te, evocherà il tuo volto, la tua persona, quando sarà pronunciato in tua assenza. E' per me, prima di tutto, un suono, una musica, un'energia. Lo associo a un'atmosfera precisa, a un movimento, a un disegno nell'aria. Simone è suono dolce e melodico, esce dalla bocca e prosegue la sua corsa in avanti, senza trovare ostacoli, dritto, liscio, come una strada senza curve o interruzioni. Simone mi rimanda l'immagine di una freccia scoccata nell'aria, che prosegue il suo volo fino all'obiettivo: precisa, nel suo moto lineare e uniforme. Simone è un'idea di equilibrio, di semplicità, di fluidità, come non è stata la mia vita e come è quella che io mi auguro per lui.Una vita dove i sogni si realizzano senza troppa fatica, dove quel che desideri e cerchi lo ottieni. Una strada liscia liscia, come l'olio, come il suono del suo nome.
Questo è come io vedo la scelta di un nome, indipendentemente da chi mi ricorda, da quali personaggi della storia lo hanno avuto, o dal significato che ha. Poi però per curiosità lo abbiamo fatto, siamo andati a cercarcelo il suo significato e - sorpresa delle sorprese - ecco cosa abbiamo scoperto, qui su Wikipedia:
"Donato" in lingua aramaica, o anche dall'ebraicoShime'on, tratto da sh'ma (ascoltare), con il significato di «Dio ha ascoltato la tua preghiera di concedere un figlio», come specifica la Bibbia in Genesi29,33: la frase è di Lia, la moglie reietta di Giacobbe, che ringrazia il Signore di averle fatto concepire Simeone Siamo restati meravigliati e senza parole, potete immaginarlo bene no? E ancora adesso a rileggerlo resto a bocca aperta, sbalordita, per quanto è calzante anche sotto questo punto di vista. Ce ne sarebbe anche un altro di nome nella lista, anzi due. Il primo è Samuele, nome da maschietto che ho sempre adorato, tanto che ho creduto per anni e anni che se avessi avuto un figlio, è proprio così che lo avrei chiamato. E allora? perché non hai esclamato proprio Samuele? Non so spiegarlo, ma è che quando ho visto il Pivellino in Black an' White, ho sentito dentro che non era il suo, che non è così che si chiama e ho detto d'istinto Simone, senza pensarci su un attimo. Il secondo, che invece ha pronunciato la nonna di Lui quando ha saputo che eravamo incinti è Lorenzo. Mi piace anche, pure se il suono si arrota e si ferma sulla lingua per un po', poi però riparte e prosegue la sua corsa che è tutta in quella O finale. Ma, come anche Phroli prima di me (tra l'altro dedico a lei questo post, perché col suo di oggi mi ha ispirata e mi sono decisa a confidarvi la scelta del nome), ho desiderio che non sia un nome troppo abusato. E se lei andava fuori dall'asilo a origliare i nomi degli altri bambini, io all'asilo ci ho lavorato per alcuni anni e vi dico con cognizione di causa che di Lorenzo ce n'erano talmente tanti nella stessa classe che le maestre erano costrette ad aggiungere dopo ognuno la prima lettera del cognome. Così era un caos di Lorenzo Ci, Lorenzo Emme, Lorenzo Vu, Lorenzo Ti... E i bimbi ci si chiamavano proprio così, quella lettera finale diventava parte integrante del nome, storpiandolo: 'Lorenzottì, Lorenzoccì'. Perciò si, mi piace, ma non è nato dal mio cuore, non è frutto della mia Pancia.
Mi pare chiaro che tutto sia a favore di Simone, ma mi riserbo di cambiarlo se, guardandolo negli occhi per la prima volta, dovessi sentire che non è il suo.
E a voi piace?
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