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La Principessa di Leonardo

Creato il 28 settembre 2011 da Gianpaolotorres

La Principessa di Leonardo

Alla biblioteca nazionale di Varsavia è affiorata una prova che due studiosi (lo storico dell’arte inglese, Martin Kemp, professore emerito dell’università di Oxford e l’ingegnere francese Pascal Cotte, che con un suo speciale apparecchio ha già esaminato La Gioconda e la Dama dell’Ermellino) stavano cercando da tempo. Per determinare, senza più il minimo dubbio, che il disegno singolo su pergamena (sottoposto tre anni fa alla Eidgenössische Technische Hochschule di Zurigo all’analisi del carbonio 14) della Bella principessa proviene da un codice dal quale è stato staccato ed è un ritratto leonardesco del 1496. Non è quindi un’opera di ambiente tedesco del XIX secolo, quando gli artisti cosiddetti Nazareni rifacevano l’antico. (Come tale fu venduta da Christie’s a New York per 21.850 dollari nel 1998 ed è ora in mani private).

Si tratta di un disegno realizzato a inchiostro, matita nera, rossa e biacca, sfumate tra loro con le dita (da qui l’impronta digitale trovata sul foglio durante le analisi) innovando questa tecnica al punto da ottenere un effetto molto pittorico. L’attribuzione di quest’opera a Leonardo (il disegno è stato studiato e confermato autentico già dal 2008 dal gotha leonardesco: Nicholas Turner, Carlo Pedretti, Alessandro Vezzosi, Mina Gregori, Cristina Geddo) è corroborata anche dalla mano mancina del tratteggio, dall’identica ampiezza dell’impronta palmare lasciata dal pittore sia sulla Bella Principessa che sulla Dama dell’Ermellino. I tre fori tre sul margine sinistro del disegno erano l’indizio da seguire: probabilmente, si trattava di una pagina inserita in un incunabolo e poi staccata. Fori emersi durante le analisi spettrografiche eseguite da Pascal Cotte di Lumière Technology, con questa “macchina fotografica” multi spettrale dotata di luci speciali da lui messa a punto (con la quale ha digitalizzato il ritratto della Bella Principessa a una risoluzione di 240 milioni di pixel). Cotte e Kemp, che da tre anni studiano questo disegno comparandolo con altri modelli (come quelli di Isabella d’Este al Louvre e al Profilo di donna alla Royal Library di Windsor Castle) hanno trovato alla Biblioteca Nazionale di Varsavia ciò che cercavano, dopo aver seguito il suggerimento di David Wright, professore emerito dell’Università della South Florida, specialista di miniature rinascimentali.

I tre fori del disegno corrispondono a quelli della pagina staccata dall’incunabolo la Sforziade di Giovanni Simonetta (un’elegia della famiglia), le cui analisi scientifiche sulla carta pergamena coincidono con i risultati di quelle effettuate sul vellum della Bella Principessa, questa giovincella che Leonardo vide crescere quando era al servizio di Ludovico a Milano.

Il libro La Sforziade con il ritratto della Bella Principessa è sopravvissuto alla furia di un incendio appiccato dai nazisti nel 1939 alla biblioteca Zamoyski (intitolata al cancelliere polacco) a Varsavia, e fu poi custodito in un monastero a Czestochowa.

L’attesa per la mostra di Londra è un crescendo: lì comparirà il Cristo benedicente (Salvator Mundi) perduto e ritrovato (prestito di collezionisti americani, tra cui spicca il gallerista Robert Simon), mentre la Bella Principessa ne è esclusa. Questi ritrovamenti, emersi nello stesso periodo, fanno pensare ad una pura coincidenza.

Fonte:http://www.corriere.it/cultura/11_settembre_28/bella-principessa-leonardo-pini_624e7ac4-e958-11e0-ba74-9c3904dbbf99.shtml


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