Sperimentare, secondo il dizionario Treccani, significa: “Applicare, usare, mettere alla prova qualche cosa per accertarne e verificarne le capacità funzionali, la validità, l’efficacia, il rendimento”. Tradotto nei termini della politica bolzanina, e segnatamente dal punto di vista di Luigi Spagnolli, potremmo parafrasare così: nonostante quello che abbiamo cercato di sfasciare, è ancora possibile rimettere insieme i pezzi della vecchia alleanza di governo?
Non si tratta di una interpretazione ingenerosa. Lo stesso sindaco, nel suo diario di bordo pubblicato su Facebook, ha infatti parlato del “tentativo di creare un terreno fertile su cui far crescere l’albero nel quale tutti insieme riconoscersi: costruire un’alleanza tra centrosinistra e Svp che prosegua il percorso già intrapreso perché convinti di volerlo fare”. Un cronista impertinente a questo punto chiederebbe chi o cosa abbia contribuito a rendere quel terreno poco fertile prima del voto. Ricordarlo probabilmente non servirebbe però a mantenere il “clima disteso” e “il dialogo positivo” – così Spagnolli sempre su Facebook – necessari a fare crescere l’albero nel quale tutti dovrebbero riconoscersi.
Volendo a tutti i costi farci un’idea di quanto possa crescere l’albero qui vagheggiato, dobbiamo tornare alla definizione del dizionario Treccani, immaginandoci una prova – qualsiasi esperimento ha bisogno di prove – in grado di corroborare il rinnovato intento unitario. Dovrebbe trattarsi di un tema dirimente, vale a dire decisivo e in grado di tagliare nettamente in due il campo del possibile da quello dell’impossibile. Altrimenti, al posto dell’albero, sul suolo appena fertilizzato spunterebbe una piantina talmente sottile da essere spazzata via al primo colpo di vento. Ma esiste un tema del genere? La risposta è affermativa.
Il tema, per limitarci al bersaglio più appariscente, in effetti esiste ed è esattamente quello che ha contribuito ad inaridire il terreno della precedente maggioranza. Parliamo ovviamente del famoso “progetto Benko” o, più in generale, è la scelta strategica di attirare forti investimenti privati suscettibili d’incidere in profondità sul tessuto urbanistico e commerciale della città. Affinché ciò accada, le ipotesi sono solo due: o chi ha puntato su quel progetto è disposto a fare marcia indietro, oppure chi lo osteggiava fingerà di farselo piacere. Secondo il principio logico del terzo escluso, un’altra strada sembrerebbe davvero non sussistere. Anche se si sa, la politica non segue certo le leggi della logica formale.
Corriere dell’Alto Adige, 10 giugno 2015