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La psicologa si sbottona...e vi racconto il mio percorso professionale e personale nel web

Da Susanna Murray
E' da un po' che avrei dovuto pubblicare questo post e finalmente credo sia giunto il momento.
Come vi sarete accorti, per chi mi segue da più tempo, questo blog pian piano sta cambiando forma e contenuti.
Quando un anno fa ho iniziato questa avventura nel mondo femminile del web, Io mi piaccio era nato come costola del mio blog di psicologia che curo da anni.
Credo sia importante per me spiegare il mio iter nel web, perché sento la necessità di chiarire a chi legge i miei post ( soprattutto ogni tanto e quindi potrebbe sentirsi un po' confuso se capita qui all'improvviso) quali movimenti ci siano stati dietro la gestione dei miei due blog.
Suggerisco a chi stia già sbadigliando, di saltare questo post che sarà lunghissimo ;) perché ora parlerò di vicende noiosissime, professionali e personali!
Siete ancora qui?
Bene.
Nel 2007 ho aperto il mio blog di psicologia per raccontare cosa facevo e per promuovere la mia attività anche attraverso il web.

La psicologa si sbottona...e vi racconto il mio percorso professionale e personale nel web

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A Pesaro, dove lavoravo e lavoro tutt'ora, ero l'unica psicologa ad avere uno spazio web e soprattutto un blog.
Inizialmente l'avevo chiamato Psicologia Pesaro ( ed è rimasto questo nome nel dominio della piattaforma di Blogger, non chiedetemi perché non ho acquistato il dominio attraverso Blogger perché è una questione lunga…) ma dopo qualche anno alcuni colleghi, che lavorano come psicologi nella zona di Pesaro, hanno cercato di avvicinarsi al mezzo del web e parecchi hanno utilizzato l'accoppiata "psicologia" e "pesaro" in varie salse.
In fondo la mia scelta in principio non si può certo dire fosse originale, ma dettata dall'esigenza di essere vista dai motori di ricerca ( ehee...bei tempi nel 2007 bastava poco per farsi notare da google!), quindi so bene che chiunque avrebbe potuto usare le parole che voleva per il suo dominio.
Vedendo questa disputa sui domini una perdita di tempo e poco produttiva, ai fini della mia attività, ho preferito tagliare la testa al toro e cambiare io il mio nome e rendermi riconoscibile con il passaggio al nome La stanza dello psicologo ( www.lastanzadellopsicologo.it ).
Gestire un blog di psicologia è un lavoro complesso: attraverso il blog negli anni sono arrivati tantissimi contatti e molte richieste da persone che cercavano uno psicologo.

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In pochi anni la mia attività privata, che si era sempre affiancata al lavoro dentro l'asl, ha cominciato a richiedermi sempre più spazi, sia nella gestione del blog e sia nel fornire un servizio di consulenza e sostegno psicologico.
Poter garantire percorsi di lavoro personale ai miei pazienti privati è sempre stata la mia priorità e mi sono ritrovata per un bel po' di tempo a correre ogni giorno dalle strutture asl, dove lavoravo, al mio studio, ritagliare ore notturne per la gestione del blog e per organizzare eventi o seminari.
Quando si lavora 6-7ore al giorno in un reparto di psichiatria come operatore e qualche altra ora quotidiana dentro un consultorio come psicologo, questo diventa sempre più difficile e frustrante.
Così nel 2009 ho rinunciato al rinnovo del contratto annuale dentro il consultorio asl e all'inizio del 2011, a causa di una mobilità "imposta", invece di accettare lo spostamento, ho deciso di licenziarmi da un contratto a tempo indeterminato ( lo so, di questi tempi appare solo stupido e presuntuoso, ma è stata la cosa giusta per me ) e dedicarmi esclusivamente all'attività libero professionale.
Sono pentita di non avere più il mio stipendio fisso a fine mese?
No.
Consiglierei a tutti di fare lo stesso ( soprattutto ai miei colleghi che si lamentano che non c'è lavoro)?
No e vi spiego anche perché: io ho sempre desiderato avere un'attività in proprio e lo rifarei ad occhi chiusi. Il mio lavoro mi da grandi soddisfazioni.
Ma questa è la mia visione delle cose, non la regola.
Per esempio ci sono anche molti rischi, tantissime tasse e spese come un qualsiasi altro piccolo imprenditore.
Si lavora spesso da soli ( io sono manager, segretaria, addetta stampa, grafica e a volte spolvero ) e nel territorio pesarese potrebbe essere molto desolante vista la scarsa sensibilità al benessere dei cittadini da parte delle PA ( pubbliche amministrazioni ;) ) che investono molto poco nei servizi rivolti alla salute psicologica.
Inoltre la situazione storico-economica attuale incide nei consumatori, che prima di decidere di affrontare una spesa sanitaria, aspettano e valutano attentamente.
Perciò, almeno in parte, aprire una nuova attività in proprio sarebbe da sconsigliare ai colleghi più giovani, a meno che non abbiate delle competenze d’imprenditoria, di web marketing e pr ( cioè un 5-10% degli psicologi italiani ).
Io mi piaccio nasce come risposta ad una mia emergente riflessione professionale ( e personale ) sulla condizione di disagio sperimentato da un numero crescente di donne che non sono soddisfatte della propria immagine corporea, che sono sempre a dieta ipocalorica ( scopro recentemente che molte donne non mangiano patate: sembra che facciano sentire più in colpa di un barattolo di nutella!) e che soprattutto si sentono inadeguate rispetto ai modelli di bellezza femminile imposti dai Mass Media.

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In quasi 15 anni ho sempre lavorato con i disturbi del comportamento alimentare e la nascita di questo blog voleva essere una finestra sul web del settore di cui mi occupo prevalentemente.
Ma soprattutto era nato con l’intento di dare voce anche a tutte quelle difficoltà legate ad una sorta di autostima relativa all’immagine corporea, che non necessariamente richiede una diagnosi di disturbo del comportamento alimentare, ma che tuttavia arreca disagio in alcune donne.
Ci sono donne che si vergognano di andare al mare, che si vedono difetti fisici “mostruosi”,  che evitano situazioni sociali per paura di non essere all’altezza, che non si concedono mai un certo tipo di abbigliamento o aspettano il giorno che avranno raggiunto il peso ideale per poter fare dei cambiamenti nella loro vita.
Non sono situazioni di patologia ma sono limiti che rendono l’esistenza molto frustrante  e con un costante senso d’insoddisfazione.
Nel tempo mi sono resa conto che trattare temi come i mass media, l’immagine e la psicologia dell’abbigliamento, la consulenza d’immagine potesse creare confusione se accostati a temi come l’anoressia e la bulimia che rientrano maggiormente nell’ambito della psicologia clinica.
Indubbiamente oggi mi ritrovo da una parte a lavorare come psicologo clinico dedicandomi ai disturbi del comportamento alimentare ( chi mi segue su Facebook sa che c’è anche una bella novità in merito, per il territorio di Pesaro ;) ), ma allo stesso tempo mi occupo anche di coaching d’immagine.
Aver approfondito lo studio e l’applicazione della comunicazione non verbale secondo il metodo Laban-Kestenberg, interessandomi sempre di più allo studio della psicologia della moda e dell’abbigliamento, alla consulenza d’immagine e al lavoro di coaching, mi sono ritrovata a lavorare in questo settore che è sicuramente molto stimolante, ma distante dal disagio psicologico.
Chi ha una serie di preconcetti nei confronti dello psicologo, come il dottore dei “matti”, probabilmente non sa che lo psicologo non ha competenze esclusive nel mondo della psicologia  clinica, ma anche nel campo delle organizzazioni, del lavoro, della scuola, ecc.
Da questa mia esigenza, nello sviluppare due filoni di attività vicine ma distanti, ho scelto di dirottare tutte le tematiche legate ai disturbi del comportamento nei miei post sul blog La stanza dello psicologo, mentre qui vi aggiornerò sull’attività legata alla consulenza e al coaching d’immagine.
Credo sia innanzitutto corretto per chi legge il mio blog e magari è alla ricerca di risposte ed ha bisogno di capire che tipo di servizi offro e in quali ambiti, ma ammetto che è diventata una mia necessità soprattutto per riuscire ad organizzare le idee e il lavoro.
Io sono una persona fortunata perché amo il mio lavoro e faccio quello che ho sempre sognato di fare fin da bambina, ma ho un grosso problema: sono sempre in vulcanica elaborazione d’idee.
Il blog mi aiuta a fare ordine.
Il blog è la mia terapia ;)

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