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La questione cipriota: tra speranze e intransigenza

Creato il 25 luglio 2011 da Istanbulavrupa

(pubblicato su ItalianiEuropei il 25 luglio 2011)

La questione cipriota rimane uno dei grandi nodi irrisolti europei. Nuovi negoziati promossi dal segretario generale delle Nazioni Unite fanno sperare in una soluzione condivisa, ma l'asprezza delle recenti dichiarazioni del premier turco Erdoğan rischia di deludere ancora una volta le aspettative di una riunificazione.

"Il nostro passato è stato insieme, il nostro futuro sarà insieme, noi siamo un solo cuore". Alla vigilia della visita del primo ministro turco Recep Tayyip Erdoğan, il 19 e 20 luglio, nelle cittadine e nei villaggi della Repubblica Turca di Cipro del Nord (KKTC) campeggiavano ovunque manifesti - riprodotti anche nei quotidiani - con una sua foto già utilizzata per la recentissima campagna elettorale e uno slogan augurale e rassicurante. L'occasione era solenne, ma si temevano contestazioni. Come da tradizione, dopo aver ottenuto la fiducia parlamentare - per il terzo governo monocolore di fila formato dal Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) - il premier si è recato a Cipro per il suo primo viaggio all'estero: una visita dettata dal calendario: il 20 luglio si celebra la Festa della pace e della libertà. A essere ricordata con giubilo e gratitudine è quella che i turco-ciprioti chiamano "operazione di pace": l'intervento delle truppe di Ankara, il 20 luglio 1974, dopo il golpe nazionalista di cinque giorni prima - contro l'arcivescovo e presidente Makarios, a favore dell'unione (enosis) con la Grecia - ispirato dai colonnelli di Atene. Quella che i greco-ciprioti chiamano invece "invasione" e a cui fece seguito un'occupazione militare che ancora oggi si protrae: mestamente rievocata facendo risuonare all'alba - al momento esatto dello sbarco - le sirene dell'allarme aereo, mettendo le bandiere della Repubblica di Cipro e della Grecia a mezz'asta, celebrando messe in suffragio dei caduti e preghiere - condotte dal capo della Chiesa ortodossa autocefala, alla presenza delle istituzioni - per i "dispersi" di quella breve guerra di cui ancora si ignorano le sorti.

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Erdoğan - tradizionalmente ragionevole e aperto al compromesso sulla questione cipriota - ha pesantemente rincarato la dose. Appena arrivato sull'isola, ancora in aeroporto, ha dichiarato che "non c'è nessun paese chiamato Cipro, esistono la Cipro greca e la Repubblica turca di Cipro del Nord"; ha poi continuato ritirando le concessioni - anche territoriali - offerte nel 2004 e ha irriso i greco-ciprioti ritenuti sull'orlo del collasso economico, infine ha sottolineato che la riunificazione dell'isola dovrà avere base confederale e se non venisse raggiunta un soluzione condivisa, sarà la Turchia a trovare una soluzione alternativa (l'indipendenza effettiva della KKTC? L'annessione ad Ankara?). Il ministro degli Esteri greco Stavros Lambrinidis e il presidente Christofias hanno risposto per le rime definendo le parole del premier turco minacce e stratagemmi, individuando nell'occupazione turca e nell'intransigenza turco-cipriota i fattori che al momento rendono impossibile raggiungere una soluzione. Eppure proprio il 19 luglio l'International Crisis Group aveva pubblicato l'interessante documento " Turkey and Greece. Time to Settle the Aegean Dispute " che suggerisce quattro azioni reciproche per superare il contenzioso nell'Egeo come passo decisivo verso un accordo a Cipro (fine dei voli di ricognizione turchi sulle isole greche e smilitarizzazione dell'Egeo greco, adozione dei principi della Convenzione sul diritto del mare dell'ONU tenendo conto delle reciproche specificità, delimitazione condivisa di acque territoriali e piattaforme continentali, l'accordo in base al quale ciò che non può essere negoziato debba essere lasciato al giudizio della Corte internazionale di giustizia). Nel frattempo, è stato annunciato il calendario dei prossimi diciannove incontri - a partire dal 25 luglio - tra Christofias e Derviş Eroğlu. Si tratta però di un negoziato che le parole di Erdoğan rendono molto più difficile.


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