L’idea, come il quarantacinque giri di un gettonatissimo tormentone estivo, mi risuona in testa senza sosta da oltre cinque anni. Ne parlai qui sul blog la prima volta il 20 giugno del 2007, e poco più di un anno fa ho rinfrescato la boutade con un post solo apparentemente senza seguito.
Adesso sento che è il momento è caldo-caldissimo, e che è giunta l’ora (anzi, la stagione) per tuffarmi di testa nel progetto.
Tutto parte da lei, il mio primo grande amore adolescenziale, vale a dire la ragazza con le lentiggini e la margherita tra i rossi capelli che per diciotto estati – dal 1978 al 1995 – è venuta in vacanza con noi, giovani incapaci di partire per il mare o la montagna senza la compilation del Festivalbar.
Grazie ai suoi occhi verde-smeraldo (virati in azzurro in qualche edizione del disco per meglio adattarsi alla grafica della copertina) La Ragazza del Festivalbar – creata dal pittore veneto Gianni Trincanato – ha osservato la crescita di almeno tre generazioni di tipi da spiaggia, sbirciato decine di migliaia di amori balneari, seguìto il cerimoniale della preparazione di milioni di valigie.
Insomma, con tutto quello che ha visto per moltissime stagioni vacanziere, nessuno meglio di lei può raccontare la vita dell’estate e l’estate della vita.
“La Ragazza del Festivalbar” sarà un progetto articolato, fatto di ricordi reali e memorie inventate di sana pianta, storie inedite mischiate ai soliti, banali, irrinunciabili racconti identici ad ogni vacanza, monetine da infilare nei Juke-Box e frappè di canzoni estive così frivole e passeggere da essere buone per una sola stagione: quella del persempre.
Insomma, per riprendere la definizione che ne diedi un anno fa, si tratterà di una specie di perverso incrocio tra Proust e i fratelli Vanzina – un po’ “Alla ricerca del tempo perduto” e un po’ “Sapore di mare” - che da oggi si impadronirà di questo blog srotolandosi su esso come uno stuoino in paglia per diventare un giorno (chissà… forse… mi piacerebbe molto… ma non è mica detto…) un vero e proprio romanzo.