La Juventus si conferma campione d’Italia per la quarta volta consecutiva: dominio mai in discussione per la squadra di Allegri che può arricchire ulteriormente questa stagione memorabile.
Come prevedibile ma non scontato, la Juventus ha conquistato lo Scudetto. Il quarto consecutivo, il primo dell’era Allegri. Acciughina è tornato alla ribalta, conquistando il suo secondo scudetto in cinque anni (il primo sulla panchina del Milan) e cancellando definitivamente ogni legittima perplessità dei tifosi, memori della remuntada della Juventus, allora molto più operaia e di basso profilo, ai danni di un Milan guidato proprio dal tecnico toscano e che vantava campioni del calibro di Ibrahimovic, Nesta e Thiago Silva. I bianconeri, pur orfani di Antonio Conte, l’artefice della rinascita bianconera, hanno dominato il campionato, mantenendosi costantemente in testa. Annientata la Roma, protagonista assoluta del mercato estivo, ma misteriosamente sottotono per due mesi consecutivi dopo la sosta natalizia. Ma soprattutto, la Juventus ha riacquistato credibilità in Europa: domani sera sfiderà il Real Madrid per conquistarsi un posto in finale di Champions. E a giugno potrà addirittura tentare l’improbabile triplete, disputando la semifinale di Coppa Italia. Al termine di un campionato dominato in lungo e in largo, non poteva mancare il nostro pagellone.
Voto 1 agli infortuni: per Allegri non è stata una novità, ma per la Juve sì. Mai nell’era Conte l’infermeria era stata così piena. La Juventus ha dovuto rinunciare a tre titolari (Barzagli, Cáceres e Asamoah) per gran parte della stagione. Pirlo ha dato forfait per un paio di mesi alternati e Pogba è ancora acciaccato dopo gli ottavi di Dortmund. Rômulo, arrivato in prestio dal Verona, in campo non ha mai messo piede. Esigenze sopperite dai tanti ottimi giocatori di seconda squadra.
Voto 2 a Rubinho: non ce ne voglia, è campione d’Italia pure lui, ma la sua stagione verrà ricordata per la brutta botta rifilata durante un banale allenamento estivo a Morata, rimasto in seguito lontano dal campo per un mese.
Voto 3 a Giovinco: volente o nolente, la sua stagione è stata inconsistente. Indiscutibili le sue qualità tecniche, ma il fisico gli ha ancora una volta impedito di consacrarsi a punta di spessore. Pochissimi i minuti di gioco concessi da Allegri, che gli ha perfino preferito Coman: solo 7 le presenze. Giusta la scelta di cambiare aria già a gennaio, meno azzeccata la scelta del Canada come campionato dove conquistarsi una convocazione in Nazionale.
Voto 4 a Ogbonna, l’eterna promessa: positivo l’avvio di stagione visto che, in assenza di Barzagli, Allegri l’aveva indicato come prima riserva. Ma le solite incertezze in campo lo hanno fatto scendere nelle quotazioni dell’allenatore, alle spalle di Evra e Padoin. Ha fisico e tecnica, ma non la maturità per una squadra che ambisce alle vette più alte d’Europa. Peccato.
Voto 5 a Llorente: tanto lavoro, tanto impegno e tanta sostanza, ma il compito dell’attaccante è segnare. 6 goal quest’anno, contro i 16 della sua prima stagione in bianconero: troppo pochi. A sua discolpa, bisogna ammettere che col cambio di modulo operato da Allegri sono drasticamente diminuiti i cross dalle fasce. Ma a furia di giocare con le spalle alla porta, lo spagnolo non riesce più a inquadrarla.
Voto 6 ai nuovi acquisti: Evra, Matri, Sturaro e Coman. L’ex United è partito in sordina, appiattito dalla scarsa preparazione fisica, lottando per la sufficienza per le prime dodici giornate: da gennaio ha ripreso a carburare, e l’assist per Tévez con la Fiorentina ha consacrato il ritorno ai suoi più alti livelli. Il pupillo di Allegri ha rinunciato alla continuità, lasciando il Genoa e tornando nel club che l’ha lanciato come campione d’Italia ben due volte. Dopo ben 29 goal fatti in bianconero, dal suo ritorno a gennaio ne ha messo a segno solo uno, ma che ricorderà a lungo: l’1-0 all’Artemio Franchi che ha sbloccato il match con la Fiorentina e dato il via alla netta vittoria della Juve, portandola in finale di Coppa Italia. Sturaro, anche lui ex Genoa, ha sopperito con qualità alle assenza illustre di Pogba. Ottimo l’inserimento in squadra, non scontato vista la giovane età e la differenza di calibro tra i due club. Coman ha mostrato un talento enorme, mettendo a segno anche 2 goal: splendida la rete del 6-1 contro il Verona. L’età gli consente di prendere tempo per maturare, ma nella Juve del futuro potrebbe diventare un giocatore chiave. Voto 6 anche agli uomini spogliatoio: Pepe, Padoin e Storari. Il pupillo di Conte ha sconfitto gli acciacchi dopo due anni d’inferno, tornando in campo con la solita grinta. Raramente in campo, ma sempre presente con il cuore e con la testa. Padoin impressiona per serietà e impegno: 4 anni da gregario, ma sempre pronto al momento giusto. Ha giocato in più ruoli senza mai far perdere l’equilibrio alla squadra. Storari si è dovuto accontentare della Coppa Italia, ma ha dato tutto: la conquista della finale è anche un suo merito.
Voto 7 al tandem di centrocampo: Pirlo, Vidal e Lichtsteiner. L’età è gli infortuni hanno pesato, nel primo anno di Conte erano il perno del centrocampo più forte d’Italia, quest’anno si sono alternati nei momenti di calo. Pirlo è stato fermato più volte dagli acciacchi, e ne ha risentito: molto più impreciso del solito, inconsistente nella manovra difensiva. Ma allo Stadium non importa: sui calci da fermo è sempre devastante, e il goal nel derby in pieno recupero ha ridato alla squadra la sicurezza che serviva per marciare trionfalmente verso lo Scudetto. Lichtsteiner già ad aprile sembrava aver esaurito ogni energia: la spossatezza quasi gli impedisce di azzeccare un passaggio. Vidal ha patito dopo l’infortunio dello scorso giugno, per mesi gli è mancata la velocità che lo ha reso grande. Diminuiti anche i goal, solo 7. Ben 2 gli errori dal dischetto, uno dei quali ha quasi compromesso il sorpasso dei gironi di Champions. In crescita negli ultimi mesi, col Real potrà dimostrare di essere di nuovo il vero Guerriero.
Voto 8 a Morata e Pogba, i due top player più giovani della Juventus. Lo spagnolo, coccolato dalla fiducia di Allegri, è esploso, trovando la continuità che non gli veniva (comprensibilmente) concessa a Madrid, sottraendo al connazionale Llorente il posto da titolare. 11 goal in 41 presenze, tutti fondamentali. Ha una velocità è una tecnica che, Real permettendo, lo trasformeranno nel perno della Juve. Pogba, se possibile, è cresciuto ancora, conquistando la passerella anche in Europa. Decisivo contro l’Olympiakos, devastante in campionato. Ha deciso da solo match chiave contro Lazio e Napoli. L’infortunio di Dortmund l’ha allontanato dal campo, tra le lacrime, nel suo momento migliore, ma contro il Real potrebbe rivelarsi l’arma in più. Voto 8 anche al suo sostituto, Pereyra: pochissimi i goal, ma tanta qualità, anche in più ruoli. L’ex Udinese può crescere molto: quando entra in campo, il baricentro della squadra sale e le sue incursioni in area sono spesso decisive. Voto 8, infine, all’inossidabile trio, i titolari della difesa azzurra: Bonucci, Barzagli e Chiellini. Barzagli è stato decisivo in tutte le poche partite giocate, confermandosi come il difensore più forte d’Italia. Fondamentale il contributo di Chiellini, ma non sono mancate incertezze e prestazioni opache, con qualche errore di troppo: fisiologico, visto il drastico cambio di modulo. A spiccare, però, è Bonucci: per il numero 19 è la stagione della consacrazione, è diventato l’uomo di riferimento, il più utilizzato da Allegri. Pochissimi gli errori di disattenzione, che in passato lo minavano (l’anno scorso una sua mancanza precluse alla Juve la finale di Europa League), mente fredda e molta personalità, tanto da spingerlo a infilare alla Lazio un gran goal dopo 50 metri con palla al piede. 45 presenze, 4 goal.
Voto 9 ad Allegri: il più imprevedibile. Ha cancellato i ricordi dell’esonero in rossonero e dello Scudetto perso, gestendo con eleganza il rapporto intricato con spogliatoio e tifosi. Con Pirlo è rinato il feeling, e ha conquistato la platea riportando la Juve in semifinale di CL dopo ben 12 anni, oltre alla conquista del 4º scudetto consecutivo. Perfetta la scelta del cambio di modulo, ottima la gradualità con cui l’ha attuata: la squadra è maturata, gioca meglio tecnicamente e non ha perso la sicurezza che l’attuale CT azzurro le aveva faticosamente trasmesso. A Torino si sogna addirittura il triplete: chi ci avrebbe scommesso a luglio? Voto 9 anche a Marchisio, protagonista e artefice della sua miglior stagione di sempre. Non si badi alle statistiche, sono ingannevoli: dopo le 19 reti del triennio Conte, quest’anno si è fermato a 2. Ma il centrocampo è stato di suo dominio: l’infortunio di Pirlo (e di Pogba) l’hanno costretto a coprire ogni zona, ogni ruolo, alternandosi costantemente. Ha mantenuto una qualità altissima, da regista non ha mai fatto rimpiangere il bresciano, è stato tra i migliori per costanza di rendimento. Alla 21ª stagione in bianconero, dopo anni altalenanti il Principino si è trasformato nell’uomo-bandiera imprescindibile.
Voto 10 ai due uomini chiave, Buffon e Tévez. Da capitano vero, Gigi ha guidato la squadra, passo dopo passo, suonando la carica nei momenti di calo. E non è il suo unico contributo: in campo non ha sbagliato un colpo, mai un errore, ha sempre conquistato la sufficienza piena. Precisissimo nelle uscite e sempre pronto di riflessi: fondamentali gli interventi contro Borussia e Monaco. Il n°1 non ha mostrato alcun segno dell’avanzamento d’età. Per l’Apache, i commenti si sprecano: è l’uomo-Scudetto. Con una continuità d’impegno e di rendimento che visti i precedenti in Premier League erano difficilmente ipotizzabili, l’ex (e futuro) Boca ha disputato la miglior stagione dell’intera carriera. 28 goal stagionali (uno solo in meno rispetto ai 29 al City, suo record personale), 6 centri in Champions (dopo cinque anni di digiuno). L’unico titolare fisso, l’unico in grado di scardinare l’area da solo, essenziale per sbloccare match equilibrati. Corre, lotta, dribbla, segna, torna, difende, picchia: è ovunque. Di altra categoria rispetto alla Serie A. La libertà di movimento concessagli da Allegri nella trequarti lo ha aiutato ad esternare la tecnica sopraffina e le doti da fantasista. Da segnalare la bordata ai 163 km/h contro il Genoa: 3º tiro più potente al mondo, un record. Dall’esito della Champions dipenderà il suo futuro, è probabile che a giugno decida di tornare in Argentina. Comunque vada, la Torino bianconera gli sarà sempre grata per come ha onorato la maglia n°10.
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