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La santità d’Italia

Creato il 18 febbraio 2011 da Malvino

Premesso che da Televacca all’Oscar, da Arbore a Dante, Benigni non m’è mai piaciuto, dico che quello di ieri sera mi è sembrato il peggiore di sempre. Col distinguo tra patriottismo e nazionalismo sembrava aver pigliato una piega decente, ma poi, quando è arrivato a dover spremere sangue dalla rapa, la patria è diventata Roma che rade al suolo Cartagine, il nobile lignaggio dei Savoia e poco ci mancava un pensierino al culo di poter ospitare la Santa Sede.Nel mito dell’impero romano e dei suoi surrogati e succedanei si è consumato più di un tragico frainteso e ieri sera Benigni li ha promossi tutti a destino, poco ci mancava l’apologia della stirpe afroditico-mediterranea della sinossi evoliana, e si è fermato giusto in tempo, ma non per evitare di evocare la spiritualità come radice della cittadinanza, e quasi mi sembrava il Minghi de La santità d’Italia.Abbiamo bisogno di archi di trionfi per immaginarci degni di un futuro decente, non basta il sangue di un Mameli poco più che adolescente. Senza un fondale di cartapesta e un inno, ci è difficile pensarci nazione. Ho ripensato a Prezzolini, mi è parso un enorme galantuomo. Ho pensato che ormai ci scorre sangue solo nelle protesi.

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