Ieri tutti i giornali del mondo parlavano della nuova e straordinaria scoperta scientifica: la prima costruzione della cellula capace di autoriprodursi, in altre parole, l’avvento della vita artificiale, di cui è apparso un articolo sulla rivista più autorevole in materia, Science. Si allega anche l’articolo dell’Economist ed il punto di vista del Vaticano.
Bene, è già tutto detto in queste semplici parole: si è evoluta per davvero la vita bionica ossia quella creata in laboratorio, ma che non è nulla in sè se paragonata alla vita naturale, quella autogenerantesi per intenderci, quella originale, per dirla come va detta, e non il suo clone.
Non si vuole minimamente sminuire questo eccellente avanzamento della scienza, anzi; bisogna assolutamente elogiarlo, esserne fieri e tutto il resto. La ricerca non deve e non può fermarsi; ci sono ancora infinite malattie che la medicina purtroppo non sa ancora curare, ci sono mille domande aperte che la scienza ha il dovere di dissolvere o quanto meno di affrontare, ma per riprendere il tema dei due occhi che guardano e che nutrono uno stesso pensiero, occorre ricordare e ricondurre il discorso sulla complessità dell’essere umano e dunque sulla complessità della vita stessa.
Proprio ieri ho partecipato a un piccolo seminario sull’uso delle nuove tecnologie nella didattica e nel mondo del lavoro; nel 2001 si muovevano i primi passi in questo campo e ancora non si immaginavano le possibili ed effettivi evoluzioni del settore; oggi si può trarre un primo e soddisfacente bilancio e si può asserire a detta degli studiosi che le tecnologie informatiche da meri strumenti migliorativi e velocizzanti si sono trasformati in reali operatori sociali che hanno la capacità di lasciare la loro impronta non solo nella formazione delle persone ma anche nella loro effettiva e straordinaria nuova capacità di interazione e di fare comunicazione. Non solo la tecnologia si è rivelata un attore (beneficio assoluto) ma ha anche reso più complessa la nostra didattica ( beneficio parziale) onde per cui i docenti di nuova generazione e quelli appartenenti alla vecchia guardia devono oggi riconsiderare tutta una serie di parametri e di pratiche e di stili e di competenze che il sistema scolastico aveva ritenuto assodato, ma che invece alla luce dei fatti si sono sciolte come neve al sole…
Se un banale strumento come la rete, come il web, come il cosiddetto 2.0 ha saputo e potuto cambiare, nel bene e nel male, sia ben chiaro, la nostra sensibilità individuale e collettiva e non solo la nostra capacità di apprendimento, quanto sarà in grado uno strumento ad elevato potere creativo e trasformativo come la scoperta della prima cellula artificiale vivente (scusate l’ossimoro) di modificare e stravolgere le nostre sempre più agitate esistenze?
Il presidente Obama ha dato il via ad una commissione etica che ne studi non solo i benefici indubitabili ma anche i possibili rischi annessi a questa sperimentazione che senza dubbio non si arresterà nè qualcuno cercherà seriamente di arrestare…
Il punto non è ovviamente scientifico; la scienza è una questione in sè trasparente, dice quello che dice, fa quello che fa, non può fare quello che ancora non sa fare…; il vero nocciolo delicato è invece come sempre solo etico: che uso ne saprà fare la scienza e la politica e l’economia di questa nuova ennesima potenzialità? Quali problemi organizzativi e di gestione questa scoperta oggi e domani dovrà comportare? Come modificherà o potrà modificare gli equilibri già di per sé assai complessi dei vari paesi? Come migliorerà effettivamente la nostra vita quotidiana? Come la renderà di contro meno naturale e maggiormente confusa?
Sono ovvie e salutari domande che tutto il corpo scientifico ma non solo è oggi chiamato a riflettere, a ripensare, a riconsiderare. Aldilà di tutto questo, è giusto brindare a questo lieto evento: sulla porta non possiamo mettere nè un fiocco rosa nè un fiocco azzurro, suggerirei un fiocco verde, il colore della vita e della speranza.