La prossima volta che compro un libro su alimentazione e salute, ricordatemi di leggere la biografia dell’autore… in questo caso si tratta non si un medico/biologo/dietologo ecc… ma di una giornalista. Che può aver anche scritto altri libri in materia, ma la sua conoscenza non sarà mai approfondita come quella di una persona che ha basi scientifiche. Nonostante la premessa del Nobel Montagnier, infatti, il libro è una semplice raccolta di informazioni prese qui e là e organizzate per argomenti: alimentazione, movimento fisico, tecniche anti-stress ed autoaccettazione.
Con questo non voglio dire che non si impara nulla leggendo queste pagine: ad esempio ho trovato molto interessante la parte sulla rughe e sui capelli bianchi, perché sfata il mito che questi difetti siano irreversibili con l’età (sebbene l’utilità dei succhi verdi l’avessi già letta sul libro della Boutenko quando ha riportato gli “esperimenti” di Ann Wigmore).
Tuttavia ci sono dei punti in cui si contraddice: da un lato dice che il latte e i latticini provocano acidosi e cancro (cita anche Campbell, ovviamente). Da un’altra parte mi trovo un’affermazione come questa:
Se quindi bevete un bicchiere di latte e aggiungete della crusca o lo accompagnate con biscotti a base di crusca, è come se beveste acqua, perché il calcio non verrà assorbito.”
Scusa, ma a me risultava che il calcio del latte non lo assorbi comunque (e anche alla Enrico, che lo dice in un altro paio di occasioni)… qua invece sembra che se bevi il latte senza crusca, allora assorbi il calcio?!
Altre incongruenze le ho notate quando parla delle carni.
Potrebbero essere dovute al fatto che la Enrico vuole evitare estremismi (veganismo, diete detox rigide ecc…) ma mi resta comunque il retrogusto di un po’ di confusione.
Poi: gli studi.
Ne cita tanti.
Ma li cita male: a volte non specifica chi li ha fatti, a volte dice semplicemente “in uno studio recente” (cosa vuol dire ‘recente’?), non specifica se sono studi sottoposti a peer review, né se sono passati per il vaglio di rassegne illustri, né se erano in doppio cieco, spesso non dice neanche su quanti soggetti è stato testato.
Voglio dire: di ricerche se ne fanno migliaia all’anno in tutto il mondo. E un’altissima percentuale viene poi sorpassata o sbugiardata da altre ricerche. Parlare di studi senza accertarne o dimostrarne la qualità, non mi pare molto professionale, in un testo che vuol navigare nel campo scientifico.
Un’ultima cosa che mi ha dato un po’ di fastidio è il rimando costante alla papaia biofermentata con relative barrette anti-age e agli integratori di ormoni. Ma questa può essere una mia idiosincrasia, dato che comunque è vero che la frutta e la verdura di oggi, nel nostro settore di mondo, è snaturata e priva di molti nutrienti.