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La sfida dei workers

Da Brunougolini
Sembra una barzelletta se si pensa a quanto succede nelle fabbriche Fiat, nell’accesa discussione su pause e ritmi di lavoro. Non è una definizione inventata. L’ha coniata Lisa Carmen, una manager che ha lavorato alla British Petroleum e poi in altre aziende Usa. Troviamo la citazione in un libro interessante  “WWWWorkers i nuovi lavoratori della rete, come abbandonare il posto fisso e trasformare la propria passione in un lavoro online” (gruppo 24 ore).  
L’autore è Giampaolo Colletti organizzatore di un sito Internet di cui abbiamo già raccontato. Ora ha raccolto e commentato le tante testimonianze pervenute anche attraverso Radio24.  Sono esperienze innovative che testimoniano come molti, giovani e non più giovani, siano alla ricerca di un lavoro gratificante. Sono coloro che, come ha spiegato un gesuita, padre Antonio Spadaro, rifiutano un lavoro “ripetitivo, faticoso e stupido”, cercano una fatica “allietata da una motivazione creativa”. Un’umanità divisa tra l’assenza di desideri (rapporto Censis) e voglia di ribellarsi, come testimoniano le piazze del 9 aprile gremite di precari.  
Le loro aspirazioni possono spingere manager intelligenti a modificare la vita di lavoro anche per i detentori di posti fissi. Magari interrompendo, per tornare all’esempio americano, la routine quotidiana, per dedicare un’intera settimana regolarmente pagata a iniziative di volontariato.
Utopia le “pause socialmente utili”? Potevano sembrare utopiche, anni fa, anche le esperienze concrete raccontate  da Giampaolo Colletti. Spesso, certo, determinate da una crisi che aguzza l’ingegno.  Come è successo con www.zandonatti.it che ha portato su Internet le onoranze funebri. Oppure con gli inventori romagnoli della “pesca –turismo” con www.stradadelpesce.it. Oppure ancora gli attori-cuochi di  www.invitoacenacondelitto.com. Sono decine e decine di storie che contrassegnano il volume.
C’è la voglia di fare fortuna come l'inventore di Google, di Facebook, di Ebay, Craigslist. E c’è un mercato crescente in Italia: già due milioni e trecento mila utenti usano servizi a pagamento. Commenta Colletti: “Un  eldorado ancora difficile da conquistare”. L’autore suggerisce dieci passi per diventare workers, dopo aver accusato molteplici sintomi del malessere vissuto nel “posto fisso”.  Suggerimenti utili, anche se per molti giovani la misura primaria sarebbe quella di avere una “famiglia.-paracadute” alle spalle. Così come si potrebbe osservare che quel malessere da lavoro  si potrebbe ripresentare anche nelle nuove esperienze di lavoro libero e autonomo. Anche perché una volta proiettati nel Web si è relativamente liberi e autonomi. I condizionamenti, i vincoli sono tanti e pesano. Vien da pensare che sarebbe necessario un assetto sociale capace di accompagnare le nuove esperienze di lavoro, spesso appoggiate a fragili impalcature. Per sostenere i moderni workers, per non lasciare che cadano.  

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