Magazine Salute e Benessere
Certo non corriamo il rischio di far gridare nessuno allo scandalo se diciamo che chi si è ammalato di cancro è una persona sfortunata, anzi staremo dicendo qualcosa di tristemente scontato, ma dal momento che questa terminologia è stata usata nel contesto di una ricerca scientifica ha suscitato invece sorpresa e scalpore.
Veniamo ai fatti: è stato pubblicato oggi sulla rivista "Science" il risultato di un lavoro condotto presso la Johns Hopkins medicine, che parte dall'assunto per il quale alcuni tessuti e precisamente quelli a più elevato turn-over cellulare, vanno più facilmente soggetti di altri alle degenerazioni cancerogene e quindi, studiando le mutazioni casuali che si producono nei tessuti durante la riproduzione delle cellule, conclude che i due terzi delle mutazioni capaci di causare un cancro sono da considerarsi appunto fortuite e casuali, mentre solo un terzo sono effettivamente legate a cause ambientali e/o genetiche.
Qualcuno ha rilevato sorridendo che prendersi un cancro è pertanto una questione di fortuna o meglio sfortuna e tutte le campagne di educazione alla salute per stili di vita sani ne sarebbero pertanto piuttosto mortificate.
Bene, non è un bel messaggio da dare al pubblico ad un livello divulgativo, anche perché può essere facilmente travisato se non adeguatamente compreso.
Che le mutazioni potenzialmente cancerogene del materiale genetico nelle cellule siano casuali e che il loro numero aumenti in ragione di proporzionalità diretta rispetto al numero delle riproduzioni cellulari e quindi in base al ritmo di rinnovamento dei tessuti è l'osservazione di base da cui sono partiti questi ricercatori ed è anche una nozione da tempo risaputa.
Le cellule mutate di norma vengono eliminate dai nostri sistemi immunitari, sicché i due terzi delle mutazioni in vitro possono non corrispondere ai due terzi dei tumori in vivo: in questo ci sarebbe qualche differenza.
Al di là di questo i ricercatori della Johns Hopkins non mettono in discussione l'incidenza dei fattori ambientali e relativi agli assetti genetici individuali sullo sviluppo del cancro, ma vogliono soprattutto sottolineare che non tutti i tipi di cancro sono prevenibili con sani stili di vita, ma è assolutamente essenziale la diagnosi precoce per riuscire a salvare il maggior numero di vite possibile.
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