Magazine Cultura
di Atropa Belladonna
Alle pagine 329-332 di Sardȏa Grammata, Gigi Sanna ci mostra uno scarabeo da Tharros, a suo tempo (1862) pubblicato dallo Spano e ripubblicato da F. Vattioni nel 1981 e da Garbini nel 1997, a pg. 255 del suo libro “I Filistei. Gli antagonisti di Israele”. Convenzionalmente datato in età fenicio-punica (VII-VI secolo a.C.), per il Garbini è una delle prove che i Filistei fondarono Tharros, in quanto recherebbe la dicitura b'l dgn (lettere in rosso), cioè Baal Dagon, essendo Dagon un dio esclusivamente filisteo nel I millennio a.C.
Se la traslitterazione è dubbia (la L e la D non sono molto convincenti), mi convince ancora meno lo spezzare il nome divino, visto che a destra c’era posto e, da questo, la collocazione storica e culturale dell’oggetto. Ma quello che mi ha colpito è la presenza di una shin di alfabeto cuneiforme ugaritico, posta immediatamente al di sotto della composizione che potremmo definire “donna con una-gamba sola e con bambino cornuto”. Che ci fa una lettera di un alfabeto che, nella sua terra di origine, era estinto da quattro o cinquecento anni? La risposta è, naturalmente, boh.
Sicuramente lo Spano non conosceva, nel 1862, l’alfabeto ugaritico, quindi come falsario sarebbe precario; l’unico dubbio è che non abbia riportato in modo esatto il disegno. Può avere pensato che fosse una (bruttina) decorazione, la forma a cuneo è però inequivocabile. Lo standard unicode per la lettera riporta solo una variante, in realtà ve ne sono altre, ben più “simmetriche” e ben documentate dalle foto dei testi. Della posizione della shin ugaritica e della sua “commistione” con la than (e delle sue conseguenze riguardo agli Shardana) si è già detto più volte: la shin degli alfabeti semitici successivi occuperà la posizione di quest’ultima, accorpando in un unico segno i due fonemi ugaritici. Ma la shin rimase ed è tutt’oggi una lettera di grande valenza sacrale. Un esempio è la shin incisa sulle mezuzah, scrigni che contengono lo Shema Israel: in questo caso indica il nome divino Shaddai. Per lo stesso motivo i sacerdoti Kohen formano con le mani una shin durante la “benedizione sacerdotale”. Il vulcaniano Spock ne faceva, come saluto, una versione “a metà”.
Dunque, che ci fa qua questa shin non solo fuori luogo ma anche fuori tempo? Non avanzo ipotesi, la mostro e basta. Tra tutti gli scarabei e i sigilli “filistei” di Garbini (ringrazio chi mi ha fornito le pagine documentarie), è presente solo nello scarabeo di Tharros.
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