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La solitudine dell’anima per eugenio borgna

Creato il 06 febbraio 2011 da Quattroparole

Presentato alla libreria Lazzarelli l’ultimo libro di Eugenio Borgna, “La solitudine dell’anima” edito da Feltrinelli, davanti ad un pubblico attento ed incantato non solo da Borgna stesso, ma anche dalla presentazione dello psichiatra Mauro Manica che ha introdotto il delicato tema della solitudine dell’anima, trattato magnificamente da Borgna. “

La solitudine è una condizione ineliminabile dalla vita ed  in essa si riflettono desideri di riflessione e di contemplazione, di tristezza e di angoscia, di silenzio e di preghiera, di attesa e di speranza”.

LA SOLITUDINE DELL’ANIMA PER EUGENIO BORGNA
La solitudine interiore e la solitudine dolorosa sono i due aspetti con cui essa  si manifesta nella nostra vita. La solitudine interiore che porta alla riflessione,che conduce alla creatività,ma che non isola il soggetto dal mondo esterno e la solitudine come malattia del corpo, che frena gli ideali, blocca le relazioni con l’esterno e, via via, le fa interrompere. Borgna da sempre, pur dichiarando indispensabile l’ausilio dei farmaci nel caso di psicosi, difende la necessità di porsi in relazione con il paziente e di penetrarne il mondo, per capire quando la solitudine è tollerabile e quando invece essa è un’angoscia, manifestazione, questa, studiata per la prima volta da Freud nel 1926 e considerata uno stato affettivo doloroso, conseguente alla separazione dall’ “oggetto” d’amore primario, la madre. Ecco allora due angosce, una come segnale, l’altra come trauma, negativa, dove ci si muove da soli. Se è vero che si muore soli, è ancor più vero che non si nasce soli ed in base alle relazioni che il bambino potrà intessere col mondo esterno ed in particolare con la “madre-ambiente”,  che egli sarà messo nelle condizioni di potersi separare da essa senza traumi, poiché l’avrà interiorizzata. Ecco che allora non ci si sentirà soli nemmemo in lande desolate , perché dentro non si sarà soli. Ma la seconda solitudine è assai più universale e non si cura con farmaci, bensì con il colloquio ed il dialogo, da sempre cardini dell’attività di Borgna, tanto con i malati, quanto con i lettori sulla pagina scritta. Acquisire la capacità di essere soli pone dunque in risonanza il dialogo con se stessi e con gli altri e la psicoanalisi è come un esercizio intorno alla solitudine, cercando di portarla  ad essere un pensiero condivisibile e tollerabile. E Manica cita una delle più belle pagine della letteratura, quella di quando il bambino addomestica la volpe ne “Il piccolo Principe”.

Eugenio Borgna, novarese classe 1930,  è primario emerito di psichiatria dell’Ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali dell’Università di Milano . Il tema della solitudine è per lui di importanza fondamentale sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista umano, sia dal punto di vista cristiano, perché cita: “Noi non siamo isole lontane dal mondo, la vita ci dimostra che ci possiamo aiutare e organizzare soltanto quando siamo insieme agli altri”. Uomo gentile, altissimo, ma di una grazia e di una signorilità innate, mentre parla, tiene in mano il proprio orologio. E’ assorto in ciò che dice, ma  per gli astanti risulta essere una presenza estremamente rassicurante, un uomo mite ma deciso che ha fatto dell’ascolto e del colloquio tutta la sua vita.

Impossibile, davvero, sentirsi soli nell’anima quando lo si ascolta, perché ci si sente ascoltati e compresi, anche stando in silenzio.

Testo e foto di Manuela Peroni Assandri


Filed under: Cultura, Novara città

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