Al termine della conversazione la donna e l'avvocato, approfittando di una fermata del treno, cambiano vagone, probabilmente per mettere fine allo spiacevole contrasto fra le loro idee socialmente più moderne e l'ottusità conservatrice del loro interlocutore, sicché Pozdnyšev entra in confidenza con l'anonimo viaggiatore e racconta la propria storia, descrivendo la vita depravata che conduceva fra un bordello e l'altro prima del matrimonio, l'illusione dell'amore coniugale, visto come mera maschera imposta per giustificare passioni animalesche e il graduale ma inevitabile inasprirsi dei rapporti, fino al presentimento dell'infedeltà.
Il romanzo è articolato in ventotto, brevissimi capitoli, occupati per la maggiore dal racconto di Pozdnyšev, con rarissimi inserti di dialogo con l'interlocutore, che non si dimostra affatto incline a condannare un uomo già assolto dalla legge perché riconosciuto autore di un delitto d'onore, e, anzi, sembra particolarmente compassionevole nei confronti del tormento manifestato dal narratore. L'immagine del matrimonio che emerge da questo breve racconto è a dir poco negativa, dominata com'è dall'idea che le convenzioni sociali più sacre e legittime non siano altro che una benedizione data alla viziosità per affermare un'inesistente superiorità dell'uomo rispetto all'istinto animale. Il fidanzamento è descritto come un tentativo di regolarizzazione, da parte dell'uomo, della dissolutezza dei matrimoni precedenti (espressione con cui Tolstoj indica i rapporti con amanti occasionali e prostitute) e, da parte delle donne, della messa in atto di meccanismi di seduzione appresi durante la loro educazione al solo fine di trovare marito. L'istinto e la carnalità offuscano qualsiasi tentativo di idealizzazione e la stessa negazione dell'amore, quando ne sia crollata l'illusione, provoca un eccesso di furore e violenza che porta al suicidio (accarezzato sia da Pozdnyšev che dalla moglie) o all'omicidio. Il romanzo appare, infatti, anche per effetto della sua struttura, come un tentativo narrativo di trattato sociale, in cui l'analisi delle situazioni coniugali, de la condotta di vita, ma anche il dibattiti fra moralità e immoralità si traducono in un duro atto di condanna nei confronti di convenzioni ormai obsolete.
Dapprincipio si finge dinanzi alle fanciulle che quella dissolutezza, che riempie metà della vita delle nostre città e perfino delle campagne, che quella dissolutezza non esista affatto. Poi ci si abitua tanto a questa finzione che finalmente si comincia a credere con sincerità che siamo tutte persone morali e viviamo in un mondo morale. Le ragazze, loro, poverine, ci credono con piena serietà.C.M.