Ufficialmente confermato Deus Ex: Mankind Divided, il nuovo capitolo della storica serie action-RPG inaugurata nel 2001 e proseguita dieci anni dopo con Human Revolution
Nella giornata di martedì è trapelato in rete un rumor, avanzato su Twitter dall’insider shinobi602 e subito ripreso dal forum NeoGAF, riguardo al prossimo capitolo della serie cyberpunk Deus Ex, chiamato secondo il leak Mankind Divided. La voce di corridoio è stata confermata dalla rivista internazionale GameInformer, che ha rivelato la copertina del suo prossimo numero in cui troneggia Adam Jensen, già protagonista di Deus Ex: Human Revolution, e la scritta: “Un thriller cyberpunk dove le scelte del giocatore influenzano il mondo”.
Contemporaneamente Square Enix (publisher del franchise), usando l’hashtag #CantKillProgress, ha trasmesso un reveal interattivo su Twitch riguardo a un misterioso progetto in sviluppo presso uno dei suoi studi occidentali, per poi annunciare ufficialmente Deus Ex: Mankind Divided con un trailer. Se nei giorni scorsi collegandosi al sito ufficiale www.deusex.com compariva la scritta “Non è la fine del mondo, ma la si può vedere da qui…” (iconica frase di Deux Ex: Human Revolution), adesso il sito mostra in pompa magna il nuovo capitolo della serie, nonché primo a uscire sull’attuale generazione di console.
Quel che si sa già su Deus Ex: Mankind Divided
Le informazioni trapelate non sono ancora moltissime: sviluppato da Eidos Montreal, Deus Ex: Mankind Divided sarà ambientato due anni dopo gli eventi di Human Revolution, nel 2029, e come detto torneremo a vestire i panni di Adam Jensen, che nel frattempo si è unito alle forze dell’Interpol allo scopo di sconfiggere il terrorismo globale che ha assunto contorni inquietanti. Infatti l’umanità, come da titolo, è lacerata da divisioni ideologiche tra chi vuole sfruttare la tecnologia per migliorare il proprio corpo e l’odio nei confronti delle persone dotate di protesi cibernetiche, i cosiddetti “augmented”, dichiarati fuorilegge. Questa situazione di tensione ha prodotto anche una profonda spaccatura tra le classi sociali, paragonabili a delle vere e proprie caste. Tra le ambientazioni che visiteremo in Mankind Divided è stata confermata Praga, ma compariranno anche città americane e dell’Estremo Oriente al momento non specificate.
Il gameplay permetterà di scegliere tra un approccio action diretto e uno più furtivo, come già sperimentato in Human Revolution. Consci dei punti deboli del predecessore, gli sviluppatori hanno lavorato sul sistema di combattimento e soprattutto sulle boss fight per renderle più dinamiche e aperte all’intervento del giocatore. L’IA dei personaggi non giocanti è stata migliorata per dare ai nemici comportamenti più realistici. A questo va aggiunto, a detta dei programmatori, un grado di difficoltà più rigoroso rispetto al precedente capitolo della serie. La possibilità di hackerare terminali e dispositivi è inoltre stata ampliata e resa più interessante. Per quanto riguarda i potenziamenti, oltre a quelli provati nel corso di Human Revolution Jensen ne avrà a disposizione di inediti, tra cui un nano scudo per parare i proiettili.
Ultimo ma non per importanza, Deus Ex: Mankind Divided utilizzerà un motore grafico del tutto inedito, il Dawn Engine, capace di sfruttare appieno la potenza dell’hardware delle nuove console. Il gioco infatti uscirà solo su PC, PlayStation 4 e Xbox One in una data ancora imprecisata.
Tuttavia come si è arrivati a Mankind Divided? Il franchise Deus Ex ha avuto una storia insieme travagliata e ricca di successi. Attesa, delusione, speranza, entusiasmo: sono tutti sentimenti che i fan della saga hanno provato e imparato a conoscere nel corso degli anni: quella di Deus Ex è infatti una serie unica che affonda le sue radici nel PC gaming d’inizio millennio.
L’originale Deus Ex e Deus Ex: Invisible War
Tutto ha inizio nel 1996 quando viene fondata Ion Storm, software house texana che presenta al suo interno figure che hanno fatto la storia dei videogames come John Romero, creatore di Doom. Un anno più tardi da una costola di Looking Glass Studios, importante casa di sviluppo di giochi PC degli anni ’90 di cui abbiamo già parlato, nasce la filiale di Ion Storm situata ad Austin e capitanata dal talentuoso designer Warren Spector.
Copertina di Deus Ex. Photo credit: “Dxcover”. Licensed under Fair use via Wikipedia – www.wikipedia.org
Il concept alla base di Deus Ex nasce in maniera curiosa, in risposta allo stealth-game Thief: frustrato dall’impossibilità nel gioco di evitare il combattimento quando scoperti dalle guardie, Spector decide di creare un gioco di ruolo d’azione che permetta invece soluzioni alternative al semplice combattimento, attraverso il dialogo, il sotterfugio o la capacità di hackerare terminali elettronici. Così ha origine Deus Ex e il suo cupo universo distopico cyberpunk, che attinge a piene mani da inquietudini post-moderne e dall’avvento delle tecnologie digitali nel mondo reale per plasmare un background di gioco intenso e vibrante. Il setting di Deus Ex, in altre parole, è rappresentato da un crogiuolo di teorie complottiste e leggende metropolitane tipiche della cultura americana, dagli Illuminati ai Majestic 12, dai men in black fino dall’Area 51.
Opera prima di Ion Storm Austin, Deus Ex esce quindi nel 2001 e rappresenta una sorta di “best of” del gaming di quegli anni. Il protagonista è JC Denton, agente segreto dell’UNATCO, forza governativa anti-terrorismo, che nel 2052 indaga sull’epidemia causata da un virus, la Morte Grigia, che sta mietendo vittime tra la popolazione e spargendo il panico nelle strade di New York. La complessa trama coinvolge dilemmi etici e morali che non si concludono mai con una mera risposta giusta o sbagliata, unendosi a un articolato level design e a una struttura di gioco pensata per garantire al giocatore libertà di scelta e di approccio alle varie situazioni: Deus Ex è forse il primo videogioco che può essere affrontato contemporaneamente come uno sparatutto, un GdR o uno stealth-game.
A causa delle sottili tematiche trattate e del suo carattere fortemente d’avanguardia per l’epoca, tuttavia, Deus Ex non viene pienamente compreso subito. La sua fama cresce col passare degli anni fino a farlo diventare un vero e proprio cult, un gioco per molti versi profetico, tanto nella previsione di fenomeni culturali e tecnologici della nostra società quanto nell’introduzione di meccaniche ludiche che sarebbero poi state riprese da decine di altri titoli, raramente con la stessa completezza. Oggigiorno la grafica e l’IA di Deus Ex mostrano i segni del tempo, ma il gioco non ha perso nulla del suo fascino magnetico. Esattamente come Matrix, altro franchise sci-fi di culto prodotto a cavallo degli anni Duemila, Deus Ex è figlio del tempo in cui è uscito: una stagione dell’uomo, quella all’alba del nuovo millennio, dominata dalla speranza per il futuro e dall’inquietudine per il presente, come ben rappresenta in quegli anni il caso del Millenium Bug.
Warren Spector, game director di Deus Ex. Photo credit: Official GDC – GDC Europe Monday Keynote Warren Spector of Junction Point – www.wikipedia.org / Creative Commons Attribution 2.0 Generic (CC BY-SA 2.0)
Nel 2004 è la volta di Deus Ex: Invisible War, sequel diretto che inizia vent’anni dopo la conclusione del primo capitolo e mette il giocatore nei panni di Alex Denton, nuovo agente speciale potenziato. Nonostante sia un gioco di buona qualità, Invisible War sfigura al confronto col predecessore a causa di un gameplay semplificato e una trama pasticciata. Il titolo è inoltre afflitto da diversi problemi tecnici derivanti dalla release contemporanea su PC e Xbox, come lunghi caricamenti e un’interfaccia chiaramente pensata per la console di casa Microsoft, cose che gli impediscono di entrare nel cuore dei fan della serie.
Deus Ex: Human Revolution e la Director’s Cut
Dopo Invisible War e la chiusura di Ion Storm Austin nel 2005, la serie si prende un lungo periodo di pausa. Nel 2009 il franchise passa in mano a Square Enix, che affida a Eidos Montreal il compito di riportare in vita la serie. Dopo un lungo periodo di produzione il nuovo capitolo, Deus Ex: Human Revolution, vede la luce ad agosto 2011 per PC, PlayStation 3 e Xbox 360. Si tratta di un prequel di Deus Ex ambientato nel 2027, l’epoca d’oro degli innesti cibernetici, in uno scenario in cui la sovranità dei governi nazionali inizia a vacillare di fronte al potere di multinazionali e corporazioni private. Il gioco è fortemente incentrato sulla tematica del transumanismo, la volontà di superare i limiti del corpo umano attraverso il ricorso alla tecnologia: è l’antico mito della fusione tra uomo e macchina, con tutte le conseguenze fisiche, morali e sociali che questa scelta comporta.
In Human Revolution fa la sua comparsa Adam Jensen, capo della sicurezza delle Sarif Industries, una delle principali aziende mondiali di innesti cibernetici. Dopo essere sopravissuto per miracolo a un attacco terroristico ed essere stato trasformato suo malgrado in un cyborg, Jensen inizia a indagare sulle trame di potere e cospirazione che si celano dietro alla scienza del potenziamento umano. Personaggio disilluso e tormentato, Adam Jensen è entrato fin da subito nelle simpatie dei fan della serie, contribuendo a innalzare di qualità una trama ricca e ben scritta.
Con Human Revolution torna anche il gameplay ibrido visto in Deus Ex, che permette di scegliere continuamente tra azione diretta, approccio furtivo, hacking e interazione sociale. I limiti del motore grafico sono compensati da una direzione artistica strepitosa: attraverso l’utilizzo dominante dei colori nero e oro Human Revolution dipinge una società futuristica dai forti contrasti, all’interno di un’era di luci e ombre che i programmatori definiscono “Rinascimento cyberpunk”. D’eccezione anche la colonna sonora, composta da Michael McCann.
Il difetto più grande di Human Revolution è invece costituito dalle boss fight, fuori contesto e troppo legate a un approccio action unilaterale, senza la possibilità di adoperare strategie alternative. Il problema è stato in buona parte risolto con la successiva release, anche per Wii U, della Director’s Cut, la quale, oltre ad aggiungere un contenuto aggiuntivo (il DLC The Missing Link), corregge le boss fight permettendo di adottare soluzioni furtive.
In conclusione, Deus Ex: Human Revolution è un ottimo esempio di come far rinascere un’apprezzata serie confezionando un gioco moderno ma al tempo stesso rispettoso del materiale originale. La speranza, come sempre in questi casi, è che le promesse di qualità e fedeltà al franchise vengano mantenute anche con Deus Ex: Mankind Divided.
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