Il 22 Maggio del 2000 una notizia mi rivoluziona completamente la vita. Sono andata a fare un'ecografia di controllo e la prima immagine che appare è la faccina paffuta di un bambino. Sono di diciannove settimane e fortunatamente il bimbo sta bene almeno da quanto risulta dalle prime immagini.
Che emozione e che spavento ho provato in quel momento. Ho 24 anni e aspetto un figlio ma non
è certo il momento migliore della mia vita. Passo il resto della gravidanza pensando a quanto potrà essere difficile la vita del mio bimbo senza un padre al suo fianco. Immagino il suo futuro insieme a me mentre fa i suoi primi
passi, tira calci al pallone, va in bicicletta e tutto quello che di più bello si può pensare quando si è in dolce attesa.
Il 13 settembre Matteo nasce di 35 settimane e tre giorni tramite un parto cesareo perchè io ho la febbre alta, quindi il mio ginecologo decide di non rischiare e nell'arco temporale di un'ora dal mio ricovero mio figlio è già
nato. Tutto sembra normale.
Il primo anno di vita passa velocemente ma Matteo non rispetta nessuna tappa
della prima età evolutiva.
L'11 settembre 2001 c'è stato l'attentato alle Torri Gemelle; il 12 settembre 2001 c'è stato l'attentato alla serenità di una giovane madre. Con molta freddezza e senza aver mai visto il bambino , la neuropsichiatra mi parla di
lesione al cervello. Il buoi totale invade la mia mente e le lacrime i miei occhi...... non riesco ad immaginare nulla. Due settimane dopo le porto il bambino, altre parole dure mi entrano nella mente e nel cuore:" E' una paresi!"
Tutta questa diagnosi senza nessun esame. Iniziamo l'iter : encefalogramma, Tac e Risonanza magnetica. Il quadro generale è pieno di incongruenze ma nessuno mi spiega bene la situazione. MI dicono:" Matteo ha una tetraparesi spastica causata da sofferenza fetale e la malformazione di Arnold Chiari di tipo I al cervelletto. Qualcosa non mi quadra perchè nell'ospedale dove ho partorito, nel momento in cui faccio presente la situazione di mio figlio, il pediatra che lo ha dimesso e il mio ginecologo negano questa sofferenza fetale. Iniziamo cosi' il pellegrinaggio da diversi medici e tutti mi confermano la diagnosi: si tratta di tetraparesi spastica.
Ad ottobre iniziamo la fisioterapia in neurospischiatria ma non mi basta.
Sottopongo così Matteo ad uno stress fisico che solo una persona con una grande forza di volontà può reggere. Andiamo a Bergamo per logopedia, a Cremona per fisioterapia per iniziativa personale , a Milano per una pseudo logopedia mandati dalla neuropsichiatra e nel frattempo il bambino frequenta anche la scuola materna; è libero da qualsiasi impegno solo la domenica.
All'età di 3 anni e 4 mesi subisce il primo intervento agli adduttori inguinali a Foligno e a 4 anni e 2 mesi affronta il secondo intervento questa volta ai flessori che lo costringono ad uno stop di almeno un mese perchè ha i
gessi ad entrambe le gambe.
Matteo affronta tutto con il sorriso e con una grinta da invidiare.
Ma dopo gli interventi che succede? Il bambino ha urgenza di riprendere fisioterapia per non buttare all'aria il risultato dell'operazione ma putroppo questo non avviene. Dopo sei mesi riprendiamo in un altro reparto e in un altro ospedale. Passiamo dalla neuropsichiatria territoriale di Brescia alla fisiatria all'ospedale di Montichiari. Nel giro di un anno Matteo passa dal preparare il caffè per gioco e dal parcheggiare le macchinine con la prima
fisioterapista a camminare con un quadripode che lui chiama Ugo. Che cambiamento!!!!!!!
Grazie alla nuova fisioterapista, vengo a conoscenza del vero quadro clinico di Matteo: mentre sta leggendo i referti degli esami, mi dice:" Se avessi visto prima gliesami le avrei detto < signora non si può fare nulla, mi dispiace>. Io non capisco cosa mi sta dicendo e istintivamente mi siedo come se dovessi ricevere un'ennesima batosta. Finalmente qualcuno mi spiega le due pagine di RM dicendomi in poche parole che Matteo dovrebbe essere un vegetale, non dovrebbe essrer in grado di fare nulla ma nella realtà il bambino sta facendo lavorare
molto le poche cellule cerebrali vive ed è addirittura iperattivo.
E pensare che io credevo che quello che mi avevano detto sulla patologia di mio figlio fosse tutto. Ho dovuto aspettare ben 5 anni e una fisioterapista per sapere la verità.
Il 14 novembre del 2008 all'ora di cena Matteo compie i suoi primi ed unici tre passi da solo e le lacrime sgorgano spontanee dai miei occhi.
Da marzo del 2009 siamo purtroppo ricapitati per decisioni burocratiche sotto la Neuropsichiatria e Matteo non ha più camminato con Ugo e con nessun altro ausilio.
Dopo 9 anni passati a lottare e a vivere in funzione di mio figlio, posso affermare con assoluta certezza che non c'era nome migliore che potessi dargli. Matteo significa DONO DEL SIGNORE e io credo che sia proprio cos'. Nonostante tutto lui è sereno, tranquillo, solare, cosciente della sua situazione, combattivo ma soprattutto è il mio punto di riferimento, la mia forza e la mia luce.
MATTEO GRAZIE DI ESISTERE!!!!!!!!