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La storia di Zakaria: tra radici e giornalismo

Creato il 02 aprile 2012 da Thefreak @TheFreak_ITA

Scarica qui il Pdf dell’Osservatorioweb: OW IV

Con questo numero dell’Osservatorioweb, parleremo dell’immigrazione e del ritratto che emerge dell’immigrato direttamente dalle voci interessate.

Somalia, Mogadiscio, sabato 11 agosto 2007. Mahad Ahmed Elmi, 30 anni, è il direttore di Capital Voice Radio, emittente radiofonica che permette agli ascoltatori, dietro lo scudo dell’anonimato, di raccontare il lato più crudele della Somalia.

Su 4 ore di trasmissione, circa una mezz’ora del programma viene dedicata alle telefonate, provenienti dai più disparati villaggi: notizie ma anche e soprattutto denunce verso le precarie condizioni di vita, date dalla morsa tra il governo vigente e la fazione estremista di Al-Shabaab. Un programma fin troppo popolare.

Alle 7:30 di quel sabato d’agosto, Mahad viene assassinato. Secondo la stampa locale, sono 4 i colpi di pistola che uccidono il 30enne, sparati da distanza ravvicinata verso la testa proprio per non permettere al giornalista di sopravvivere.

Questa storia ci viene raccontata il 29 marzo 2012 a Roma, da un ragazzo somalo classe 1986 – Zakaria Mohamed Alì.

Quel tragico sabato d’agosto, mentre la Somalia perdeva una voce libera, Zakaria restava privo di un mentore.

Mahad era il giornalista guida dal quale Zakaria stava imparando il mestiere.

A 21 anni è dovuto scappare dal suo Paese, perché il lavoro di giornalista – che desiderava fare da quando aveva 14 anni – stava mettendo a rischio la sua vita.

Infatti, dopo la perdita di Mahad e di altri colleghi, Zakaria inizia ad aver paura per la sua incolumità, a seguito di una serie di minacce ed intimidazioni.

Nell’agosto del 2008, con una fuga da Mogadiscio iniziata nel dicembre del 2007, il giovane giornalista somalo è riuscito ad arrivare in Italia, passando come molti altri per Lampedusa.

Nascoste sotto al petto, Zakaria portava con sé le carte necessarie per dimostrare che nel suo paese d’origine non poteva tornare. Valutata la sua situazione, l’Italia decide di concedergli lo status di rifugiato politico.

Dal 2008 ad oggi, Zakaria non si è dedicato esclusivamente al giornalismo.

Attualmente lavora in un centro di accoglienza su via Prenestina ma appena arrivato, grazie alla Fondazione Mondo Digitale, è riuscito a svolgere il compito di operatore in sala informatica in un centro di accoglienza nel quartiere Pietralata.

Ma la voglia di raccontare storie rimane. Il sogno di Zakaria resta ancora quello di diventare giornalista.

In un breve video su www.thefreak.it ci spiega a cosa serve – per un rifugiato politico e per un giornalista in corso di formazione – il web.

Se per alcuni le telecomunicazioni rimangono ancora legate ad aspetti marginali, per chi è privo di un luogo di sostegno (come quello familiare) si rivelano essenziali. Essenziali nell’esprimere la propria dissidenza quanto nel contattare gli affetti più cari.

Luca Di Tizio e Piera Mastantuono


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