di: Pascal Herren
Un intervento umanitario in Siria? I motivi umanitari erano già stati utilizzati nel 1860 … proprio dalla Francia, come pretesto per intervenire militarmente in Siria, allora una provincia ottomana. In questo articolo, Pascal Herren, dell’Università di Ginevra, mette a nudo le vere intenzioni della Francia sotto Napoleone III, che erano altrettanto poco raccomandabili al pari di quelle di Sarkozy o Hollande. Herren porta alla luce anche le terribili conseguenze che dovettero subire i popoli della regione.
Il 16 agosto 1860, un corpo di spedizione francese giunse a Beirut. Secondo Napoleone III, i militari francesi avrebbero “ristabilito l’ordine” in Siria, allora una provincia ottomana. Considerato oggi come il primo esempio del ”diritto di intervenire per motivi umanitari”, l’intervento militare in realtà serviva ad aumentare lo strangolamento economico della Francia nella regione
Attualmente, un intervento umanitario in Siria viene ripetutamente sollecitato. Tale azione dovrebbe porre fine alle sofferenze che sta vivendo la popolazione siriana dal 2011 a causa delle lotte tra il regime e l’opposizione armata. La responsabilità principale di questi scontri viene attribuita – a torto o a ragione – al governo.
L’intervento comporterebbe quindi il rovesciamento dell’attuale regime, sospettato di aver indirettamente dato inizio alle ostilità diversi mesi fa, quando gli insorti erano armati e anche agenti e truppe straniere erano state dispiegate nella zona. Tuttavia, l’uso della forza sul territorio di un paese straniero senza il consenso delle autorità competenti contraddice il principio della sovranità dello Stato sancito dalla Carta delle Nazioni Unite. L’uso della forza tra gli Stati è vietato, tranne nel caso di legittima difesa o di un’azione congiunta decisa dal Consiglio di sicurezza.
La Corte internazionale di giustizia ha condannato l’appoggio militare che l’amministrazione Reagan fornì ai Contras del Nicaragua, che lottavano per rovesciare il governo sandinista nel 1986. La Corte di giustizia aveva anche specificato che tale sostegno non era idoneo ad assicurare il rispetto dei diritti umani, nonostante Washington accusasse il regime di aver commesso atrocità.
Questi ostacoli giuridici non impedirono lo sviluppo di una pratica unilaterale, ufficialmente motivata da ragioni altruistiche, come ad esempio il bombardamento della Jugoslavia durante la crisi del Kosovo nel 1999, o l’invasione dell’Iraq nel 2003. L’esempio più recente è rappresentato da quanto accaduto in Libia nel 2011, dove alcuni Stati hanno ammesso di essere andati ben al di là di quanto previsto nella risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza .
Il 17 novembre 2012, il presidente francese François Hollande ha ricevuto all’Eliseo il presidente della “ Coalizione Nazionale delle Forze Siriane Rivoluzionarie e d’Opposizione,” architettata a Doha meno di una settimana prima. Nonostante il suo nome, questo nuova creatura dell’ Occidente e delle monarchie del Golfo non è in grado di unificare l’opposizione, ma la sua esistenza è stata usata per giustificare il rilascio di 1,2 milioni di euro di “aiuti umanitari d’urgenza”.
Viene citata come giustificazione per questi interventi unilaterali una norma di tipo universale : l’obbligo di proteggere la vita di una qualsiasi popolazione contro enormi minacce oppressive. Ma questo principio, perfettamente legittimo in sé, dipende esclusivamente dalla buona volontà dell’intervento. Come si può verificare che qualcuno non usi questo arrogato e immenso potere e la violenza contro un altro Stato per perseguire altri obiettivi riprovevoli? La storia è piena di guerre “giuste”, che si sono poi rivelate molto cattive per le popolazioni colpite. Il grande giurista Emer de Vattel aveva già condannato la sottomissione degli indiani d’America da parte dei conquistadores nel 1758. Tale sottomissione era stata compiuta anche con il pretesto di liberarli dai tiranni.
Gli esperti in materia sono stati sempre alla ricerca di un precedente, dimostrando che una potenza interveniente conduce sempre una simile azione in uno stile irreprensibile. Per molto tempo hanno creduto di averlo trovato nella spedizione effettuata nel 1860, riguardante la provincia ottomana di Siria, che comprendeva anche il territorio dell’ attuale Libano. Da maggio ad agosto del 1860, dalle 17.000 alle 23.000 persone, la maggior parte di fede cristiana, furono massacrate nelle montagne del Libano e Damasco in battaglie tra le diverse comunità tribali. Quando questo notizia giunse in Europa, ebbe un forte impatto sulla gente. Le autorità ottomane furono accusate di aver incoraggiato l’abuso di potere da parte delle milizie druse sulle montagne del Libano e degli insorti a Damasco.
Napoleone III decise di inviare un corpo di spedizione di 6.000 uomini sul posto per porre fine alla “carneficina”, con l’approvazione delle altre potenze europee. Le truppe francesi restarono nella zona per meno di un anno. Dopo che tornò la pace ed erano state riorganizzate le autorità che garantirono la pace civile fino alla prima guerra mondiale, i soldati francesi si ritirarono. Ancora oggi alcuni giuristi, che sono totalmente contrari al diritto di intervento umanitario, riconoscono che questo è stato forse l’unico “reale” intervento umanitario del 19 ° secolo.
Guardando più da vicino, tuttavia, le dispute scoppiate tra le varie comunità nel 1860 erano state fomentate dal “clientelismo” praticato dalle potenze europee nei confronti delle minoranze locali. Va notato che erano in gioco enormi interessi. Essi riguardavano la spartizione delle provincie dell’Impero Ottomano che andava disintegrandosi, per le quali le maggiori potenze d’Europa competerono ferocemente. La Siria si trova sulla strada, strategicamente importante, che conduce in India, il gioiello del Regno britannico. La Francia non nascose il suo interesse per questa area che prometteva molte opportunità per il commercio. La Russia aveva già cercato di estendere il suo territorio verso sud. Per raggiungere i loro obiettivi, ognuno trovò una comunità locale da sfruttare: i francesi erano protettori dei cattolici, i russi degli ortodossi, mentre gli inglesi agirono in qualità di sponsor dei drusi.
Durante il periodo successivo all’intervento del 1860, la Francia estese la sua influenza economica sul Libano, tanto che il 50% della popolazione attiva libanese stava lavorando, nel 1914, nella produzione di seta francese . Questo intero settore dell’economia collassò nel momento in cui l’industria francese decise di abbandonare i fornitori libanesi. In tal modo, essi persero il loro principale sostentamento.
Un anno dopo, nel 1915, gli alleati inglesi e francesi organizzarono il blocco delle coste siriane, impedendo che le consegne di cibo giungessero nella regione, che era fortemente dipendente dalle importazioni di grano. L’obiettivo era quello di incoraggiare le province arabe a rivoltarsi contro il governo centrale di Istanbul, che era alleato con la Germania di Guglielmo II nella prima guerra mondiale. Il risultato fu una carestia senza precedenti: 200.000 morti al Centro e al Nord del Monte Libano e 300.000 nel resto della Siria. Già nel 1840, François Guizot, ex ambasciatore francese a Londra, aveva riassunto le considerazioni geopolitiche esistenti nelle corti europee, che ai suoi occhi seguivano la politica del ministro degli Esteri britannico Lord Palmerston, come segue: “Nel profondo di ogni valle, in cima a ogni montagna del Libano, ci sono mariti, donne, bambini, che si amano, che amano la vita e che domani saranno massacrati perché Lord Palmerston, mentre viaggia in treno da Londra a Southampton, avrà detto a se stesso: ‘La Siria deve insorgere, ho bisogno di una rivolta in Siria, se la Siria non si ribella, io sono uno stupido.’ ”
LINK: A “humanitarian intervention” in Syria – 150 years ago
DI: Coriintempesta
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