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La stracciata pazzia, Stefano Bernazzani

Creato il 15 marzo 2012 da Libriconsigliati
La stracciata pazzia

La stracciata pazzia

Titolo: La stracciata pazzia


Autore: Stefano Bernazzani


Editore: Mobydick
Pagine: 267
Prezzo: € 15,30
Pubblicazione: ottobre 2011
ISBN: 978-88-8178-482-0

Valutazione Libriconsigliati: da non perdere.

Finalmente un libro che parla della “fabbrica” moderna con cognizione di causa, raccontandola dal di dentro senza farsi prendere la mano dall’ideologia. Fosse solo per questo, La stracciata pazzia di Stefano Bernazzani (Mobydick) andrebbe letto. Ma questo non è tutto, nient’affatto.

I protagonisti, Davide, Giovanni e Vincenzo, sono diversissimi ma legati tra loro da un filo sottile e indistruttibile che si chiama amicizia. Quella vera,quella che ti fa scalare montagne e ti fa fare pazzie. Tutti e tre lavorano alla Si.tec e tutti e tre si sognano altrove, specialmente Vincenzo che coltiva il suo progetto di aprire una birreria ma ha bisogno dei suoi amici perché “a lavorare con altri proprio non ce la fa”. Giovanni è più adulto e più “sanguigno”, lui le ingiustizie non le sopporta proprio. Davide è, del gruppetto, il più equilibrato, ma anche per lui l’amicizia è una cosa sacra.

Questo è un racconto corale e i personaggi si alternano nel dipanare la trama di una storia che è quella di tutti, non è una storia eccezionale, non è una storia di eroi. O forse sono proprio questi gli eroi, eroi contemporanei come il Luigi delle Bicocche cantato da Caparezza. Quegli uomini e quelle donne che combattono la loro battaglia quotidiana contro un sistema che li vuole ingranaggi da stritolare, riuscendo a preservare i valori in cui credono e, in definitiva, a restare umani.

I protagonisti sono tre uomini ma accanto a loro ci sono tre personaggi femminili. La fabbrica, innanzitutto, che è il perno intorno a cui ruota la vita di tutti. Intensa la similitudine con il Titanic (il libro è ricco di similitudini) alla notizia che bisogna prepararsi ad “accettare degli esuberi”, come male necessario:

Per un minuto la sala mensa traballa, s’inclina, scivoliamo da una parte della stiva come sulle navi che affondano, come sul Titanic. Il nostro iceberg ci passa accanto dopo averci squartato la pancia, cominciamo già a imbarcare acqua e la riva è ancora lontanissima. Sentiamo i motori che si spengono,la spinta che svanisce, la luce che si attenua. E sappiamo che le scialappe di salvataggio non basteranno per tutti.


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