Mai come negli ultimi tempi il dibattito attorno al libro, e al suo fratellino nuovo di zecca ebook, si è fatto tanto acceso. Per chi fosse tornato solo adesso dalle miniere di Marte: grazie al libro elettronico si potranno applicare prezzi più economici ai libri, e questo permetterà agli italiani di avvicinarsi alla lettura.
Questa è più o meno l’affermazione che va per la maggiore.
La colpa è degli editori (brutti sporchi e cattivi) che tengono il libro ostaggio di politiche che puntano al massimo profitto. Pubblicano libri cari, e gli italiani se ne stanno distanti; altrimenti, signora mia, se ne vedrebbero delle belle!
“La strada” di Cormac McCarthy costava (quando l’ho comprato io) 16.80 Euro, e probabilmente è caro, certo. Domanda: noi siamo un Paese sottosviluppato? Perché se qualcuno la pensa in questa maniera, forse dovrebbe farsi un giro in centro e vedere quanto siamo poveri e sfortunati.
L’Italia sottosviluppata è quella che (per fare un esempio) cracka Adobe Photoshop perché: “Non me lo posso permettere”.
Poi uno sviluppatore crea una piccola applicazione per il fotoritocco (nulla a che vedere con Photoshop, certo), perfetta per l’uso domestico, la mette in vendita a 29.99, o a 39.99 o a 49.99 Euro. E l’Italia sottosviluppata dice: “Figurati se io spendo tutti quei soldi per un software”. E lo cracka.
Non siamo un Paese sottosviluppato, siamo un Paese che se ne frega. L’italiano il sabato pomeriggio carica il televisore Sony LCD sull’autovettura senza battere ciglio quando la carta di credito ha dato il commiato ai 499.00 Euro necessari per l’acquisto. Però i libri sono cari: 20 Euro sono una spesa intollerabile, uno scandalo.
Ma con il libro elettronico… Basta crederci.
Esistono già adesso piccole case editrici che vendono libri a prezzi accessibili. Come vanno? Se la cavano. Vivono sul filo del rasoio, hanno a che fare con librai che non vogliono i loro libri e redazioni di giornali che se non sei del giro (Mondadori, Feltrinelli, Marsilio), nemmeno ti considerano.
Ma c’è il libro elettronico! Devono solo investirci, mettere in vendita a 0.99 i libri del loro catalogo ed è fatta!
Ho capito. Eppure mi sembrava di avere spiegato come il problema non sia il costo. Probabilmente il prezzo dei libri potrebbe essere limato verso il basso, per esempio applicando un’IVA inferiore, ma noi non siamo più una nazione di poveri.
Questo non è un Paese che ha fame di cultura.
Perciò applicare il prezzo di 0.99 Euro ai libri è qualcosa che può rischiare l’autore che sceglie il self-publishing. Un editore con degli stipendi da pagare, dei costi che non si possono ridurre magicamente (“Ciao Enel, sono un editore che ha abbassato il prezzo dei suoi libri a 0.99 Euro. Puoi ridurre della metà il costo della prossima bolletta? Per il bene della cultura, si capisce! Saluti dal reparto “Pazzi tranquilli” del manicomio di Cogoleto”), ci penserà prima di imbarcarsi in questa avventura. Per un motivo semplice: se lavora nell’editoria da qualche anno, egli SA che non è un problema di prezzi.
Immaginare che i libri a 1.99, o 2.99 siano il volano in grado di scagliare il piccolo editore in un paradiso di vendite crescenti, non ha maggiore senso del disoccupato che entra ogni mattina in tabaccheria e compra il Gratta&Vinci. Questi ha bisogno di cercarsi un lavoro, non di affidarsi alla fortuna.
C’è anche un altro argomento da tenere in considerazione.
I piccoli editori che decidono di abbracciare il digitale (alcuni non lo fanno però), propongono il loro catalogo a un prezzo inferiore al cartaceo, ma non basso. D’altra parte, offrire un ebook vuol dire almeno assumere un’altra persona da affiancare al personale già presente (un costo in più). Non lo vogliamo assumere? Preferiamo la collaborazione? Bene, ma deve essere retribuita. Comunque è un costo in più. Facciamo un riepilogo.
Un editore deve mandare avanti il cartaceo (mica puoi mandare alle ortiche tipografie e affini perché c’è il digitale). Pagare i dipendenti (speriamo lo facciano!). Litigare coi librai che trattano il piccolo editore come se fosse Mondadori (quindi si pretende da lui gli stessi trattamenti di favore elargiti dal gigante di Segrate). Pagare le fatture di corrieri, le bollette, il commercialista. Versare agli autori i diritti. Fare a pugni con delle persone (la maggioranza) che considerano la piccola casa editrice “roba per sfigati”, e perciò NON ne comprano i libri.
E la soluzione a questo sarebbe… libri a 3.99 Euro?
Se fosse così semplice, perché non lo fanno? Perché non si liberano dagli infiniti lacci e laccioli che impediscono loro di intraprendere una navigazione nel mare dell’editoria meno procellosa? Perché sono avidi? Masochisti, e vogliono soffrire tanto tanto tanto?
Forse è meglio scendere dal pero: io per primo.
Gli italiani non amano leggere. Non hanno curiosità, voglia di mettersi in gioco. Se cambierà non sarà per il libro elettronico, ma perché gli insegnanti si saranno fatti in quattro per spiegare a bimbi di 6 anni il valore della lettura.
Il libro elettronico è perfetto per me che già leggo; e per quei bambini che tra quindici anni con un clic compreranno ebook. Grazie però all’insegnante che si è inventata infiniti modi per far amare le storie.
Compro libri cartacei di Iperborea che ha la fama di essere una casa editrice cara. E quelli elettronici di solito sono a 9.99 Euro; pure questi per l’italiano che si allontana con nel bagagliaio il Sony LCD, sono cari, certo. Quello che mi avvicina a un autore è la sua storia, e posso garantire che non ho azioni Apple, e nemmeno due Mercedes nella rimessa (che non possiedo). Un po’ di curiosità però ce l’ho. E so riconoscere abbastanza il valore, quando lo incrocio.
La strada per la mediocrità è lastricata di ottime giustificazioni. Questo Paese la percorre con orgoglio e convinzione.