Terrore in Pakistan. Questa mattina alle ore 10:30 (ore 6:30 italiane) un commando di talebani ha attaccato la scuola pubblica di Peshawar, frequentata sopratutto da figli di militari. Il bilancio drammatico, e in continuo aggiornamento, parla di 132 morti, di cui più di 100 studenti di età fra 6 e 16 anni. I feriti sarebbero 250, 80 gravi, ma entrambi i numeri, a sentire il portavoce del governo pakistano, potrebbero salire.
L’attentato terroristico è stato quasi immediatamente rivendicato dal gruppo terroristico Ttp, Tehreek-e-Taliban Pakistan.
Un inviato della Bbc ha descritto una situazione di panico e orrore nelle strade di Peshawar, città di 4 milioni di abitanti, non nuova agli attacchi talebani e, di fatto, capoluogo delle aree tribali amministrate dal governo federale.
Nel tentativo di limitare ulteriori vittime, alcuni militari governativi hanno effettuato un blitz armato nella scuola. Quattro attentatori sarebbero rimasti uccisi, mentre si stima che il numero totale dei talebani coinvolti sia di 6 o 7.
Gli attentatori hanno fatto irruzione nella scuola scavalcandone il muro di protezione, prendendo successivamente in ostaggio quasi 500 ragazzi. Secondo fonti dell’esercito e della polizia la maggior parte degli ostaggi sarebbe stata evacuata.
Alcuni testimoni hanno descritto gli attentatori come piuttosto giovani e vestiti di bianco: appena entrati nella scuola avrebbero cominciato a sparare ad altezza uomo – in testa e alle gambe – a bambini e insegnati, che invano cercavano riparo sotto i banchi da scuola.
Il gruppo Ttp ha esposto le motivazioni dell’attacco tramite un comunicato del suo portavoce pachistano, Mohammed Umar Khorasani, all’agenzia stampa Reuters: «Abbiamo preso di mira la scuola perché l’esercito colpisce le nostre famiglie. Vogliamo che sentano il nostro dolore»
Secondo lo stesso Khorasani, l’attentato sarebbe un atto di vendetta per l’operazione militare avviata il 15 giungo scorso dal governo del Pakistan contro i miliziani nel Nord Waziristan e nella Khyber agency. L’azione bellica, decisa a seguito di un attacco all’aeroporto di Karachi, avrebbe – secondo il governo del Pakistan – smantellato il 90% dei covi di miliziani talebani. L’offensiva avrebbe creato circa 800 mila civili profughi nella zona.
”I nostri sei combattenti sono riusciti a entrare nella scuola dell’esercito e noi gli stiamo dando istruzioni dall’esterno”, ha detto Khorasani. ”I Ttp hanno compiuto questo gesto estremo per vendetta – ha aggiunto a The Express Tribune -. Colpiremo ogni istituzione connessa all’esercito fino a quando non fermeranno le loro operazioni e gli omicidi extra giudiziari dei nostri detenuti”. ”I nostri detenuti vengono uccisi e i loro corpi gettati per le strade”, sostiene Khorasani. “Abbiamo ordinato ai nostri uomini di non colpire i bambini piccoli anche se sono figli di militari o di leader civili”, ha concluso il portavoce dei talebani.
Il presidente del Pakistan Mamnoon Hussain ha duramente condannato l’attentato, il primo ministro Nawaz Sharif lo ha definito una «tragedia nazionale» e si è recato da Islamabad a Peshawar per supervisionare le operazioni.
Il governo ha anche annunciato tre giorni di lutto. Su Twitter, oltre alle varie esternazioni di indignazione e alle prime impressioni dei maggiori esponenti politici del mondo, si stanno lanciando appelli per chiedere donazioni di sangue utile per gli studenti feriti nell’attentato. Nei due ospedali di Peshawar da subito è stato lanciato l’allarme per la carenza di scorte di sangue ‘0 negativo’.
La Bbc ha intervistato Ahmed Rashid, esperto del movimento terroristico talebano. Lo studioso ha ipotizzato altre due principali ragioni – oltre a quella collegata all’operazione militare in Waziristan – che avrebbero spinto i guerriglieri a un’azione così violenta e sanguinosa. Una è riconducibile a Malala Yousafzai – la diciassettenne pakistana recentemente insignita del premio Nobel per la Pace – figura alquanto scomoda per il fondamentalismo islamico. I Talebani avevano, già nel 2012, attentato alla sua vita sparandole per via delle sue attività di propaganda a favore dell’istruzione femminile nella regione dello Swat.
Inoltre, ciò che potrebbe aver indotto i talebani a scegliere ancora una volta la città di Peshawar come teatro del loro attacco, sarebbe la sua situazione drammatica e ingovernabile, da cui consegue il dilagare del terrorismo, che spera nella conquista di un ottima posizione strategica.
Se fino a questo momento il governo del Pakistan si era posto sempre in maniera timida nei confronti del Ttp, l’attacco di questa mattina (insieme all’operazione dello scorso 15 giugno) potrebbe cambiare, e non di poco, le carte in tavola, con esiti che rischiano di sfiorare la guerra civile. Considerare i talebani come cellula terroristica a sé, senza alcun tipo di consenso, in Pakistan sarebbe un grosso errore. Ricordiamo, per chiarire ancor di più le divisioni ideologiche che dilaniano il Paese, che all’indomani della consegna del premio Nobel per la pace a Malala Yousafzai, in Pakistan si sollevò una fortissima ondata di dissenso e di presa di distanza dalla ragazza. Diverse scuole, circa 40 mila, racchiuse nella All Pakistan Private Schools Federation, il 10 novembre scesero in piazza inneggiando al “I am not Malala day”.
Dal 1990, anno della loro instaurazione, i Talebani guidati da Mullah Mohammad Omar, sono riusciti a dare vita ad una sinergia territoriale tra Pakistan e Afghanistan non indifferente. Sebbene nel 2001 gli Usa abbiano di fatto smantellato l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, istituito nel 1996, i talebani – forti alleati di Al qaeeda – operano ancora in entrambi i paesi
Il Post ha illustrato una classifica di IntelCenter – società privata statunitense che offre i suoi servizi alle agenzie di intelligence – riguardo alla pericolosità dei gruppi terroristici più in auge nell’ultimo periodo. I talebani si piazzerebbero al quarto posto dopo Boko Karam (Nigeria), Al Shabaab (Somalia) e lo Stato Islamico.