Là sui monti.
Da Oliviabluebell
Weekend torrido.La mia macchina è arrivata a segnalarmi picchi di 42 gradi e io stavo morendo. Sì, soffocando per la verità. Io e la mia tosse.A casa c'eravamo solo io e mia nonna a dover cercare di sopravvivere a questa calura e allora cosa volete che abbia fatto, me la sono caricata in macchina e siamo andate a cercarci un po' di quiete e di fresco.L'abbiamo trovata in quello che da sempre è il mio rifugio, la mia isola felice.Per mille motivi, ma in primis quel mio sentirmi a casa. Sentire di appartenere a quel posto, senza se e senza ma. Anche quando mi lascio completamente cullare dall'acqua che mi porta più in là di quanto io voglia, soprattutto quando mi abbandono completamente, con le braccia in sù e ondeggio. Lì mi sento che non potrei appartenere a nessun altro posto se non a quello. Che se, per assurdo, dovessi morire in quel preciso istante, lo farei con un sorriso sulle labbra. Perchè lì, in quelle molecole di H2O c'è il mio inizio, c'è la mia essenza ed è bello tornare a riprendermela.Un pomeriggio passato a non pensare a nulla, il vuoto totale e per la mia mente sempre a vagare su mille idee è stato rilassante, una boccata d'aria fresca. Ho aspettato finchè il sole non sparisse, finchè non ci fosse più nessuno, solo noi due e anche in quel momento non volevo tornare a casa. No. Volevo rimanere lì. Nonostante il buio, nonostante la mia paura, lì. Immobile.Ci abbiamo riprovato ieri a ritornarci ma era un vero e proprio carnaio. Code chilometriche di gente che scappava dalla città e si rifugiava sul lago e pure sui monti. Noi ci siamo beccate entrambe le code ma non è stato noioso, ci siamo fatte molte risate. Io e lei. E abbiamo parlato tanto, di tutto, con lei e la sua durezza da donna che ha dovuto allevare due figli da sola vista la morte improvvisa del marito. Una piccola grande donna a cui spero di assomigliare, un giorno.In quel nostro peregrinare in cerca di un po' di fresco ho scoperto e toccato con mano quanto sia simile a mio papà. Quella sua mania del "vediamo dove va questa strada?" e ti ritrovi in una viuzza in salita dove passa a malapena una macchina oppure ti lasci portare in luoghi che non avevi nemmeno immaginato e rimani lì, a guardare il panorama chiedendoti quante cose a volte ti fai scorrere sotto il naso quando basterebbe fermarsi un attimo in più per vederle.Così, mentre tutti scendevano, noi salivamo. E ci siamo fatte tutto il giro di quei monti, in quelle stradine piene di curve che ho scoperto adorare. Sì, amo guidare in mezzo ai boschi, tra quei tornanti e quelle stradine piccole in salita senza nemmeno una protezione. Mi piace il silenzio che trovi, l'ombra e la pace, il poterti fermare quando vuoi che tanto non c'è nessuno e immortalare con il cellulare un frammento, maledicendoti perchè non hai portato la macchina fotografica con te.Poi noi, lì sotto ci siamo scese e c'era il mondo. Gente persino nelle aiuole tra la strada e la spiaggia. No, a me quello non piace. Non è il mio lago quello. Non sono io.Siamo tornate tranquille a casa chiedendoci chissà quando queste persone sarebbero poi riuscite ad arrivare a casa, pensando alle code ultrachilometriche della sera, di chi arrivava dalle montagne, dai monti e dal lago. Mentre noi eravamo tranquille a casa.Un weekend bello, pieno, di quelli che mi hanno lasciato il sorriso sulle labbra. Non ho fatto nulla di particolare, ho trascorso la maggior parte della mia domenica in macchina eppure sono stata contenta. Dei posti, della compagnia. Ed è stato bello condividere un giro così con lei.
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