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La supplica di Letta: Caro Silvio, non ci sputtanare

Creato il 26 aprile 2013 da Albertocapece

berlusconiFino a due settimane fa c’erano gli otto punti del Pd, d’accordo un po’ generici, un po’ vaghi, molto accalappia consensi, ma comunque una base di partenza. Adesso sono scomparsi dal tavolo di confronto e si vedono soltanto gli otto punti del Pdl: su quelli si discute per mettere in piedi il governo, sono il perno attorno a cui Letta nipote e probabilmente Letta zio, stanno tessendo l’esecutivo. L’unica supplica del Pd al Cavaliere non riguarda più il programma (tanto mal che vada c’è il pilota automatico), ma soltanto i nomi dei ministri: meglio evitare quelli che si sono già resi emblema del berlusconismo ultima maniera. Per carità non la nostra signora dei tunnel Gelmini, non l’energumeno tascabile Brunetta, non Schifani che unisce  cognome e soprannome burlesco in una mirabile sintesi , non tutto quello che fa scattare il segnale di allarme sulla resa e l’ inciucio.

Tutto questo ci parla di una cosa ancora peggiore: del fatto che il Pd non ha più una vera e propria linea politica, ma più che altro una propria linea retorica, un patchwork di sapore vagamente progressista abbastanza vago da essere girato a 180 gradi a seconda del vento e degli equilibri interni. Non un programma propriamente detto ma un elenco di ingredienti: anzi a dire la verità le famose primarie non sono servite a scegliere linee e uomini in grado incarnarle, ma sono state esse stesse l’unico reale programma . Il corpo del partito, separato dal suo elettorato, mentre escludeva una partecipazione concreta della base elettorale alla cosa pubblica, l’ha riesumata ritualmente come succedaneo. Naturalmente con questo non voglio cancellare, l’esistenza di aree di buona volontà e men che meno aggredire uno strumento di democrazia, quanto deplorare il suo uso improprio di riserva indiana di partecipazione, dentro un’oligarchia di fatto.

E questo diventa chiaro nel momento in cui il Pd rinuncia come se nulla fosse al suo programma, ai suoi otto punti che evidentemente erano una scenografia disegnata senza convinzione e senza passione: il foglio del programma è finito subito nel cestino della carta straccia come se fosse soltanto un temino destinato all’elettorato. Ora l’unica cosa che importa alla casta dirigente è di non perdere la faccia facendo il governo con gli stessi personaggi di prima. L’inciucio va bene – Letta ne è stato del resto un fautore appassionato – purché non sia fisiognomicamente evidente, non restituisca l’immagine della realtà. Che non è quella di una sconfitta nelle urne, ma di un tracollo interiore, di una disfatta delle idee e delle speranze maturata lenta e inesorabile negli anni. Rimane il potere da conservare a costo di qualunque compromesso. Basta che lo si possa nascondere.


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