Sarà che questo elogio dell'eleganza e della lentezza, questa magistralità riconosciuta da tutti a questo film di spionaggio mi lasciano alquanto perplesso, tant'è che non sono riuscito a ritrovare in questo film quel calore rappreso che si dovrebbe avvertire tra le pieghe di una storia e di un mondo che dai sentimenti dovrebbe e sembrerebbe scevro, come si confà allo spionaggio della Guerra Fredda, seppur Alfredson tenti di umanizzare i suoi protagonisti, tutti efficaci, a partire da un sempre ottimo Gary Oldman, introducendo elementi di modernità ben lontani da una rappresentazione maschilista dell'ambiente in cui i tradimenti sono prevalentemente negli affetti e dove le pulsioni sessuali non vengono sottaciute o non riconosciute come in altri contesti.Eppure, seguendo lo sviluppo di un racconto, che volutamente insinua dubbi e sospetti, lacerazioni sottili dell'anima e dei sentimenti, nel suo incedere lento, si dimostra un film mentalmente ed intrinsecamente vecchio, nel senso di un'opera non in grado di permanere nella retina dello spettatore come altre che in questo campo si sono già espresse con esiti più interessanti.L'urgenza di un rallentamento della narrazione, rispetto agli stilemi contemporanei e recenti del rinato 007, quale referente spionistico antitetico a La talpa, appare come un elogio forzato da parte di certa critica nel ricercare e avvalorare un'esigenza sempre più avvertita di una nostalgia che odora di stantio e in questi anni di ripiegamento su certi stili e modi appartenenti al passato, appare sempre più come un rifugio rassicurante cui anche questo film, non per sua volontà diretta e così evidente, sembra volersi rivolgere.Alfredson costruisce un'atmosfera cupa, opprimente, in cui i luoghi d'azione sembrano somigliarsi tutti, trasmettendo quel senso di soffocamento e quasi depressione che pare ammantare la figura di Gary Oldman, chiamato a scoprire l'infiltrato all'interno del sistema spionistico inglese e con il passare del tempo ti viene da confidare nel fatto che la talpa sia proprio colui che vorresti fosse ripagato con la stessa moneta, con cui sinora ha agito nei confronti degli altri suoi compari.Forse un tradimento più netto, più evidente all'opera di Le Carré avrebbe rappresentato una virata coraggiosa all'interno di un film di parola, la cui verbosità acuisce quell'afflizione che diviene quasi noia più che disagio d'atmosfera, in un film in cui il protagonista è portato a non potersi fidare di nessuno.La talpa non è un film male realizzato o girato, non cerca l'azione fine a se stessa, perché è un'opera che vuole prendersi i suoi tempi, creare un clima di attesa, di sospetto e a tratti ci riesce, ma si adagia troppo su queste velleità, su queste scelte di stile, tant'è da risultare non sempre così avvincente come vorrebbe essere e ben lontano dall'essere quel roboante capolavoro che i giornali e la critica tendono a volerci offrire.
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Sarà che questo elogio dell'eleganza e della lentezza, questa magistralità riconosciuta da tutti a questo film di spionaggio mi lasciano alquanto perplesso, tant'è che non sono riuscito a ritrovare in questo film quel calore rappreso che si dovrebbe avvertire tra le pieghe di una storia e di un mondo che dai sentimenti dovrebbe e sembrerebbe scevro, come si confà allo spionaggio della Guerra Fredda, seppur Alfredson tenti di umanizzare i suoi protagonisti, tutti efficaci, a partire da un sempre ottimo Gary Oldman, introducendo elementi di modernità ben lontani da una rappresentazione maschilista dell'ambiente in cui i tradimenti sono prevalentemente negli affetti e dove le pulsioni sessuali non vengono sottaciute o non riconosciute come in altri contesti.Eppure, seguendo lo sviluppo di un racconto, che volutamente insinua dubbi e sospetti, lacerazioni sottili dell'anima e dei sentimenti, nel suo incedere lento, si dimostra un film mentalmente ed intrinsecamente vecchio, nel senso di un'opera non in grado di permanere nella retina dello spettatore come altre che in questo campo si sono già espresse con esiti più interessanti.L'urgenza di un rallentamento della narrazione, rispetto agli stilemi contemporanei e recenti del rinato 007, quale referente spionistico antitetico a La talpa, appare come un elogio forzato da parte di certa critica nel ricercare e avvalorare un'esigenza sempre più avvertita di una nostalgia che odora di stantio e in questi anni di ripiegamento su certi stili e modi appartenenti al passato, appare sempre più come un rifugio rassicurante cui anche questo film, non per sua volontà diretta e così evidente, sembra volersi rivolgere.Alfredson costruisce un'atmosfera cupa, opprimente, in cui i luoghi d'azione sembrano somigliarsi tutti, trasmettendo quel senso di soffocamento e quasi depressione che pare ammantare la figura di Gary Oldman, chiamato a scoprire l'infiltrato all'interno del sistema spionistico inglese e con il passare del tempo ti viene da confidare nel fatto che la talpa sia proprio colui che vorresti fosse ripagato con la stessa moneta, con cui sinora ha agito nei confronti degli altri suoi compari.Forse un tradimento più netto, più evidente all'opera di Le Carré avrebbe rappresentato una virata coraggiosa all'interno di un film di parola, la cui verbosità acuisce quell'afflizione che diviene quasi noia più che disagio d'atmosfera, in un film in cui il protagonista è portato a non potersi fidare di nessuno.La talpa non è un film male realizzato o girato, non cerca l'azione fine a se stessa, perché è un'opera che vuole prendersi i suoi tempi, creare un clima di attesa, di sospetto e a tratti ci riesce, ma si adagia troppo su queste velleità, su queste scelte di stile, tant'è da risultare non sempre così avvincente come vorrebbe essere e ben lontano dall'essere quel roboante capolavoro che i giornali e la critica tendono a volerci offrire.
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