Con queste bellissime giornate di sole mi ritorna la voglia di andare ad Unnìe. Sole, mare, pesce e tanta tranquillità. L'anno scorso abbiamo mangiato proprio qui.
In riva al mare. Nell'isola ci sono un totale di tre ristoranti, tutti in riva al mare naturalmente. Sono aperti dalle ore 12 alle 18 circa. Si mangia il pesce anche alle quattro del pomeriggio! Non ci sono auto, nè motorini. Proprio un paradiso insomma. Ma, mentre aspettiamo le ferie, gustiamoci questa leggera torta adatta sopratutto per la colazione e godiamoci un altro libro, "I giorni del miele e dello zenzero".
"Negli anni di vagabondaggio da un capo all'altro dell'America, che fossero sul divano di un'amica o in qualche monolocale malridotto, sua madre faceva sempre in modo che ci si ritrovasse a tavola per cena. Quello è il segreto che Annia ha imparato fin da ragazzina: casa non è dove stai, sono le cose che fai. E una pentola sul fuoco e un aroma di prezzemolo, menta e spezie che si diffonde nell'aria è una di quelle........e quando Annia diventa giornalista come suo marito e si trasferisce con lui in Medio Oriente negli anni caldi che seguirono l'11 settembre, è la cucina che la protegge dalla nostalgia, dal senso di non appartenenza, che costruisce per lei un nuovo rifugio. Cucinare cibi conosciuti e sconosciuti, pietanze che sono familiari e altre che non lo sono per niente, è un modo di sentirsi a casa nel mondo".“Quando sono arrivata in Medio Oriente, anni fa, fresca di nozze con un giornalista libanese, come molti americani sapevo poco di cultura araba. Allora ho fatto quello che faccio di solito quando mi trovo in un posto che non conosco: cucino. Cucino quello che compro nei mercati, cucino cose che mi sono familiari e cose che non lo sono per niente. Cucino per non sentirmi sola, per sentirmi a casa nel mondo, almeno il tempo di un pasto. Ci si dimentica spesso che, ovunque ci sia un conflitto, ce n’è un altro che si svolge nell’ombra, e che non si vede in tv. È la guerra dei civili, per i quali la vita diventa un’infinita sequenza di cose che non si possono più fare. I bambini non possono andare a scuola. I contadini non possono arare. I musicisti non possono suonare. Le donne non possono partorire all’ospedale. Però, si deve pur mangiare. Per questo il cibo è così importante in tempo di guerra: per sentirsi vivi. So che il cibo da solo non basta a fare la pace. Ma penso al panettiere che tiene aperto il forno perché il suo quartiere abbia il pane. Al ristoratore che trasforma il suo caffè in centro per rifugiati. Ai genitori che girano Baghdad in lungo e in largo per trovare una torta di compleanno per la loro bambina. A loro modo sono combattenti. Combattono per tenere viva la civiltà, tra un bombardamento e l’altro.”“Cucino per capire il paese in cui sono atterrata”, scrive Annia. Il cibo, trasformato in linguaggio evocativo, è ciò che le interessa: comprarlo, prepararlo, cucinarlo, condividerlo diventa la strada per comprendere i luoghi in cui si trova. E raccontare una terra sfinita da un conflitto infinito, il Medioriente. Va al mercato e cucina, Annia, per scoprire come, questo cibo, non solo consenta alle persone di sopravvivere, ma permetta loro di conservare la propria umanità, di mantenere i confini della famiglia, della comunità, della cultura e della civiltà nella devastazione del quotidiano.
I giorni del miele e dello zenzero, pubblicato negli Stati Uniti a inizio 2011 da Free Press originariamente come Day of Honey, deriva in effetti il suo titolo da un proverbio arabo: “youm aasl, youm basl” che significa letteralmente “Giorni alla cipolla, giorni al miele”, certi giorni saranno belli, altri brutti, così è la vita. Un memoir autobiografico “di vita e viaggio” (così lo segnala Lonely Planet), “in parte anche la storia di un matrimonio” (The New York Times), alla scoperta della tradizione culinaria del Medioriente e del ruolo del cibo in tempo di guerra (e di pace). “Se vuoi capire la guerra – scrive Annia, che è stata corrispondente da Baghdad per The Christian Science Monitor e da Beirut per The New Republic – devi prima comprendere a fondo la vita di tutti i giorni. E la narrativa dominante del Medioriente è il conflitto perpetuo. Ma questo libro non è sui modi in cui le persone uccidono e muoiono: è su come vivono, prima, durante e dopo ogni guerra. Sui milioni di piccoli modi in cui vanno avanti”. Primo fra tutti, cucinare e mangiare, perché, come mentre fuori imperversa la guerra, il cibo diventa così un’oasi in cui la pace, la condivisione e la fratellanza sono ancora possibili.
Ma ecco la ricetta di questa buonissima torta. Ho voluto fare qualcosa di leggero ma allo stesso tempo gustoso. Ho usato la farina di avena.
Ingredienti
Per la torta3 uova200 gr di miele
100 gr di burro sciolto
120 gr di farina integrale d’avena
100 gr di farina di mandorle
1/2 cucchiaino di vaniglia in polvere o l’equivalente di essenza di vaniglia
1 cucchiaino di lievito per dolci
due tazzine di caffè forte non zuccherato
1 pizzico di sale
Per decorare
crema al caffè
granella di nocciola
Per la crema al caffè
2 cucchiai di farina
Mezzo litro di latte
3 cucchiai di zucchero
3 tazzine di caffè
Preparazione della crema al caffè
Mescolare insieme farina e zucchero.
Aggiungere il latte e mescolare finchè il composto non è omogeneo e privo di grumi.
Mettere sul fuoco basso, aggiungere il caffè, continuando a mescolare portare ad ebollizione.
Preparazione della torta
Sbattete le uova con lo zucchero finché non saranno amalgamati molto bene, aggiungete il burro, il caffè e la vaniglia sempre mescolando bene.Setacciate la farina ed aggiungetela alla pastella, poi aggiungete il lievito e mescolate bene.
Versate il composto in una teglia per dolci imburrata ed infarinata.
Cuocete in forno preriscaldato a 175 °C per 25-30 minuti, potete controllare la cottura con uno stuzzicadenti.
Quando la torta si sarà raffreddata, ricoprirla con la crema al caffè e granella di nocciola.
Ed ora non mi resta che augurarvi una domenica serena all'insegna del sole che....a dire la verità in questo momento mi sembra che stia giocando a nascondino!