Quando in Erasmus le mie vicine di casa mi coinvolsero in una seduta spiritica, pensai che difficilmente mi sarei trovata in una situazione così inconsueta. Ma poi mi hanno invitato ad una serata de La Valigia Rossa, e allora forse no, mi sbagliavo. Lo schema è quello delle vendite Tupperware: un soggiorno spazioso, 20 invitate, una consulente. Un tavolo allestito con vasetti di creme, biancheria intima, scatolette varie e, sparsi ad arte, una muraglia di vibratori.
SCOPERTA N.1
What happens in Vegas, stays in Vegas, ma what happens under your lenzuola verrà condiviso with 20 galline che ne rideranno senza pietà. Niente a che vedere con quei trashissimi eventi girls only, tipo cena+striptease dell’8 marzo. Il livello di goliardia -promosso da alcune partecipanti appositamente selezionate dalla padrona di casa- era sofisticatissimo.
Stimolate da questo clima da spogliatoio di calcetto, anche le più pudiche si sono aperte, hanno fatto domande, offerto il loro contributo. Svelando che, come al solito, le apparenze ingannano. Sto già pregustando le mie freudiane figure di merda, quando rivedrò i loro compagni al pranzo di Natale, perché ovviamente io li conosco tutti.
Se non avete visto Rocky Horror Picture Show rimediate, o non potremo essere amici
SCOPERTA N.2
La professionalità, ancora una volta, fa la differenza. Io mi occupo di marketing e mi piacciono i business model non convenzionali: non ho pregiudizi verso le strutture multilivello, i sales party, l’uberizzazione dei trasporti, lo sharing, il baratto e qualsiasi forma di vendita che premi la creatività. Ho però constatato che le reti di consulenti sono costituite da personale improvvisato, magari ben formato, ma quasi mai solido a livello accademico-curriculare. So di dire una cosa assolutamente snob, ma un biologo nutrizionista, anche se disoccupato, difficilmente lavorerebbe per Herbalife. Nel caso di La Valigia Rossa, l’addetta vendite, nonché animatrice della serata ha dimostrato una preparazione fuori dal comune, sia nella capacità argomentativa sia in quella “tecnica”. Io, ad esempio, ho trovato la sua presentazione delle palline per la ginnastica pelvica così solida e convincente che le ho comprate. Modello deluxe, rosa Clarisonic, perché ok, la tengo como todas, ma la mia vale di più. Ha trovato terreno fertile, perché quando si parla di genitali io divento ipocondriaca. Devo aver sentito troppe storie di vagine incise da Edward Mani di Forbice, sfondate da parti plurigemellari podalici, ricucite a losanghe come vestitini Desigual. Alla parola “prolasso” avevo già firmato il modulo d’ordine e urlavo fantozzianamente ME LE DIII, ME LE DIIIIII.
Anche sui cosmetici si è difesa bene, con una spiegazione convincente su lubrificanti, oli da massaggio commestibili, creme ad effetto termico. Da grafomane, sono stata lì lì per comprare il praticissimo pennellino alla fragola per scrivere erotomessaggi in zone strategiche del corpo, ma voi-sapete-chi ama i gusti d’antan, tipo anice&caffè, salvia&limone, latte&menta. Proverò a compormi scritte sull’inguine con le Caramelle Leone al rabarbaro.
SCOPERTA N.3
Riportare il sesso ad una dimensione più ludica, lenta, progressiva è legittimo, necessario e opportuno per mantenere alto il livello di attrazione e complicità. Pare però che si debbano gestire alcune resistenze. Come se i traumi lasciati dai genitori, dalla catechista o dai romanzi di Melissa P. non fossero sufficienti, spesso occorre abbattere le riserve del partner, non sempre disposto a mettersi in gioco o a cogliere l’opportunità.
- “Succede che mi metto questo completino tutto pizzo e trine, con lo slip tembeshtato di shvaroshky che mi vedevano dalla tangenziale. Volevo fare una gran scena di seduzione ma nemmeno il tempo di contare fino a dieci che già me l’aveva tolto senza neppure guardarlo e l’aveva lanciato in un angolo. Ti giuro, ha mancato la candela ai feromoni di pochi centimetri. Ma non mi sono mica arresa, ah no, eh! Arrivati al dunque, ho tirato fuori l’anello fallico.”
- “Ma dai? Se l’è messo senza fare storie?”
- “Sì, certo, ha armeggiato un po’ e se l’è infilato”
- “E poi?”
- “E poi niente, si è messo a fare l’elicottero”.
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