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“La vedova scalza” – Salvatore Niffoi

Creato il 15 maggio 2012 da Temperamente

“La vedova scalza” – Salvatore NiffoiRuvido, leggendario, avvincente. La vedova scalza che così cammina come quando era bambina nell’erba, con missioni molto diverse rispetto a quelle infantili. Canta Mannai canta, la tua storia tragica di amore e vendetta.

Ci sono luoghi dove la leggenda si mescola con la realtà, dove i giorni passano solo sul calendario ma tutto resta uguale, dove l’onore si pulisce con il sangue. Uno di questi luoghi è la Sardegna di Niffoi.

Mintonia ha fatto chilometri per cancellare il suo passato e ricominciare un’altra volta; ma anche in Argentina, dove è scappata, il vento del maestrale la raggiunge e tedia. Il rimorso è un boccone amaro che ogni tanto torna su, ma lei lo spinge subito indietro, in fondo alla gola, come ha sempre respinto le offese. I suoi figli non sanno la verità e non hanno neanche conosciuto il loro vero padre; Mintonia ha lasciato la sua terra e adesso, da vecchia, travasa le sue memorie, che riprende dal giorno in cui nata il 21 luglio 1915, fino a quando è partita oltre oceano, in una lunga lettera alla nipote Itriedda, rimasta in Sardegna.

Salvatore Niffoi scrive intrecciando sardo e italiano, in una lingua spesso aspra che puzza di sudore e fatica; coerente con l’aspetto formale è l’aspetto sostanziale del romanzo: la verità esce cruda dalla bocca di Mintonia, dalla povertà della sua famiglia alla “balentia” che restituisce gli sgarri, dalle cattiverie di malelingue e bigotte alla tracotanza degli uomini in divisa – sia essa militare, fascista, di poliziotto o prete. Niffoi non aggiunge zuccheri artificiali alla sua trama, che risulta vivida e saporita come un pezzo di pecorino sardo.

Vincitore del Campiello 2006, La vedova scalza è una biografia puntellata di corse e leppate; Mintonia con le sue parole smozzicate in italiano trasmette quel senso di rassegnazione di una donna cocciuta in una terra in cui tutto viene pagato caro. Forse alcune cose le avevamo già viste in Salvatore Satta o in Grazia Deledda (più volte citata), forse la Sardegna rischia di restare per sempre intrappolata tra due dimensioni, quella pubblicitaria con gli yacht e le crociere e quella mitico-letteraria fatta di contadini e banditi, ma piuttosto si concorda con le amare riflessioni della protagonista sul suo popolo: «Ci vorrebbe un’enciclopedia per ognuno di noi, perché siamo gente strana in terra strana. (…) Cosa ne sanno loro della solitudine delle campagne, delle annate cattive, della neve, del nostro essere pastinati in quelle rocce come meridiane del tempo, a fare la guardiania al passato? Noi siamo zente che vuole istrumpare a terra il mondo e poi ci lasciamo futtire da magie e superstizioni. (…) E se ci va bene così? Cosa ci possiamo fare? Noi siamo come i nuraghi, tutto ci scuote e niente ci muove: prendere o lasciare senza troncare troppo le gambe!»

Azzurra Scattarella

Salvatore Niffoi, La vedova scalza, Adelphi, 2006, € 15.00


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