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La versione di Barney, un vero film sull’Amore

Creato il 23 luglio 2011 da Piccolosocrate @piccolosocrate

Tre mogli, anzi tre matrimoni finiti male, una vita sregolata fatta di sesso, droghe, alcool e carriera. Questo è Barney, raccontato prima in un libro bestseller e poi dopo dieci anni in un film di spessore.

La versione di Barney, un vero film sull’Amore

Uno di quei film che ti alzi e dici “film di spessore” senza scadere nel film intellettuale. Un film imprevedibile – dove l’attenzione per alcuni dettagli fa risaltare l’ingarbugliato intreccio di flashback su cui è impiantato.

IL LIBRO – LA VERSIONE DI BARNEY

La versione di Barney è un romanzo dello scrittore canadese Mordecai Richler. Il libro, pubblicato nel 1997, è il racconto della vita dell’ebreo canadese Barney Panofsky, scritta in forma di autobiografia. Per la cronaca: il libro ha avuto grande successo clamoroso in tutto il mondo; in Italia dove nel 2001, dopo aver venduto più di 100mila copie è divenuto un vero e proprio caso letterario.

IL FILM – LA VERSIONE DI BARNEY

La trasposizione cinematografica del film è direttoada Richard J. Lewis con da Paul Giamatti e da Dustin Hoffman, con la regia di Richard J. Lewis, è stato presentato in concorso alla 67ª Mostra del cinema di Venezia.

LA TRAMA

Barney Panofsky (produttore televisivo di successo) è un ricco ebreo canadese figlio di un poliziotto che, passati i sessant’anni, decide – apparentemente controvoglia – di scrivere una autobiografia. Il motivo che spinge Barney a scriverla è dare la sua “versione” dei fatti che hanno portato alla morte del suo amico Bernard “Boogie” Moscovitch, e liberarsi così dall’accusa di omicidio mossagli nel libro “Il tempo, le febbri” dallo scrittore Terry McIver, compagno di Barney al tempo del suo lungo soggiorno a Parigi (che nel film in reltà è Roma).

Nel corso della stesura delle sue memorie tuttavia i ricordi di Barney diventano via via confusi: gli episodi del suo passato si intrecciano indissolubilmente con gli avvenimenti del suo presente e i racconti delle giornate del “vecchio” Barney (acciaccato, abbandonato dalla moglie ed alcolista irrecuperabile), si mescolano alla girandola dei ricordi d’una vita ricca di avvenimenti e incontri straordinari.

La versione di Barney, un vero film sull’Amore

PERCHÈ VEDERLO?

Per rivedere la città di Roma negli anni 70 grazie a quelle due/scene girate in pieno centro tra Piazza Farnese e via Condotti;
per vedere un morto (suicida) che respira palesemente, per vedere come ci si innammora (definitivamente) nel momento sbagliato, al posto sbagliato della persona giusta. Perchè l’Amore vero esiste e dura, ma si consolida se viene ricambiato e custodito. Muore appena lo tradisci, ma rimane sempre legato a te. Perchè la vita finisce con l’Haltzaimer e perché comprare una tomba per due vuol dire unire le persone in eterno.

Perchè i figli non tengono unita una coppia fin quando la morte non li separa. Perchè un vero film di spessore dove si intreccia amore, amicizia e sentimenti in maniera vera (non finta da storiella) non finisce col lieto fine. Perchè non ha bisogno di un finale banale. Perché canne, droghe, armi e spinelli non vengono demonizzati o (peggio) osannati. Per Dustin Hoffman (e per un paio di altre chiappette che si alzano dentro una culotte di pizzo!) Per lo spaccato della società ebrea, di cui sinceramente spero non sia solo falsità e perbenismo.

Insomma, come direbbe Sandrone… un “cazzo di film”!

PERCHÈ VEDERLO D’ESTATE?

All’Arena – tipico film per i cinema all’aperto – magari con pochi amici e rigorosamente senza compagna/o. Per una birretta dopo (una sola!!) e due chiacchiere fino a quando non si finisce a parlare dei capezzoli dell’attrice.


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