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La vicenda di Sarah Scazzi e il telefilm RIS Roma

Creato il 29 marzo 2011 da Tnepd

La vicenda di Sarah Scazzi e il telefilm RIS Roma

Paolo Franceschetti

Un lettore mi segnala un articolo apparso sul periodico on line tv.vos 

 

Lo leggo e poi mi guardo la puntata del telefilm.

A marzo del 2010 il telefilm RIS ROMA manda in onda una puntata che tratta una vicenda che presenta delle forti analogie con quella di Sarah Scazzi. L’episodio si intitola “Lettera d’addio”.

Viene trovata una ragazza uccisa, di nome Gianna, impiccata, in un garage. Si scoprirà poi che è stata strangolata.

Inizialmente, dopo una serie di finzioni e bugie, si autoaccusa il padre di un’amica, il quale adduce come movente il fatto che aveva provato ad avere un approccio sessuale con la ragazza, che si era rifiutata. La storia – nella sua dinamica e nell’ambientazione, il garage – è molto simile a quella raccontata da Michele Misseri.

 

Poi si scopre che è stata la figlia di costui, Katia, insieme alla sua amica del cuore Susy, e che il padre aveva mentito per coprire la figlia.

 

Anche il racconto dell’omicidio di Gianna da parte delle ragazze è simile a quello effettuato da Sabrina Misseri. Fin qui potrebbe essere una semplice coincidenza; in fondo molte storie macabre si assomigliano tra loro. Ma in questa, a guardare il telefilm, le analogie sono un po’ troppe.

 

L’articolo su TV Vos ipotizza che la TV possa indurre la gente ad imitarne i comportamenti, e quindi possa aver in qualche modo influenzato la vicenda di Avetrana.

 

Ma in realtà – se questo è vero in linea teorica – ad osservare queste coincidenze, sono troppe per essere semplicemente casuali. La ragazza morta è bionda e assomiglia a Sarah Scazzi. La madre di Gianna ha i capelli rossi come la signora Serrano, madre di Sarah. La ragazza assassina ha la stessa capigliatura e lo stesso fisico di Sabrina Misseri.

 

Anche il presunto movente dell’omicidio all’inizio è simile. Un bacio rifiutato, nel telefilm; un presunto amore non corrisposto nella realtà.

 

Anche per quanto riguarda la dinamica della vicenda possiamo riscontrare diversi particolari coincidenti.

 

Il diario di Gianna in cui annotava i suoi pensieri (analogo al diario di Sarah Scazzi); il carattere di Gianna che viene definito come quello di una che “si beveva sempre tutto” (Sarah verrà definita come una che “si vendeva per un po’ di coccole”); l’arma del delitto che non si trova; il carabiniere nel telefilm che dopo l’interrogatorio del padre dice “sembra che gliele abbiamo imboccate noi queste cose”, il che è esattamente quello che è successo nella realtà. Ad un certo punto c’è una scena particolare dove alcuni investigatori stanno cercando di capire chi potrebbe essere l’assassino – chiamato l’angelo della morte – in un ospedale di Roma e tra i probabili assassini si fa il nome di una certa Raffaella Messeri, il cui cognome somiglia un po’ troppo a quello della famiglia dei presunti veri assassini della realtà. Per finire, mi sono preso la briga di fare due cose:

 

contare i quadrati di metallo, di cui si compone il garage ove viene ritrovata la vittima del telefilm: sono 12, come i quadrati del garage di Michele Misseri che, se non ho contato male, sono 12; cercare sulla cartina geografica il paese di Altomonte (cognome dell’assassina e del padre nel telefilm). Immaginando che l’Italia sia uno stivale, e tracciando una linea retta sotto alla suola, quindi una linea che unisca il tacco con la punta, Altomonte si trova esattamente di fronte ad Avetrana.

 

Ora, se è vero quel che dice l’articolo su TV Vos, che un film o un telefilm possono indurre qualcuno ad imitare i comportamenti criminali della finzione, trasportandoli nella realtà, è altrettanto vero che non si può arrivare al punto da simulare il colore dei capelli delle vittime e degli assassini e altri particolari come quello dell’arma del delitto o del diario. La coincidenza più inquietante, poi, è quel nome “Messeri” che ricorda troppo i Misseri coinvolti realmente nella vicenda.

 

Qualcuno (inquirenti, criminologi ecc.) penserà che siano semplici coincidenze, ovviamente, e liquiderà la storia così. Qualche idiota si spingerà fino ad affermare che forse Sabrina Misseri ha visto il telefilm e ha deciso di emulare le gesta del telefilm.

 

E per molti sono coincidenze i nomi della vittima e di una delle due assassine: Gianna (Giovanna, che ricorda San Giovanni, il santo dai cui insegnamenti è nata la Rosa Rossa); e Susy, diminutivo di Susanna (che in ebraico significa Rosa).

 

Invece ad altri, come a me, queste coincidenze ricordano le parole della Carlizzi: la realtà è molto più complessa della fantasia e di qualsiasi film o romanzo. E nessun romanzo o film ha mai raccontato quella che è la realtà veramente, perché chi lo facesse, morirebbe prima ancora di pubblicare il libro o il film.

 

E ai complottisti come me, fa venire i brividi già il nome della serie del telefilm. Ris Roma. RR. Il marchio della Rosa Rossa. Infine un’ultimo particolare: ad effettuare gli esami relativi alla scena del delitto sono stati proprio i Ris di Roma.

Questo il link all’articolo: http://tv.vos.it/2010/11/clamoroso-una-puntata-di-r-i-s-roma-come-il-delitto-di-sarah-scazzi/

 

http://paolofranceschetti.blogspot.com/2010/11/la-vicenda-di-sarah-scazzi-e-il.html


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