Passammo sotto il ciglione dei fichidindia. I cespugli e i tronchi sulle coste scoperte facevano mille giochi di luna. C’era un fiato leggero che pareva il respiro della notte.
Oreste avanti cianciava d’una volta ch’era stato a cavallo. E Poli, dietro, discuteva con Pieretto. – C’è un valore nella vita del senso, nel peccato. Pochi uomini sanno i confini della propria sensualità… sanno che è un mare. Ci vuole coraggio, e uno può liberarsi soltanto toccandone il fondo…
– Ma non ha fondo.
– È qualcosa che trasporta oltre la morte –, diceva Poli.
(da La bella estate, di Cesare Pavese)