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La vita sedentaria dello scrittore

Creato il 17 marzo 2014 da Andreapomella

John L_ Mahin and chicken

Ho passato i giorni di sabato e domenica all’Auditorium di Roma dove si svolgeva Libri Come, la festa del libro e della lettura, ho visto un sacco di scrittori, la maggior parte di loro era seduta, seduta su una poltroncina davanti a una platea, o seduta al bar a bere e gesticolare come fanno gli scrittori al bar, o seduta sul marciapiede a guardare la gente passare, o seduta in platea ad ascoltare altri scrittori, o seduta al bar a contemplare altri scrittori che bevevano e gesticolavano come fanno gli scrittori al bar, o seduta sul marciapiede a spiare altri scrittori seduti sul marciapiede a guardare la gente passare, ho visto anche scrittori in piedi, ma il modo di uno scrittore di stare in piedi è un modo particolare, uno scrittore sta seduto anche quando sta in piedi, perciò sono giunto alla conclusione che la vita dello scrittore è sedentaria, il che – mi rendo conto – non è una grande conclusione, ma lo è nel momento in cui ci si accorge che uno scrittore è ontologicamente seduto, ossia lo scrittore sta seduto perfino nella propria mente, lo è quindi nel pensiero, il suo pensiero non è in movimento, ma è anch’esso seduto, seduto come se anche il pensiero fosse perennemente al bar a bere e gesticolare o sul marciapiede a guardare la gente passare, e in tutta questa sedentarietà ho pensato a una cosa che diceva Truman Capote: “Sono uno scrittore essenzialmente orizzontale. Penso meglio quando sono sdraiato”.


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