Se qualcuno si trovasse ad attraversare qualche corridoio del palazzaccio della Direzione Generale dell’Ast, potrebbe imbattersi in una locandina, vecchia di una quindicina d’anni, raffigurante il logo aziendale circondato non soltanto da sagome di bus ma anche di navi ed aerei quasi a simboleggiare una Società proiettata nel futuro, in espansione e dedita ad esercitare nei più svariati campi del trasporto pubblico e non esclusivamente in quello su gomma. Non è una fotografia ingiallita dal tempo ma quasi il simbolo del nuovo piano di sviluppo industriale che vedrà l’Azienda Siciliana Trasporti svariare in diversi settori del trasporto pubblico siciliano dopo aver abbandonato per disperazione quasi tutti i servizi urbani e una fetta consistente di quelli suburbani ed extraurbani per mancanza di mezzi finanziari e di liquidità, preludio di un annunciato default..
Allora, l’Ast, dopo aver azzerato le prestazioni straordinarie del personale, messo in mobilità un discreto numero di unità lavorative, bloccato le assunzioni e la stabilizzazione dei precari, si occuperà di turismo e di attività di noleggio bus con conducente, riparerà i propri mezzi e i puzzolenti cassonetti della mondezza nella più grande officina del Mezzogiorno, cercherà di rendersi utile in qualche aeroporto (sempre che il personale Gesip del” Falcone & Borsellino” glielo consenta e non la prenda a cannonate), rilancerà le attività dell’Ast Servizi (mai decollate, in verità.) e attenderà fiduciosa che il “piano regionale dei trasporti” (la cui definizione, attesa da trent’anni, la Regione non è mai riuscita a elaborare)assegni qualche nuovo compitino da svolgere.
Come di solito si fa in campagna elettorale quando, cioè, si promettono mari e monti, l’Azienda, nel ridimensionarsi, promette un futuro roseo fatto di “ottimizzazioni”, “contenimento dei costi”, “potenziamento”, “razionalizzazione”, “efficientemente”, “contrasto all’evasione tariffaria”, “sinergie con altri operatori del settore” . In sostanza, promette di fare, nell’immediato futuro, tutto ciò che NON HA REALIZZATO negli ultimi anni, dalla trasformazione in SpA dell’Azienda a oggi.
Finora l’Azienda si è data alla pazza gioia scialacquando a destra e a manca e ritrovandosi senza un euro per potere assolvere ai propri obblighi nei confronti del Personale, dei Fornitori, degli Enti Previdenziali e Fiscali. Ciò a furia di mantenimento di società controllate in perenne rosso, assunzioni inutili, spese di gestione non strettamente necessaria, auto blù, straordinari e trasferte non sempre giustificate, inutili consulenze sottratte al lavoro ordinario del personale interno, promozioni ingiustificate e chissà quali altre spese occultate fra i vari capitoli di bilanci non propriamente cristallini anzi, pure falsi ma, a scanso di equivoci, “senza dolo”…..
Che cosa riserva il futuro agli oltre mille padri di famiglia che prestano la propria opera lavorativa? Il Sidast ritiene di saperlo ma, per maggiori e più dettagliate informazioni, consigliamo a tutti di rivolgersi ai rappresentanti dei Sindacati “maggiormente rappresentativi “ (finora), nonché (logico) “riconosciuti” e, cioè, CGIL, CISL, UIL, UGL e CISAL chiamati, anche, “LA VOCE DEL PADRONE” in quanto megafono delle volontà dei padroni vecchi e nuovi della Società….
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