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La volta buona.

Creato il 26 marzo 2014 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

Niki. Un nome breve e leggero come una monoposto. Snello e un po’ nervoso come le sue gambe. Ventinove anni in un sorriso, due occhi azzurri e sangue olandese, di quelli che le corse le sentono dentro, nel cuore  e nella testa, prima di tutto il resto.
Mancavano trenta chilometri quando Niki Terpstra è uscito dal gruppo, oggi, alla Dwars door Vlaanderen. Attraverso le Fiandre. Il pavè, i muri, la terra arcigna delle corse del Nord. Trenta chilometri al vento, da solo, attraverso quelle campagne, sfibrano le speranze di arrivare al traguardo. Lentamente, chilometro per chilometro.
Il gruppo lo lascia andare. Non è Cancellara, nessuno fa paura così lontano dall’arrivo. Lui ci crede o forse no. Forse è solo una di quelle fughe del “o la va o la spacca”, alla ricerca della volta buona, quella in cui gambe, cervello e destino sono sulla stessa lunghezza d’onda. E’ leggero sul pavè, Niki, è un passista e stare da solo a tirare è il suo mestiere, le grandi distanze non lo preoccupano.
Un gruppetto con Alejandro Valverde prova a raggiungerlo, senza successo. E’ sul filo, le distanze si accorciano, ma è sempre lì. Anche quando mancano dieci chilometri, poi nove, sette, cinque. Sempre lì.
Adesso lo riprendono” viene da dire, ad ogni curva, ad ogni manciata di metri. Invece tiene duro su tutto, resiste come quelle pietre. Al vento risponde con le gambe e forse comincia a sperare. Le illusioni che si costruiscono assieme al gruppo che non arriva. Spreme in bocca una bustina di gel, si guarda indietro. Un gesto che fa male a chi sostiene una fuga da solo. Ma il gruppo non arriva, dietro di lui solo le moto e la strada percorsa. Il vuoto allarga il cuore e fa pensare all’arrivo.
La volta buona.
Non arriva mai. La inseguiamo a lungo, fino in fondo, sembra che sia lì, a portata di mano. E poi il vento, qualcuno, la porta via. E’ per questo che gli ultimi chilometri sono i più duri, i più veri. Le illusioni sono in tasca, aspettano e Niki ascolta solo le gambe. Ne ha vinte di corse, l’ha provata l’emozione di essere primo sulla linea bianca ma questo momento qui, questo dove le voci e il mondo se ne vanno, dove è lui solo a sapere quello che conta, è diverso e sempre nuovo.  Un silenzio che grida di fidarsi, che dietro la curva il gruppo sta arrivando ma è ancora lui al comando. Mancano due chilometri e ancora lui è al comando.
Si guarda indietro una volta e poi ancora e ancora. Ad ogni manciata di metri si sente il fiato caldo del gruppo sulla schiena: è solo una sensazione perché il vantaggio quando passa sotto il triangolo dell’ultimo chilometro è sui trenta secondi. Oramai è fatta. E’ la volta buona.
Continua, Niki, nella sua cronometro fino al rettilineo d’arrivo. E’ da solo, dopo tutti quei chilometri, è ancora da solo. Si gira un’ultima volta: il vuoto. Lui, le moto, la gente, il traguardo. Una smorfia che si trasforma in sorriso, una mano al cielo e la chiara pronuncia di una sola parola: “Yes!”. Sì, era la fuga giusta, sì era il suo giorno. Sì, certe imprese coraggiose partono silenziose, senza la fiducia di nessuno. Forse a volte abbiamo bisogno di qualcuno che creda in noi, in quello che siamo capaci di fare, col cuore e con le gambe. Eppure per la strada siamo sempre da soli, a menare con la sola convinzione che il traguardo, se lo sentiamo nostro, arriverà. C’è tutto nelle fughe solitarie: la paura, il coraggio, la fatica, la consapevolezza, l’illusione, la tenacia. C’è tutto in questi arrivi fragorosi dopo i chilometri di silenzio e di forse sussurrati.
Niki abbraccia i tecnici della sua squadra. E’ fatta, domani questa sarà solo una vittoria. Ma oggi, oggi no, è la dimostrazione passeggera e intensa che a trenta chilometri può partire la fuga buona. In bicicletta e nella vita la distanza è niente, la costanza, la fiducia sono tutto.

BELGIUM CYCLING DWARS DOOR VLAANDEREN RACE



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