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La X non è il punto dove scavare

Creato il 04 novembre 2011 da Archeologo @archeologo
Il problema della localizzazione dei siti archeologici si è posto fin dagli inizi della ricerca scientifica: non è un caso che la topografia sia stata tra i primi problemi della disciplina. Oggi il mondo digitale ci offre possibilità straordinarie per un'integrazione del dato archeologico con quello geografico: uno per tutti, Google Earth con una piattaforma satellitare precisa, completa e integrabile con i propri dati. Ma non è tutto così semplice: non basta avere una mappa satellitare, ci vuole qualcuno che raccolga i dati, li ordini e li renda disponibili. Da diverso tempo esistono alcuni progetti che cercano di mappare le località oggetto d'indagine archeologica. Il primo, italiano e attivo dal 2004, è il progetto Fasti Online: raccoglie le concessioni di scavo delle nazioni europee dal 2000 ad oggi, proponendo schede riassuntive realizzate dagli stessi responsabili di scavo. Sempre aggiornato, multilingue, con oltre 2800 scavi censiti, è molto ben strutturato ed è supportato dal Packard Humanities Institute, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dall'Ukrainian Studies Fund; materialmente è stato realizzato dalla L-P Archaeology e ideato dall'Associazione Internazionale di Archeologia Classica come naturale prosecuzione dei Fasti Archeologici, la rivista che pubblicava su carta fino al 1998, ed oggi sostituita dalla versione digitale FOLD&R. Tra i più completi, frutto di un lavoro congiunto dell'Ancient World Mapping Center (University of North Carolina at Chapel Hill) con l'Institute for the Study of the Ancient World (New York University), è il sistema Pleiades: pone l'attenzione soprattutto su Mediterraneo e Asia Minore, ed inoltre viene pubblicato con la licenza libera CC-BY 3.0. Archaeology Data Service, lanciato sul web nel 1998, è forse il più complesso di questi progetti di ricerca: nato da un consorzio di università britanniche con il Council for British Archaeology per schedare l'attività archeologica nelle isole britanniche, col tempo si è ampliato con altri progetti di prospettiva europea. L'ADS si colloca all'interno del più ampio Arts and Humanities Data Service ed è associato nella Digital Preservation Coalition. In realtà esisteva un gruppo di lavoro, coordinato da Gloria Olcese, che aveva realizzato un atlante molto interessante dei centri di produzione ceramica mediterranei, con un database degli impasti: Immensa Aequora, finanziato con fondi dell'Unione Europea, purtroppo non è attualmente accessibile. Vengono spiegati i particolari del progetto, ma nulla è disponibile per il pubblico. Esistono anche altri progetti di minore portata, che hanno tuttavia il vantaggio di integrare Google Maps, come l'ArchAtlas dell'Università di Sheffield. Altri ancora si concentrano su determinate aree o regioni geografiche legate cronologicamente: il Digital Atlas di Harvard sul mondo romano tardoantico e medievale, altri concentranti sul Vicino Oriente biblico (il Digital Archaeological Atlas dell'Università dell'Arizona  e il Palestine Archaeological Databank and Information System della Sapienza Università di Roma). A latere: esistono anche degli aggregatori (siti che raccolgono informazioni o articoli da più siti diversi), e ne esistono anche per l'archeologia. Al momento consiglio Atlantides, legato al progetto Pleiades e tra i più completi.

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