Un giorno un ragazzo di Dakar mi ha detto al telefono: se io ti sposassi tu smetteresti di giocare a calcio? Gli ho buttato giù il telefono in faccia! Il calcio è la nostra priorità! (tratto da Ladies’Turn)
Settimana scorsa si è presentata un’occasione che aspettavo da mesi. Grazie al Centre audiovisuel Simone de Beauvoir che ha organizzato una serata per la proiezione di Ladies’ Turn in presenza della regista, Hélène Harder, e di una delle protagoniste, giornalista sportiva e presidente dell’associazione, Seyni Ndir Seck.
Ladies’ Turn è un film-documentario che parla di un progetto di sostegno e sviluppo del calcio femminile in Senegal; ne ero venuta a conoscenza mesi fa, grazie al trailer diffuso dai social network. E meno male che questi spazi virtuali di cui non potrei fare a meno esistono, solo loro riescono a sopperire alle vergognose lacune della stampa e media mainstream, ahimè sempre più sessisti e gossippari. Avete presente come parlano di sport femminile i nostri giornali?
Sappiamo bene come anche in Italia il calcio possa essere un tema centrale in materia di mitizzazione di sport maschili e di esclusione discriminatoria nei confronti di atlete donne. Lo sport è di per se un ambiente altamente discriminatorio, e lo capiamo anche solo guardando quando posto occupa nei media la presenza di sport femminili. Sui giornali italiani sono poche le atlete che ottengono uno spazio degno di attenzione, e spesso la comunicazione che le riguarda verte quasi esclusivamente sul loro corpo, l’erotizzazione di come sono abbigliate, o la loro vita sentimentale.
Inoltre parlare di sport al femminile tira in ballo caterve di stereotipi sessisti radicati insidiosamente ovunque, e quindi all’immagine delle nuotatrici di nuoto sincronizzato che mentre faticano come bestie devono sorridere graziosamente, o alle tenniste, di cui sui giornali vediamo soprattutto i culi sotto le gonnelline svolazzanti si accompagnano notizie di interesse internazionale tipo questa: le urla degli sofrzi delle atlete del tennis ricorda i mugolii di un orgasmo. Ma scherziamo????? C’é persino un gruppo facebook con ben due iscritti guardate qui . Anzi, meglio, rileggetevi questo post di Mary.
Mentre Federica Pellegrini nuotava alle olimpiadi di Londra 2012 ricordo che su twitter si sprecavano allusioni alle sue frequentazioni e vita sessuale. Parlare di nuoto sembrava forse fuori luogo? Ma purtroppo è un dato di fatto, lo sport femminile genera principalmente (fatta qualche rara eccezione) solo gossip.
E se invece volessimo parlare di calcio, sappiamo che In Italia la passione per le gesta dei calciatori nostrani sembra essere fondamentale: guai a chi tocca il calcio e i nostri calciatori, eroi nazionali contemporanei e simboli di machismo e virilità.
Ricordate la polemica sull’eventuale presenza di giocatori omosessuali nella nazionale di calcio? Ecco, già pensare che ci sia stato bisogno di discutere di questo argomento la dice lunga su come sport, e in particolare il calcio, siano tasti chiave ad alto contenuto simbolico per parlare di discriminazioni di genere. E se una ragazza che gioca a calcio viene ancora oggi in Italia come in Europa lapidariamente descritta come un “ragazzo mancato”, immaginate cosa possa voler dire invitare un gruppo di giovani senegalesi a scoprire e sviluppare una passione per il calcio, a smettere gli abiti tradizionali per indossare pantaloncini e scarpette e battersi in un torneo nazionale. Questo è quello che l’equipe fondatrice di Ladies’Turn ha iniziato a fare nel 2009.
PARLIAMO DI LADIES’TURN!
Sì perché Ladies turn non è solo un film, ma principalmente un’associazione nata per sensibilizzare i senegalesi al calcio femminile e promuovere, attraverso il calcio, l’emancipazione delle donne in Senegal. Per fare questo è stato organizzato un torneo che ha avuto luogo nel cuore dei quartieri di alcune città senegalesi. Sul loro sito trovate tutto, foto, storia, informazioni, in versione francese e inglese.
Guardate qui http://www.ladiesturn.org/LadiesTurn_English/LadiesTurn.html
Il documentario racconta quindi questa avventura, seguendo e raccogliendo testimonianze di tre delle 19 squadre in gioco, riprendendo alcuni momenti chiave dell’organizzazione e dello svolgimento del torneo. Devo ammettere che l’energia e la bellezza del vedere queste ragazze correre e affrontarsi sul campo mi hanno colpita particolarmente. Il video mostra immagini autentiche e simboliche che hanno il potere di scardinare, senza bisogno di passare per il fare teoria, un mare infinito di stereotipi. I clichés che vengono abbattuti sono molteplici, a partire dalle arbitrarie divisioni fra sport “da uomini” e sport “da donne”, fino alle millenarie tradizioni patriarcali che vogliono impedire alle donne del semplice diritto di avere del tempo libero di cui disporre autonomamente e di divertirsi lontano dalle responsabilità familiari. Chi lavora, l’uomo, ha orari di lavoro delimitati. Oltre a quelli, é libero. La donna, non avendo un vero lavoro, lavora a tempo pieno per la famiglia e non ha il diritto di fare qualcosa per se stessa.
Inoltre il film tocca nel vivo mille sfumature della cultura e storia senegalese, terra in cui i problemi culturali si legano anche ai possibili diversi modi di vivere e interpretare la religione, principalmente musulmana.
Nel film le giocatrici raccontano gioiosamente e con passione il loro amore per il calcio. Una di loro racconta con il sorriso sulle labbra come riesce a nascondere il suo appuntamento quotidiano con gli allenamenti per sfuggire alle insistenze dei genitori che la picchierebbero perché contrari.
Dalle parole di queste giovani emerge l’enorme fatica del confrontarsi con varie forme di sessismo quotidiano ma anche la determinazione assoluta del voler andare oltre, del voler lavorare sodo e allenarsi a fondo per realizzare il sogno di vincere il torneo, viaggiare, diventare famose e magari giocarsi la finale in un vero stadio. Sogni di gloria e passione, niente di più normale se non fosse che ad esserne protagoniste sono delle donne, per giunta senegalesi.
Non dobbiamo pensare che tutto questo non ci riguardi. Quando scegliamo che sport fare nel tempo libero, quando scegliamo a che corsi iscrivere i nostri figli ma soprattutto le nostre figlie facciamo una scelta importante molto significativa che incide realmente sul loro sviluppo fisico e cognitivo. Lo sport, praticato a livello amatoriale o professionale che sia, in Senegal, in Francia o in Italia poco importa, è il terreno in cui bambine e adolescenti possono costruire un rapporto migliore e consapevole con il proprio corpo e nello stesso tempo sviluppare fiducia in se stesse e autostima. Forza, determinazione, autostima, disciplina, spirito di gruppo. Dentro allo sport c’é questo é molto altro, si tratta di investire nel nostro approccio con noi stesse e con la società che ci circonda. Educarci (corpo e mente) ed educare. Anche per questo motivo l’esperienza di Ladies’Turn si rivela trasversalmente formativa anche per tutte noi.
Per avere un’idea più precisa del video, potete guardare qui su vimeo il trailer http://vimeo.com/40710250
Traduco rapidamente alcuni passaggi, in modo che anche chi di voi non parla francese possa capire qualcosa in più dello spirito e dei contenuti del documentario.
“Io ho sempre sognato di essere una pioniera del calcio femminile e ho avuto la fortuna di fare parte della prima equipe di calcio nazionale Senegalese: Non è mai stato facile per la nostra generazione, in Senegal come altrove, e mi piacerebbe che sorelle che verranno non incontrino le stesse difficoltà che abbiamo dovuto superare noi” ( Seyni Ndir Seck)
“ Stavamo andando ad allenarci e tre ragazzi ci hanno detto: andate a cucinare invece che correre dietro a un pallone! Si direbbe che non siete delle donne! “
“Ci fanno andare nei campi, ai pozzi, ci fanno fare le pulizie. Siamo obbligate ad alzarci alle 8 per andare a prendere l’acqua nei pozzi Noi donne vogliamo avere lo stesso statuto degli uomini!”
Vedere Ladies’Turn per me è stato come respirare una ventata di aria fresca. Se avete occasione, guardatelo. E magari invitate queste ragazze in Italia per diffondere il loro progetto. Sono toste e determinate, hanno moltissimo da dire. E’ bello vedere nuovi orizzonti aprirsi. E domenica la squadra senegalese delle Lionnes ha partecipato per la prima volta alla Coppa d’Africa di calcio femminile, nella Guinea Equatoriale. Durante la proiezione é stato presentato anche un gruppo di calciatrici LGBT di francesi, si chiamano Les Dégommeuses e su facebook le trovate qui. Il loro motto é: Foot for love!
Non viene voglia pure a voi di infilare parastinchi e scarpette e provarci? A me sì.
E, per restare in tema, ripropongo anche la lettura di qualche post pubblicato in passato ma purtroppo sempre attuale, come questo, e questo e questo. ecco perché dobbiamo sostenere LADIES’TURN!