- avevo cominciato a leggere i due grandi lamenti ebraici (Il lamento del prepuzio e Lamento di Portnoy)con l'intento di ridurli ad un unico post sui deliri del pene sminuzzato e del cibo kosher. Il problema è che sono due libri estremamente diversi. Auslander è il classico ebreo americano, paranoico e divertente, e il suo lamento era determinato da una certa condizione. Roth, invece, è un ebreo quasi europeo, che ha sdoganato quasi completamente la religione e il senso di colpa, a cui rimane, però, la curiosità di un bambino a cui viene offerto il mondo la prima volta. In più Roth non è quasi mai divertente, è un misantropo musone con tutta la cupezza dell'est piuttosto che la tracotante spavalderia di Brooklyn.
- Questo non è affatto il miglior libro di Roth, è anche quello che ho amato meno, per un problema fondamentalmente stilistico: il lunghissimo flusso di coscienza. Per quanto riguarda invece il condimento sessuale, fatto di seghe sui mezzi pubblici, rapporti con prostitute ciccione, un festival di pippe da tutte le angolazioni, mi rendo conto possa infastidire qualche lettore, ma il pansessualismo di Roth è forse ciò che amo di più, il ché ci porta direttamente all'ultimo punto.
- La differenza tra un grande scrittore e il mondo restante è nello "scrivere tra le righe". Lamento di Portnoy, a mio parere rimane un libro un po' debole (specialmente perché io amo il Roth osservatore esterno della scelleratezza umana, piuttosto che il fobico seduto dall'analista)ma non riuscivo a non immaginarmi Alex Portnoy come un moderno Don Giovanni ebreo, nel senso più teatrale e psicotico del termine. Perché la questione di Portnoy e di Don Giovanni non sta tanto nel ripassarsi qualsiasi femmina goy ma nella faticosa ricerca di qualcosa di eterno che si sovrappone, come una sagoma perfetta, al desiderio sessuale che irrimediabilmente si trasforma in morte alla fine della consumazione carnale. Ovviamente in Portnoy c'è tutto un contorno religioso che salta agli occhi, sebbene per me funzioni più da situazione che da condizione, ma rimane ancora lo zenit delle due storie, ossia il viaggio verso un buco nero che, nel caso di Portnoy, ha i confini di Israele, in cui noi, inermi lettori, possiamo al massimo guardare da lontano, abbandonadolo alla distruzione cieca, impersonale e libera.
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