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Laura MacLem: L’incanto di cenere

Creato il 28 gennaio 2014 da Martinaframmartino

 

Laura MacLem: L’incanto di cenere
In sé l’idea di riscrivere in chiave moderna una fiaba antica non ha nulla di nuovo. Se vogliamo anche le raccolte di fiabe che conosciamo, quelle dei fratelli Jacob e Wilhelm Grimm, di Charles Perrault o di Hans Christian Andersen sono raccolte di storie più antiche, e questi tre sono solo i nomi più noti. Quanto alla riscrittura, forse siamo più abituati alla riscrittura di opere classiche o di epopee antiche. Quante volte è stata narrata la storia di re Artù? Uno dei primi fantay che io abbia mai letto è stato Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, e potete facilmente immaginare l’effetto che ha avuto su di me. Ma quante altre epiche sono state rimodellate dai nostri autori, che siano romanzieri o sceneggiatori cinematografici? E quante volte?

Spesso le fiabe vengono confuse con le favole, e sono erroneamente associate alla sola infanzia. Se avete dubbi leggetevi Il mondo incantato di Bruno Bettelheim, saggio che ogni tanto cito, e poi ne riparliamo.

Laura MacLem: L’incanto di cenere
Molte volte le fiabe sono cattivissime, non confondetele con le versioni edulcorate narrate da Disney. E gli scrittori moderni ne hanno preso spunto nei modi più diversi. Ricordo che il primo testo che ho letto di Neil Gaiman – quando ancora non sapevo che esistesse uno scrittore di nome Neil Gaiman – è il racconto Neve, specchio, mele contenuto nell’antologia I tesori della fantasy. Penso che si capisca fin dal titolo a quale fiaba si è ispirato Gaiman, vero? Nello stesso volume si trovano due racconti di Tanith Lee, La gorgone, ovviamente basato sulla mitologia greca, e Quando batte l’ora, la cui protagonista ricorda una famosa fanciulla che dormiva in mezzo alla cenere. È inutile che proviate a cercarla, quell’antologia è fuori catalogo da anni. Un’altra antologia fuori catalogo, Fantasy, contiene Rosso come sangue, riscrittura della Lee della fiaba di Cappuccetto Rosso. E per uno dei racconti del Guardiano degli innocenti Andrzej Sapkowski si è basato, come già Gaiman, sulla storia di Biancaneve.

Questi sono racconti ma la cosa è fattibile pure con i romanzi, come dimostra La figlia della foresta di Juliet Marillier, derivata da I sei cigni.

Quante altre ne conoscete voi? Io ovviamente cito solo quelle che vengono in mente a me nel momento in cui mi piazzo davanti alla tastiera, magari ne ho pure lette altre e non mi ricordo. Una storia però, basata sulla fiaba di Cenerentola, la ricordo piuttosto bene visto che è uno degli ultimi libri che ho letto. Si tratta di L’incanto di cenere di Laura MacLem.

Il romanzo l’ho letto per caso: è stato spedito a una mia amica, la quale l’ha spedito a me. Possiamo dire che è un libro che ha viaggiato parecchio. Io lo avevo in giro per casa, non avevo niente di urgente da leggere e così l’ho iniziato. Mi ha piacevolmente sorpresa, almeno fino a un certo punto.

Laura MacLem: L’incanto di cenere
Tutti noi conosciamo la fiaba di Cenerentola, almeno a grandi linee. Io alle mie bimbe leggo la versione dei Fratelli Grimm, almeno quando non prendo in mano una delle varie raccolte di fiabe per bambini che possediamo e che, invariabilmente, contengono la versione di Perrault. Il motivo della mia decisione cercatelo nel saggio di Bettelheim, quella è sempre una lettura che fa bene. Ancora peggio va con la versione Disney, persino più zuccherosa di Perrault. L’incanto di cenere parte dalla versione Disney, ma è tutto fuorché zuccheroso.

Come faccio a dirlo? La zucca c’è nella versione di Perrault, e di conseguenza anche in Disney, che si è liberamente basato sullo scrittore francese. Le due sorellastre però nelle varie versioni della fiaba non hanno un nome, e solo Disney le chiama Anastasia e Genoveffa. La protagonista dell’Incanto di cenere si chiama Genevieve, sua sorella Anastasie e la sorellastra Christelle. Nomi, evidentemente, non scelti per caso.

Per raccontare la fiaba bastano 4-5 pagine, il romanzo si aggira sulle 200. Eppure non ho mai avuto l’impressione che la MacLem stesse allungando il brodo. In questo caso la cattiva è Christelle, e tutte le attenzioni si concentrano su Genevieve, la protagonista del romanzo. L’atmosfera è cupa, da romanzo gotico, ma all’inizio ci si chiede se davvero Christelle sia pericolosa quanto si sospetta. Abbastanza in fretta arriva un episodio inquietante e mortalmente pericoloso, ma poi la storia sembra diventare una normale vicenda di crescita di una nobile fanciulla d’altri tempi. Questa quanto meno è l’apparenza, ciò che percepiscono le persone che si muovono intorno a Genevieve ma lei, e noi con lei, sappiamo quanto il pericolo sia concreto. Lei perché conosce la sua sorellastra, noi perché conosciamo la fiaba. Laura è brava a riprendere gli elementi noti, ad approfondirli e a giocarvi, spesso ribaltandoli completamente. Conosciamo la fiaba, ma Disney ha edulcorato una versione già edulcorata. La MacLem no, lei ha recepito in pieno certe atmosfere dei Grimm e le ha riproposte con una diversa sensibilità e una diversa finalità. Qui a un certo punto si vira nell’horror, e visto che questo non è esattamente il mio genere preferito non ho gradito la cosa, anche se da un punto di vista narrativo regge.

Decisamente il libro mi ha sorpresa, e in parte mi è anche piaciuto. Il resto semplicemente non rientra nei miei gusti. Laura però sa tenere insieme una storia e guardare le cose in modo originale. Se volete conoscerla meglio vi segnalo questa bella intervista: http://www.fantasymagazine.it/interviste/18703/laura-maclem-e-la-fantasy/. Qui invece c’è un racconto suo, Non è successo: http://www.fantasymagazine.it/racconti/20058/non-a-successo/. Un estratto del libro: http://www.alilibri.it/servizi-mi/img/pdf/889531339.pdf.



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