Spesso le fiabe vengono confuse con le favole, e sono erroneamente associate alla sola infanzia. Se avete dubbi leggetevi Il mondo incantato di Bruno Bettelheim, saggio che ogni tanto cito, e poi ne riparliamo.
Molte volte le fiabe sono cattivissime, non confondetele con le versioni edulcorate narrate da Disney. E gli scrittori moderni ne hanno preso spunto nei modi più diversi. Ricordo che il primo testo che ho letto di Neil Gaiman – quando ancora non sapevo che esistesse uno scrittore di nome Neil Gaiman – è il racconto Neve, specchio, mele contenuto nell’antologia I tesori della fantasy. Penso che si capisca fin dal titolo a quale fiaba si è ispirato Gaiman, vero? Nello stesso volume si trovano due racconti di Tanith Lee, La gorgone, ovviamente basato sulla mitologia greca, e Quando batte l’ora, la cui protagonista ricorda una famosa fanciulla che dormiva in mezzo alla cenere. È inutile che proviate a cercarla, quell’antologia è fuori catalogo da anni. Un’altra antologia fuori catalogo, Fantasy, contiene Rosso come sangue, riscrittura della Lee della fiaba di Cappuccetto Rosso. E per uno dei racconti del Guardiano degli innocenti Andrzej Sapkowski si è basato, come già Gaiman, sulla storia di Biancaneve.Questi sono racconti ma la cosa è fattibile pure con i romanzi, come dimostra La figlia della foresta di Juliet Marillier, derivata da I sei cigni.
Quante altre ne conoscete voi? Io ovviamente cito solo quelle che vengono in mente a me nel momento in cui mi piazzo davanti alla tastiera, magari ne ho pure lette altre e non mi ricordo. Una storia però, basata sulla fiaba di Cenerentola, la ricordo piuttosto bene visto che è uno degli ultimi libri che ho letto. Si tratta di L’incanto di cenere di Laura MacLem.
Il romanzo l’ho letto per caso: è stato spedito a una mia amica, la quale l’ha spedito a me. Possiamo dire che è un libro che ha viaggiato parecchio. Io lo avevo in giro per casa, non avevo niente di urgente da leggere e così l’ho iniziato. Mi ha piacevolmente sorpresa, almeno fino a un certo punto.
Tutti noi conosciamo la fiaba di Cenerentola, almeno a grandi linee. Io alle mie bimbe leggo la versione dei Fratelli Grimm, almeno quando non prendo in mano una delle varie raccolte di fiabe per bambini che possediamo e che, invariabilmente, contengono la versione di Perrault. Il motivo della mia decisione cercatelo nel saggio di Bettelheim, quella è sempre una lettura che fa bene. Ancora peggio va con la versione Disney, persino più zuccherosa di Perrault. L’incanto di cenere parte dalla versione Disney, ma è tutto fuorché zuccheroso.Come faccio a dirlo? La zucca c’è nella versione di Perrault, e di conseguenza anche in Disney, che si è liberamente basato sullo scrittore francese. Le due sorellastre però nelle varie versioni della fiaba non hanno un nome, e solo Disney le chiama Anastasia e Genoveffa. La protagonista dell’Incanto di cenere si chiama Genevieve, sua sorella Anastasie e la sorellastra Christelle. Nomi, evidentemente, non scelti per caso.
Per raccontare la fiaba bastano 4-5 pagine, il romanzo si aggira sulle 200. Eppure non ho mai avuto l’impressione che la MacLem stesse allungando il brodo. In questo caso la cattiva è Christelle, e tutte le attenzioni si concentrano su Genevieve, la protagonista del romanzo. L’atmosfera è cupa, da romanzo gotico, ma all’inizio ci si chiede se davvero Christelle sia pericolosa quanto si sospetta. Abbastanza in fretta arriva un episodio inquietante e mortalmente pericoloso, ma poi la storia sembra diventare una normale vicenda di crescita di una nobile fanciulla d’altri tempi. Questa quanto meno è l’apparenza, ciò che percepiscono le persone che si muovono intorno a Genevieve ma lei, e noi con lei, sappiamo quanto il pericolo sia concreto. Lei perché conosce la sua sorellastra, noi perché conosciamo la fiaba. Laura è brava a riprendere gli elementi noti, ad approfondirli e a giocarvi, spesso ribaltandoli completamente. Conosciamo la fiaba, ma Disney ha edulcorato una versione già edulcorata. La MacLem no, lei ha recepito in pieno certe atmosfere dei Grimm e le ha riproposte con una diversa sensibilità e una diversa finalità. Qui a un certo punto si vira nell’horror, e visto che questo non è esattamente il mio genere preferito non ho gradito la cosa, anche se da un punto di vista narrativo regge.
Decisamente il libro mi ha sorpresa, e in parte mi è anche piaciuto. Il resto semplicemente non rientra nei miei gusti. Laura però sa tenere insieme una storia e guardare le cose in modo originale. Se volete conoscerla meglio vi segnalo questa bella intervista: http://www.fantasymagazine.it/interviste/18703/laura-maclem-e-la-fantasy/. Qui invece c’è un racconto suo, Non è successo: http://www.fantasymagazine.it/racconti/20058/non-a-successo/. Un estratto del libro: http://www.alilibri.it/servizi-mi/img/pdf/889531339.pdf.