Maledette intercettazioni telefoniche. Ora ne spunta una nella quale Valter Lavitola si vanta di avere come sponsor politico nientepopodimenoché il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. Dice l’onnipotente Valter a Francesco Colucci, questore della Camera: “...perché qua ci sta Elio Vito che dice che se lo deve scegliere lui il sottosegretario, deve essere la...come si chiama...la Santanché, che è invisa al Vaticano, mentre invece Bertone ha chiamato Letta per me...ma che cazzo, possibile che io devo rimanere appeso, ha detto lui va bé mo’ me ne occupo”. Sul fatto che il Vaticano, ad altissimi livelli, sponsorizzi Lavitola, stendiamo un sudario pietoso. E se è vero che questa classe dirigente deve andarsene, sarebbe il caso che anche la Curia romana iniziasse a fare pulizia, perché il problema serio della Chiesa non è solo la pedofilia ma anche una inconfutabile passione per il denaro che la rende più simile ai mercanti del tempio che non al tempio. Ma che la Santa Sede sponsorizzi questa ghenga di cattolici per convenienza, e baciapile per vocazione, è cosa risaputa e che non sia propensa a tagli di teste netti e decisi lo si sa dai tempi di Marcinkus. Maledette intercettazioni telefoniche. Sempre Francesco Colucci consiglia a Lavitola di muoversi per andare a fare il commissario per la ricostruzione all’Aquila. E quando il littizzettiano testa di Valter gli chiede se “solo in Abruzzo o dell’intera Protezione Civile”, il questore gli risponde: “No, all’Aquila, alla Protezione Civile no, perché ti metteresti dentro un merdaio, dai rifiuti alle madonne eccetera, è meglio che tu stia alla larga, non a caso ho detto all’Aquila. Sai che significa, che saresti il padrone dell’Abruzzo”. E ha aggiunto: “Perché adesso è inutile che mette Chiodi (il governatore abruzzese, nda). Chiodi non farà un cazzo, perché è un rammollito, è uno che non ha entusiasmo nelle cose, vedi come sta amministrando ‘sta regione, per fare una norma ci mette dieci anni”. La rete di malaffare, connivenze, complicità che circonda Lavitola è impressionante. Un personaggio al quale non si darebbe un soldo bucato, entra ed esce dalle stanze del potere quando e come vuole, trascinandosi appresso un’Italia che non riconosciamo più e costringendo a mentire spudoratamente anche il ministro “occhio languido” Frattini che nega che Lavitola abbia mai preso parte a vertici internazionali, salvo essere smentito dagli scatti di un fotografo che li ritrae insieme in Albania. E ancora guai per Berlusconi. In attesa che lo spirito santo lo illumini entro questa settimana per mettere in piedi uno straccio di decreto sullo sviluppo che abbia un senso, Silvio deve fare i conti con i veti incrociati per la nomina del nuovo Governatore di Bankitalia. Draghi ha già fatto il passaggio delle consegne con Trichet, diventando di fatto il presidente della Bce, ma su chi ne prenderà il posto a Palazzo Koch vige ancora la più incredibile delle indecisioni. Tremonti vuole imporre il suo candidato, Silvio non può fare la parte del figurante e vuole il suo, il Presidente Napolitano li boccia tutti e due e la sinistra propone Saccomanni. Insomma, non se ne verrà fuori se non con un colpo d’imperio dell’unico al quale la Costituzione affida la nomina del Governatore che poi è il presidente del consiglio. Nel frattempo l’Europa, come il resto del mondo, ci snobba. Summit anticrisi in Germania fra Sarkò, la Merkel, la Bce e il Fondo Monetario Internazionale. E l’Italia? È occupata a discutere dei ministeri leghisti di Monza che il tribunale del lavoro di Roma ha dichiarato antisindacali, scatenando l’ira di Calderoli, momentaneamente sceso dalla palma per parlare con i giornalisti, e dire loro: “I giudici non hanno la facoltà di chiuderli”, senza considerare che lui non ne aveva nessuna per aprirli. Perla della perle e ciliegina sulla torta, la presa di posizione del Cocer dei Carabinieri che, come tutti sanno, non c’entra nulla con i black bloc (forse). Il sindacato interno dell’Arma ha diramato un comunicato durissimo che vale la pena di riportare nella sua parte più dirompente e che poco c’azzecca con “l’usi obbedir tacendo”. Scrive il Cocer: “I carabinieri sono stanchi di sottacere e di subire le imposizioni di un governo che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per giustificare i propri sprechi (auto blu con scorta, autisti/maggiordomi, segretari, vigilanze) e che continua a chieder loro sacrifici economici. Oggi abbiamo un dato di fatto oggettivo: la sicurezza per l’italiano è gravemente compromessa. Garantire sicurezza, per i Carabinieri, vuol dire lavorare gratis, per i nostri amabili parlamentari vuol dire aumento di servizi di esclusiva utilità gratuiti perché pagati con i sacrifici dei cittadini tutti e con i tagli ai servitori dello stato garanti dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Non è un documento degli Indignados, ma dell’Arma dei Carabinieri. Cos’altro deve accadere per mandarli tutti a casa non si sa. O forse si.
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Lavitola, Bertone, Frattini, Calderoli e il solito Silvio. Si sono stancati perfino i carabinieri.
Creato il 20 ottobre 2011 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Maledette intercettazioni telefoniche. Ora ne spunta una nella quale Valter Lavitola si vanta di avere come sponsor politico nientepopodimenoché il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato Vaticano. Dice l’onnipotente Valter a Francesco Colucci, questore della Camera: “...perché qua ci sta Elio Vito che dice che se lo deve scegliere lui il sottosegretario, deve essere la...come si chiama...la Santanché, che è invisa al Vaticano, mentre invece Bertone ha chiamato Letta per me...ma che cazzo, possibile che io devo rimanere appeso, ha detto lui va bé mo’ me ne occupo”. Sul fatto che il Vaticano, ad altissimi livelli, sponsorizzi Lavitola, stendiamo un sudario pietoso. E se è vero che questa classe dirigente deve andarsene, sarebbe il caso che anche la Curia romana iniziasse a fare pulizia, perché il problema serio della Chiesa non è solo la pedofilia ma anche una inconfutabile passione per il denaro che la rende più simile ai mercanti del tempio che non al tempio. Ma che la Santa Sede sponsorizzi questa ghenga di cattolici per convenienza, e baciapile per vocazione, è cosa risaputa e che non sia propensa a tagli di teste netti e decisi lo si sa dai tempi di Marcinkus. Maledette intercettazioni telefoniche. Sempre Francesco Colucci consiglia a Lavitola di muoversi per andare a fare il commissario per la ricostruzione all’Aquila. E quando il littizzettiano testa di Valter gli chiede se “solo in Abruzzo o dell’intera Protezione Civile”, il questore gli risponde: “No, all’Aquila, alla Protezione Civile no, perché ti metteresti dentro un merdaio, dai rifiuti alle madonne eccetera, è meglio che tu stia alla larga, non a caso ho detto all’Aquila. Sai che significa, che saresti il padrone dell’Abruzzo”. E ha aggiunto: “Perché adesso è inutile che mette Chiodi (il governatore abruzzese, nda). Chiodi non farà un cazzo, perché è un rammollito, è uno che non ha entusiasmo nelle cose, vedi come sta amministrando ‘sta regione, per fare una norma ci mette dieci anni”. La rete di malaffare, connivenze, complicità che circonda Lavitola è impressionante. Un personaggio al quale non si darebbe un soldo bucato, entra ed esce dalle stanze del potere quando e come vuole, trascinandosi appresso un’Italia che non riconosciamo più e costringendo a mentire spudoratamente anche il ministro “occhio languido” Frattini che nega che Lavitola abbia mai preso parte a vertici internazionali, salvo essere smentito dagli scatti di un fotografo che li ritrae insieme in Albania. E ancora guai per Berlusconi. In attesa che lo spirito santo lo illumini entro questa settimana per mettere in piedi uno straccio di decreto sullo sviluppo che abbia un senso, Silvio deve fare i conti con i veti incrociati per la nomina del nuovo Governatore di Bankitalia. Draghi ha già fatto il passaggio delle consegne con Trichet, diventando di fatto il presidente della Bce, ma su chi ne prenderà il posto a Palazzo Koch vige ancora la più incredibile delle indecisioni. Tremonti vuole imporre il suo candidato, Silvio non può fare la parte del figurante e vuole il suo, il Presidente Napolitano li boccia tutti e due e la sinistra propone Saccomanni. Insomma, non se ne verrà fuori se non con un colpo d’imperio dell’unico al quale la Costituzione affida la nomina del Governatore che poi è il presidente del consiglio. Nel frattempo l’Europa, come il resto del mondo, ci snobba. Summit anticrisi in Germania fra Sarkò, la Merkel, la Bce e il Fondo Monetario Internazionale. E l’Italia? È occupata a discutere dei ministeri leghisti di Monza che il tribunale del lavoro di Roma ha dichiarato antisindacali, scatenando l’ira di Calderoli, momentaneamente sceso dalla palma per parlare con i giornalisti, e dire loro: “I giudici non hanno la facoltà di chiuderli”, senza considerare che lui non ne aveva nessuna per aprirli. Perla della perle e ciliegina sulla torta, la presa di posizione del Cocer dei Carabinieri che, come tutti sanno, non c’entra nulla con i black bloc (forse). Il sindacato interno dell’Arma ha diramato un comunicato durissimo che vale la pena di riportare nella sua parte più dirompente e che poco c’azzecca con “l’usi obbedir tacendo”. Scrive il Cocer: “I carabinieri sono stanchi di sottacere e di subire le imposizioni di un governo che continua imperterrito a penalizzarli economicamente per giustificare i propri sprechi (auto blu con scorta, autisti/maggiordomi, segretari, vigilanze) e che continua a chieder loro sacrifici economici. Oggi abbiamo un dato di fatto oggettivo: la sicurezza per l’italiano è gravemente compromessa. Garantire sicurezza, per i Carabinieri, vuol dire lavorare gratis, per i nostri amabili parlamentari vuol dire aumento di servizi di esclusiva utilità gratuiti perché pagati con i sacrifici dei cittadini tutti e con i tagli ai servitori dello stato garanti dell’ordine e della sicurezza pubblica”. Non è un documento degli Indignados, ma dell’Arma dei Carabinieri. Cos’altro deve accadere per mandarli tutti a casa non si sa. O forse si.
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