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Lavoro sull’immagine di sé tra colore e testo scritto

Da Anna

 

Lavoro sull’immagine di sé tra colore e testo scritto

foto:flickr

di Anna Perna 
L’approccio proposto sull’esplorazione dell’immagine di sé si nutre di differenti metodologie. L’approccio rogersiano centrato sulla persona su base fenomenologica-esistenziale, integrato con il sistema diagnostico ed evolutivo hanno mostrato che quando l’individuo sperimenta nella relazione consulenziale alcune condizioni facilitanti - l’empatia, la considerazione positiva e incondizionata - la congruenza personale tende al buon funzionamento, pur senza raggiungere completamente il modello ideale.
Con il buon funzionamento psicologico si manifesta la capacità di porsi creativamente nelle situazioni accettando le trasformazioni che lo stesso processo vitale richiede. Lo sviluppo della creatività, dell’arte e della sensibilità estetica è considerato parte della maturazione psicologica dell’individuo.
Quindi, la creatività e l’espressione artistica non sono più soltanto percepite come opera di artisti riconosciuti in possesso di capacità innovative esclusive, sono invece, considerate proprie di ogni individuo e tali da essere potenzialmente sviluppate da ciascuno quando vi siano circostanze favorevoli e facilitanti. Numerose esperienze e osservazioni ci mostrano che la tendenza allo sviluppo delle potenzialità individuali si manifesta con la tendenza alla formatività, quella tendenza attualizzante che comprende processo emozionale, contenuti cognitivi, creativi ed estetici (Natalie Rogers, connessione creativa)
Le attività artistico espressive favoriscono il processo di focalizzazione sull’esperienza attuale del cliente nelle sue componenti emozionali e cognitive e la sua successiva rappresentazione con la forma simbolica - pittura, disegno, scrittura, movimento, ecc – proposta.
Gli strumenti e le riflessioni su questo lavoro si nutro con le tecniche del livello immaginativo ideate dalla Psicoterapia della Gestalt. Un percorso di esplorazione può essere articolato intorno ad alcuni temi/stimolo, che permettono un’esperienza pratica diretta, sulla base della quale si va a sviluppare la consapevolezza personale, l’attitudine all’osservazione fenomenologica, la discussione e il confronto empatico con le esperienze degli altri membri del gruppo. C’è una fase di contatto sensoriale profondo, che fa nascere un senso di fusione con i materiali che serviranno all’espressione. E poi c’è l’emozione connessa al fatto di aver dato forma a qualcosa che stava dentro, e che è diventato ora un oggetto esterno. L’immagine contiene forma, contenuto e processo, è nello stesso tempo simbolo, messaggio comunicativo e prodotto del lavoro soggettivo. Nell’immagine prodotta riconosciamo un tentativo di unire ed integrare stimoli, memorie, fantasie e sensazioni che provengono sia dal mondo interiore che dall’ambiente esterno. Il mezzo artistico ha questa doppia natura, di poter essere assimilato come parte di noi, prolungamento della mano o parte del nostro corpo, o di essere trattato come materia esterna, oggetto esterno, e quindi osservato, soppesato, sperimentato. Il modo in cui il materiale creativo viene trattato parla di una speciale relazione, della facilità o meno con cui la realtà esterna può essere esplorata, conosciuta e riconosciuta nelle sue caratteristiche, utilizzata, manipolata e assimilata, resa parte di noi.
1. La creatività e l’uso del colore
Lo studio del colore, della sua “ESSENZA”, smuove qualcosa del mondo interiore che innesca un processo di trasformazione, di arricchimento, di crescita sia personale-interiore, sia delle relazioni interpersonali e di gruppo. Per fare ciò ho scelto una forma d’arte informale qual è l’Action Painting in quanto attraverso di essa si cerca di distogliere l’attenzione dal riprodurre oggetti attraverso il senso estetico convenzionale, cercando invece di stuzzicare le emozioni dando libera espressione alle forze creative istintive di ciascuna persona. L'artista che più di tutti viene associato all' l’Action Painting è Jackson Pollock, che descrisse con grande acutezza il suo stato d'animo quando dipingeva le tele stese sul pavimento: "Mi sento più vicino al dipinto, parte di esso, perché con questo metodo ci posso camminare intorno, posso lavorarlo da ogni lato ed essere letteralmente dentro il dipinto... Quando sono dentro al mio dipinto, non sono cosciente di quello che faccio. Solo in seguito, dopo aver preso familiarità col risultato, capisco ciò che ho fatto. Non ho paura di cambiare, di distruggere l'immagine, perché il dipinto vive di vita propria. Io cerco solo di farla venire fuori". Le immagini così ottenute si presentano come un caotico intreccio di segni colorati, in cui non è possibile riconoscere alcuna forma. I quadri informali sono pertanto la negazione di una conoscenza razionale della realtà, ossia diventano la rappresentazione di un universo caotico in cui non è possibile porre alcun ordine razionale. In tal modo l’esperienza artistica diventa solo testimonianza dell’essere e dell’agire. Questa attività spontanea è l'azione del pittore, che semplicemente danza o sta in piedi sulle tele lasciando semplicemente cadere il colore dove il subconscio mentale vuole, quindi lasciando che la parte inconscia della psiche si esprima. Attraverso la pittura, ognuno racconta cosa ha dipinto, cosa gli è piaciuto e cosa no, se ha sentito resistenze verso un colore, che sensazioni ha sentito. La persona parla dalla pittura e contemporaneamente parla di sé; partendo dal lavoro pittorico esprime il suo vissuto: di desiderio, di spensieratezza, di ricordi, di distruzione, di malinconia. L’esercizio dell’ascolto del proprio elaborato, evidenzia da una parte l’armonia dei colori e dall’altra la percezione di sé nel qui ed ora con la consapevolezza del proprio potere personale.
2. La scrittura emozionale
Davanti all’opera creativa, la mente logica deve arrestarsi, e deve entrare in scena la mente narrativa, la mente che osserva, che descrive, che racconta, che evoca, che cerca il senso. Ecco che il significato si forma non come una griglia di concetti e regole da applicare ma come scioglimento di emozioni, come aggregato di altre immagini, ricordi, evocazioni, che dall’opera creativa nascono, come sviluppo narrativo di me che mostro la mia opera e degli altri che mi chiedono, che sentono, vivono, il significato che io stesso trovo, cerco, costruisco. La attenzione fenomenologica è lo strumento di questo processo, una attenzione carica di calore, carica dell’esperienza condivisa, viva e attiva, ma sempre cauta davanti al limite del mistero che ogni individuo ha il diritto di conservare per sé.
Si tratta, perciò, di recuperare il mondo dell'io. Dalla scrittura del visibile si passa così a quella dell'invisibile: inizia il viaggio verso l'interno, verso le impronte della memoria, l'infanzia e il mito. Quello che emerge è l’uso della scrittura emozionale come contatto con la realtà. Lo scrivere può quindi essere inteso come un atto di attribuzione di realtà alle cose. Nello stesso tempo si configura come una forma rinnovata di sguardo ad esse rivolto. La scrittura favorisce l'acquisizione di un nuovo sguardo e di una nuova attenzione. Un'altra importante funzione che la scrittura emozionale assolve è quella espressiva. Essa consente la manifestazione dell'io di chi scrive e viene avvertita da chi lo pratica come attività liberatoria e piacevole. Rende possibile la comunicazione di contenuti e favorisce un processo di conoscenza di sé. La scrittura emozionale è soprattutto scrittura vivente, con la quale amplificare il battito del proprio cuore o creare una eco al ritmo del proprio respiro. Grazie ad essa è la persona nella sua interezza che si mostra. Ciò che essa produce è una salutare "ginnastica dell'essere" nelle sue molteplici sfaccettature". La scrittura emozionale favorisce anche la crescita e l'evoluzione dell'io. Ciò che per suo tramite può attuarsi è una vera e propria costruzione della persona. Certo, la scrittura da sola non basta a garantire il compiersi di un'impresa così delicata e complessa quale è quella relativa alla formazione di un essere; ma è altrettanto certo che l'apporto fornito dalla scrittura si muove proprio in questa direzione. Il fine è sempre lo stesso cioè pervenire ad una forma di esistenza più completa ed autentica.


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