A Strasburgo i nostri rappresentanti hanno approvato a maggioranza quasi assoluta una risoluzione che riconosce agli omosessuali, fra le altre cose, il “diritto alla famiglia”. Abbiamo così avuto certificazione, se mai ne avessimo avuto bisogno, che la lezione magistrale del Papa al Bundestag è stata un’ennesima perla gettata ai porci che si ingozzano ad ogni trogolo parlamentare: il diritto positivo è fondato su un paralogismo e come tale è fonte vivace di paradossi, spinto al suo estremo non si limita più soltanto a consentire l’innaturale ma pretende anche di ratificare l’impossibile. Questo del parlamento europeo è un paradigmatico esempio di potere esercitato separatamente dalla giustizia: se la natura ha concesso la generazione solo fra un maschio e una femmina non si comprende in che modo si possa estendere tale diritto anche a due maschi o a due femmine se non prima spogliandone i suoi detentori originari, la cui complementarietà sessuale e genetica diverrebbe dunque funzionale alle pretese degli omosessuali. In tal senso ben si coniugano queste pretese, che sono in sostanza l’accesso all’istituzione matrimoniale (e alle sue prerogative economiche) e l’adozione di bambini, con l’impotentia generandi che flagella le coppie occidentali, le quali possono così trovare uno sfogo sensato alla fregola e magari un profitto extra-lavorativo nel produrre figli per altri. Il diritto, preso in quest’accezione, diviene l’arte fraudolenta di aggirare i decreti immutabili della natura, delegando alle propaggini mefistofeliche della tecnica il compito di realizzare i sortilegi promessi dal patto faustiano stretto da un popolo con i suoi governanti, i quali dovranno quindi assicurare non solo figli ai sodomiti ma anche metamorfosi transessuali, elisir d’eterna giovinezza, pozioni infanticide, vite di durata biblica e qualsiasi altro parto mostruoso della fantasia il cui costo si possa scaricare sull’assistenza sanitaria. Quando i diritti umani oltrepassano i diritti naturali divengono diritti divini, e questi agli uomini non sono concessi.
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