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Stasera però, scorrendo la mia Home di Twitter, ho notato un argomento che mi ha colpito e subito la voglia di scrivere ha prevalso su tutto il resto.
Sull'onda delle parole espresse dalla Presidente della Camera Boldrini, ho notato diversi commenti riguardanti il ruolo della donna mostrato nelle pubblicità, che spesso la presentano dedita nelle attività domestiche, come responsabile della cucina e della tenuta della casa.
Non posso non ammettere che molto spesso gli spot e le inserzioni promozionali sui mass media risultano banali e scontati, non c'è dubbio, seguono "luoghi comuni" ed "immagini" che rimangono immutati negli anni, spesso non accorgendosi dei cambiamenti nella società.
La donna, però, non credo abbia bisogno di pubblicità per emergere.
Guardando all'Italia, rappresentata dal Presidente Boldrini sicuramente esistono dei gap rilevanti, soprattutto nel mondo lavorativo, tra donne e uomini.
Questa situazione di discrepanza, tuttavia, non credo sia derminata dagli spot pubblicitari, quanto piuttosto da una scarsità (e in certi casi assenza) di misure volte a conciliare, per le donne (e anche per gli uomini) i vari aspetti della vita.
Le donne (in Italia) negli ultimi decenni hanno iniziato ad affrontare mediamente percorsi formativi, accademici e professionali di livello pari a quello degli uomini e, spesso, non hanno nessunissima voglia di sentir ancora parlare di "sessismo", "maschilismo" e "femminismo".
Le donne hanno una grande forza di volontà, anche se permangono situazioni di difficoltà occupazionale in molte parti del Paese, aggravate dalla crisi economica che sta pesando sul Lavoro, sia maschile che femminile.
Quello che mi piacerebbe sentire da parte della Presidente Boldrini, e di tutti coloro che ci rappresentano, sarebbe non tanto una preoccupazione sulle pubblicità, sui mass media, sulla comunicazione, ma piuttosto una preoccupazione su come favorire una affermazione delle donne nel mondo lavorativo, cosiccome degli uomini, con un occhio di riguardo sulle tematiche riguardanti la conciliazione degli impegni professionali (sempre più pressanti) con la vita privata e familiare.
Piuttosto che riflettere sulle pubblicità delle merendine o dei prodotti alimentari e di pulizia, perchè non riflettiamo seriamente su cosa le nostre città e i nostri paesi offrono per venire incontro a tutte quelle donne che non vogliono rinunciare alla propria carriera professionale, ma neppure rinunciare alla propria famiglia e alla propria vita privata?
Nel mondo del lavoro tra le persone neoassunte le donne rappresentano una quota sempre maggiore, soprattutto in certi settori, soprattutto al nord, come anche tra i laureati di eccellenza o tra i lavoratori specializzati.
La distinzione tra uomo e donna nelle nostre menti non è dettata dalle pubblicità, ma spesso dall'assenza di politiche concrete che mirino ad eliminarla!
Parlo da giovane lavoratrice, da poco uscita dal mio percorso accademico e da poco entrata in una nuova esperienza professionale molto impegnativa. Nella mia vita vorrei poter non rinunciare a niente. Spero la mia carriera e la mia famiglia (quella di origine e quella che spero costruirò in fururo) possano convivere. Quello che vorrei è che questo fosse possibile per tante donne e tanti uomini come me, lungo tutta la Penisola... e renderlo possibile credo sia il compito di chi ha il compito di governarci e rappresentarci.. pubblicità a parte.
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