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"Le due facce dell'Amore". Parliamone

Da Giocare Per Crescere
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Proprio l'altro giorno scambiavo quattro chiacchiere con un'amica, madre di un bellissimo bambino di sei anni, al quale sin dal suo primo vagito ha deciso di dedicare la sua intera esistenza, voltando  le spalle per questo ad una carriera di tutto rispetto... 

 

Ebbene questa mia amica si lamentava del fatto che il suo piccolo, anche a detta delle insegnanti, appariva meno autonomo, più insicuro e meno incline a sopportare le frustrazioni, rispetto ai suoi coetanei.

"Non capisco! io che sono sempre stata attenta ad ogni suo bisogno, presente da quando apre gli occhi al mattino a quando li chiude la sera, compagna di giochi, risolutrice di problemi e difficoltà... ora mi trovo in questa situazione. Sento di avere fallito nel mio ruolo di madre!"

"...a volte con le migliori intenzioni si ottengono i risultati peggiori..." rispondo io.

 

La questione non è quindi madri che lavorano rispetto a quelle che madri lo sono a tempo pieno, quanto piuttosto in quale modo abbiamo vissuto o stiamo vivendo tale scelta.

Sembra banale, ma questo aspetto avrà un'importanza fondamentale nel determinare il nostro stile educativo.


Consideriamo ad esempio una donna che ha scelto di continuare a lavorare nonostante l'arrivo di un bimbo...

Se la sua scelta è costantemente messa in discussione dai suoi sensi di colpa, le sue azioni saranno finalizzate più a mettere a tacere la propria coscienza che a fornire al bimbo una chiara linea educativa ed un moderato sostegno che lo faccia crescere nel migliore dei modi.

Potranno quindi verificarsi situazioni in cui, ogni lamentela, pretesa o contestazione del piccolo venga soddisfatta, nel tentativo di trascorrere quel poco tempo che ha a disposizione in modo sereno.

Tale condizione rischia però di allontanare il genitore dalla mansione principale che spetta lui, quello cioè di rappresentare una guida per il proprio bambino attraverso uno stile educativo fermo e coerente.

 

Allo stesso modo una madre che ha scelto di dedicarsi a tempo pieno alla famiglia più o meno inconsapevolmente potrebbe rischiare di sovrainvestire la decisione presa, incappando nell'errore di adottare uno stile troppo interventista col proprio bambino, impedendogli di vivere quelle necessarie aree di autonomia indispensabili ad un naturale processo di individualizzazione. 

 

E' evidente quindi che una scelta non è migliore rispetto all'altra, ciò che fa la differenza è il significato che attribuiamo ad essa e le modalità comportamentali e relazionali ad essa conseguenti.

Sono convinta che indipendentemente da quello che si fa, fondamentale è mantenere la rotta rispetto alle nostre certezze di genitori.

 

Per quanto mi riguarda, la Stella Polare che mi guida, anche quando i capricci e le proteste del mio Angelo Ribelle vorrebbero deviazioni di rotta, è fatta di poche ma radicate convinzioni: l'essere prima di tutto esempio e guida per il mio bambino attraverso atteggiamenti fermi e coerenti che, se da un lato trasmettono amore, dall’altro proprio in funzione di questo sentimento cercano di non perdersi in esso.

 


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COMMENTI (1)

Da sarina84
Inviato il 28 gennaio a 14:52
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sono assolutamente solidale con questa opinione... bel post, complimenti!