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Le fatiche di ercole: il leone di nemea

Creato il 27 ottobre 2013 da Giuseppeg
LE FATICHE DI ERCOLE: IL LEONE DI NEMEA La prima delle cosiddette ‘fatiche di Ercole' - che poi, parliamoci chiaro, proprio fatiche non erano per un colosso come lui! - aveva a che fare con il leone nemeo. Ora, che un leone scorrazzasse tranquillamente per la Grecia ci fa capire che si tratta di tempi certamente antichissimi, quando gli eroi non si erano ancora estinti e i leoni non si erano ancora accasati nelle savane africane. Dunque, dicevamo, cosa aveva fatto di male questo leone per incappare nelle ire di Ercole? Niente, semplicemente seminava il panico nella città di Nemea, nel Peloponneso. A questo punto Ercole, inviato lì da Euristeo, si diresse verso la selva dove abitava il leone e per prima cosa gli rovesciò addosso un folto nugolo di frecce. Ma non servì a molto: la criniera della bestia era una protezione invulnerabile, e nemmeno un centinaio di lance avrebbe potuto scalfirla. Senza pensarci troppo su, Ercole mise mano alla sua famosa clava e, dopo aver pedinato il leone gli tese un agguato nella sua stessa tana: bloccò l’uscita con un masso e in un momento gli fu addosso. Fu un combattimento memorabile: il leone arrancava nel buio, mordendo alla cieca e menando a vuoto delle enormi zampate, mentre Ercole lo afferrava da dietro, bloccandone il più possibile i movimenti e colpendolo nell’unico modo possibile, ovverosia strozzandolo. Alla fine, dopo alcuni scossoni il grande leone crollò morto per terra. A quel punto non restava che prendergli la sua bella criniera: ma non era così facile come poteva sembrare.
La pelliccia infatti resisteva a ogni tentativo di assalto, e fu solo grazie a un vero e proprio colpo di genio che il nostro eroe ne venne fuori. Come fece? Semplice: usò i suoi stessi artigli per aprirsi un varco nella criniera, e in men che non si dica saltò fuori dalla tana imbacuccato nella pelle di leone, che è poi la sua tenuta per eccellenza.
LE FATICHE DI ERCOLE: IL LEONE DI NEMEA Molto bene, ma chi era Euristeo? Un antipaticone, tanto per cominciare; un approfittatore e un brutto ceffo. Era anch’egli un discendente di Zeus, un discendente indiretto e per nulla importante. Fatto sta che, mentre stava per nascere, il padre degli dei si lasciò andare ad un solenne giuramento al cospetto dell’Olimpo al gran completo: giurò che il rampollo che gli fosse nato quel giorno avrebbe regnato di diritto su Argo, Micene e Tirinto e che tutti avrebbero dovuto ubbidirgli. Ora, il vecchio volpone si riferiva naturalmente al piccolo Eracle (nome greco di Ercole), frutto del flirt con Alcmena e la cui nascita era prevista proprio quel giorno. Ma Era, che era più furba di lui, pensò bene di invertire le parti: accelerò così la nascita di Euristeo facendo in modo che ad Alcmena non si rompessero le acque per almeno ventiquattr’ore. Alla fine la frittata era fatta: per non doversi rimangiare la parola, il sommo Zeus dovette acconsentire a dare tutto il potere a quell'altro, seppure controvoglia. I due coniugi litigarono parecchio nel chiuso delle loro stanze, e dopo un lancio cospicuo di insulti e di coppe d’ambrosia finalmente arrivarono a un compromesso: Eracle avrebbe dovuto servire Euristeo compiendo per lui dodici imprese precise. Dopo di che, si sarebbe svincolato dalla sua autorità e avrebbe raggiunto, persino, l’immortalità.
LE FATICHE DI ERCOLE: IL LEONE DI NEMEA Ora, il conflitto tra Era ed Ercole è diventato leggendario. Ma le cose in realtà non sono così semplici come paiono a prima vista. Innanzitutto, il nome ‘Eracle’ significa proprio‘la gloria di Era’. Secondo poi, non è affatto vero che Giunone lo odiasse e basta: lo odiava, sì, in quanto frutto dell’ennesimo tradimento, ma d’altra parte provava per lui un affetto speciale, quasi come per un figlio. Lo vedremo negli episodi a venire. Per adesso basti questo: si dice che, quando nacque, Eracle era così bello che Giunone non resistette al desiderio di allattarlo. Ma la fame del bambino era tanta, ed era già tanta la sua potenza che le vibrò un tale morso nei seni da costringere la dea ad allontanarlo con dolore. Ebbene, dallo schizzo di latte che fuoriuscì si creò la Via Lattea, nientedimeno!
Ah, ancora un’ultima curiosità. Per stare in tema di genealogia, va detto che Anfitrione, il marito legittimo di Alcmena, ebbe da lei un proprio figlio questa volta legittimo - meno male per lui! -, una sorta di 'gemello mortale' del nostro Eracle. Il suo nome? Ificlo, ed era il padre dello sfortunato Iolao (vedi La sfortuna di essere il primo). 

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