Magazine Società

Le grandi opere che non ci sono

Creato il 24 maggio 2011 da Simone D'Angelo @SimonDangel
A Brindisi manca ancora un rigassificatore che potrebbe gestire 8 miliardi di metri cubi di gas liquefatto
Le grandi opere che non ci sono

Il sito che dovrebbe ospitare il rigassificatore di Brindisi

Questa notizia riguarda un argomento molto attuale, ossia la difficoltà a realizzare sul nostro territorio nazionale grandi opere essenziali per lo sviluppo del Paese. Emblematica in questo contesto è la mancata costruzione di un rigassificatore nel Sud Italia, in particolare a Brindisi. Infatti la società appaltante, la British Gas, ha speso oltre 250 milioni di euro ma ancora non è stata posata neanche una pietra. L’azienda inglese ha pensato anche di rivolgersi alla Corte di Giustizia europea per sbloccare una situazione che dura ormai da 8 anni. Per ora la pratica è ferma al Ministero dello Sviluppo economico in attesa che vengano valutate le nuove motivazioni e i nuovi calcoli effettuati dalla British Gas.

Il rigassificatore, situato in una zona ad alta densità industriale, sarebbe dovuto essere attivo già dal 2007 e avrebbe dovuto gestire almeno 8 miliardi di metri cubi di gas liquefatto da portare allo stato gassoso. L’impianto, del tutto inattivo, costa circa 15 milioni di euro tra affitti e canoni di concessione oltre al pagamento del personale di custodia. Naturalmente sono in tanti a sperare nel veloce sblocco della pratica visto che il rigassificatore garantirebbe centinaia di posti di lavoro. Inoltre si potrebbe importare in Italia gas a basso costo dall’Egitto e da altre zone del mondo. Un utile apporto in considerazione della quantità consumata a scopi energetici.

Nel 2000 la società con base operativa a Londra iniziò la fase costruttiva del progetto, che prevedeva impianti di raffreddamento in Egitto, dove il gas viene estratto, per la successiva immissione in navi gasiere che avrebbero dovuto portare il gas fino Italia. Purtroppo le amministrazioni pubbliche del luogo hanno prima favorito ma poi apertamente osteggiato l’impianto, vanificando il lavoro di un decennio e non portando a casa alcun risultato. Usando una legge speciale la British Gas aggirò la valutazione di impatto ambientale che invece era obbligatoria per l’Europa.

Prima venne data la concessione ma successivamente si preferì adeguarsi alle direttive europee elaborando un accurato piano per l’impatto ambientale. Così la Brindisi LNG, società di progetto di British Gas, riaprì la pratica e avviò l’elaborazione della VIA. Lo studio è stato approvato dal Ministero dell’Ambiente, a patto che il progetto sia adeguato ad alcune prescrizioni. Sono spuntati anche obblighi che sebbene possono favorire la sicurezza risultano anche molto onerosi per l’impresa costruttrice. Tuttavia sembra che tutti gli adempimenti siano stati eseguiti dalla British Gas e pertanto la pratica è passato al Ministero dello Sviluppo economico, che dovrebbe convocare la conferenza dei servizi per poter giungere ad una soluzione.

Nonostante si aspetti tale convocazione da luglio scorso allo stato attuale nulla è stato fatto. Intanto i 35 dipendenti della LNG sono stati messi in cassa integrazione e i contratti di fornitura congelati.

40.636175 17.938991

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine