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Le lacrime di re Giorgio

Creato il 28 settembre 2013 da Ilpescatorediperle

RE: Quando ci penso... quando in Parlamento si fa opposizione, quando si va contro i miei desideri, la trovo pur sempre una cosa molto seccante. Per quanto mi sforzi, a me sembra una slealtà.

PITT: Vostra Maestà non dovrebbe prenderla in modo così personale.

Re: No? Ma io sono il Re. Questo è il mio governo. Come dovrei prenderla, se non in modo personale?

PITT: [...] Ritengono loro dovere opporsi a voi, sire.

RE: Dovere? Dovere? Che razza di dovere è questo? [...]

THURLOW: Nella vostra presente condizione d'animo...

RE: Che ne sapete del mio animo? Della sua condizione? Qualcosa scuote i gangheri, scuote l'animo fuor dai gangheri. Non sto uscendo di testa: è la testa che se ne esce. Via, via.

PITT: I mandati, sire. Vostra Maestà deve cercare di star bene... o... o... ne avrà danno il governo.

RE: Danno... il governo... via!

PAPANDIEK: State quieto, sire.

RE: Non starò quieto. [...] Non tacerò, no e poi no. [...] Io ero il verbo, il nome e il verbo. Il verbo comanda; soggetto: il Re. Ora io non sono il soggetto. Ora sono l'oggetto, il Re governato, il comandante comandato. Sono la proposizione subordinata, l'insubordinato Giorgio.

(da A. Bennett, La pazzia di re Giorgio)


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