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Le memorie “Mundial” di Carlo Nesti: Germania Ovest 1974

Creato il 08 giugno 2014 da Simo785

Durante i Mondiali di calcio 2014, garantirò nei miei spazi, il commento-pagella delle partite dell’Italia, e degli altri incontri principali.

Inoltre, una sintesi audio-video Youtube delle fasi salienti delle partite degli azzurri.

Ascolterete la mia voce in televisione su Top Calcio 24, e in radio su Radio Sportiva.

Nella marcia di avvicinamento all’evento, vi propongo una serie di ricordi personali, legati proprio alla storia della manifestazione.

A cura di Carlo Nesti

MONACO DI BAVIERA, 7-7-1974

GERMANIA OVEST-OLANDA 2-1

UN’”ARANCIA MECCANICA”

 

Un'immagine della storica finale del 1974 tra Germania Ovest ed Olanda

Un’immagine della storica finale del 1974 tra Germania Ovest ed Olanda

Il 1974, per me, è l’anno della Maturità classica all’Istituto Sociale di Torino,  e l’inizio, per dirla alla Mike, di un personale “Rischiatutto”, la scommessa di andare incontro alla vita vera che comincia.

1974, in definitiva, significa lo spartiacque fra una prolungata infanzia e una ritardata adolescenza, visto che mi sento “bambino”, giusto o sbagliato che sia, sino a 18 anni.

Il 7 luglio, a Monaco, una finale mondiale che sembra già decisa, con la splendida Olanda favorita sulla Germania Ovest, esprime un verdetto contrario: vittoria tedesca per 2-1.

L’avvio della partita appare il prologo di un trionfo annunciato: fischio d’inizio, 17 passaggi consecutivi dei “tulipani”, Vogts che atterra Crujff, rigore di Neeskens, e rete.

Ma in quello stesso primo tempo, la Germania di Beckenbauer è una canoa che risale la cascata, tenendosi forte, reagendo, e segnando al 25’ con Breitner su penalty, e al 43’ con Muller.

Durante l’estate, ad Alassio, la mia compagnia di amici di Torino e di Milano forma una ambiziosa squadra di calcio, che prende il nome dello stabilimento balneare: Real Sacchi.

Al momento di decidere quale colore sociale adottare, nessun di noi ha il minimo dubbio, perché la realtà di quei giorni ci ha folgorati: l’arancione dell’Olanda del citì Michels.

E così, nel nostro piccolo delle disfide fra bagni, diventiamo gli “oranges”, 7 ragazzi scatenati, con i capelli lunghi e le ali ai piedi, che si battono con un unico modello in testa.

L’Olanda è una “Arancia meccanica” che vuol dire trasgressione, un “Sessantotto” che vuol dire rivoluzione, da Krol a Suurbier, da Jansen a Van Hanegem, da Rep a Resenbrink.

Basta con la prudenza del “catenaccio” all’italiana, e con la specializzazione esasperata dei ruoli: l’Ajax, trapiantato in Nazionale, è come se fosse l’altra metà del pallone.

Nasce il gusto per la vocazione offensiva, si afferma il giocatore universale, e sboccia il connubio tecnica-velocità: il pressing costituisce la grande novità nel deserto degli stereotipi.

Quel “modus vivendi” si sposa con i sogni di chi termina la scuola, una specie di ideologia comportamentale, che si affianca a quelle di natura socio-politica dell’epoca.

Crujff è la fantasia al servizio del ritmo, un talento non fine a se stesso, ma calato all’interno delle esigenze del collettivo, come in una democratica assemblea di classe.

Quando in 5 o 6 partono, insieme, in sincronia, per aggredire il portatore di palla avversario (espediente che oggi non si vede più), scoppia nei nostri cuori la rivolta.

Per tutte queste ragioni, l’Olanda 1974 resta scolpita per sempre nella mia anima di ex ragazzo, anche se a Monaco, contro la Germania, riesce nella sensazionale impresa di non vincere.


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