Era passato tanto tempo dall’ultima volta che qualcuno le aveva mostrato rispetto, le aveva dato la sensazione di esistere. Come essere umano.
Ida incontra un giovane in un parco, di nome Fredrik. Un po’ rozzo forse, ma tutti possono cambiare, basta volerlo. Lei ama leggere, studiare, lui a malapena riesce a fare qualche discorso appena decente. Quando mesi dopo di fronte al prete, con un figlio già in viaggio, si dovrà sposare, Ida avrà una pallida idea di ciò che gli anni a venire le stanno per rifilare. “E così ti chiami Veronica, ma guarda un po’!” dice lui.
Per la donna iniziano gravidanze e lunghi anni di sporco, mediocrità, indifferenza e maltrattamenti, senza che nemmeno uno dei tanti figli messi al mondo mostri una qualche inclinazione al rispetto, al senso del bello. Soltanto Johan, un nipote, capitato nella sua famiglia perché i suoi genitori sono separati e spariti, riserva qualche speranza. In un panorama fatto di bevute, disoccupati cronici, ladri maldestri, volgarità e una casa impossibile da tenere pulita, appare diverso.
E lo è sul serio. Perché scopre la parola. Il piacere della lettura. La capacità dei libri di trasformare le persone. Inizia così un percorso inedito per il piccolo Johan, che lo condurrà negli anni a essere un brillante studente, poi un eminente studioso a Uppsala, infine lo scopritore di un manoscritto dal valore inestimabile a Ravenna. Tutto questo però sembra svanire. Perché per quanto si cerchi di allontanarsi dal proprio passato, di cancellarlo per sempre e dimostrare che non si appartiene più a esso, questo passato ci viene a cercare. Ci scova e si ripresenta a noi, grasso, fetido e senza denti.
Eppure anche se tutto fallisce, proprio sulla soglia del trionfo e della consacrazione definitiva, ebbene: qualcosa resta, forse non tutto è davvero perduto.
“Il ladro della Bibbia” dello scrittore svedese Göran Tunström è un meraviglioso e impegnativo (quasi 450 pagine) viaggio dentro la disperata voglia di riscatto che la parola, la conoscenza possono riservare. È una storia d’amore, e di un impegno non rispettato; è anche il desiderio di mostrare a chi si è lasciato alle spalle che volendo, si è capaci di organizzare il furto del secolo. Con pazienza certosina, senza fretta alcuna, in una ostinata maratona che attraversa gli anni e i Paesi, Johan arriva nel ventre che contiene il tesoro: il Codex Argenteus, una Bibbia di valore inestimabile.
Ma ne vale davvero la pena? Cosa si calpesta, si lascia alle spalle in nome di questa sete di riscatto?
Göran Tunström lega la sua Svezia (come sempre c’è Sunne, la sua città natale) a Ravenna. E lo fa attraverso il destino di un popolo (quei Goti che produssero il Codex Argenteus) che nella città italiana, tra il V e VI secolo, realizzarono un capolavoro di arte e bellezza.
Ma arte e bellezza se prese in dosi eccessive possono condurre ad agire senza più sapere per chi o per che cosa. Eppure l’esempio dello storto Johan non è stato inutile. Accanto a lui qualcosa germoglia, rinasce e torna in vita; qualcos’altro viene al mondo. Se germoglia la parola, se la sete di conoscenza si scatena, anche il deserto peggiore è costretto a patteggiare…
Il ladro della Bibbia Editore Iperborea. Disponibile anche in ebook con DRM Social. Traduzione e postfazione a cura di Fulvio Ferrari.